La ribellione degli schiavi di Haiti

Di tutte le spedizioni napoleoniche, la meno conosciuta e forse la più brutale fu quella che il Primo Console organizzò nel 1802 contro la ribellione degli schiavi di Santo Domingo. Si trattò di una clamorosa sconfitta. Il 18 novembre 1803, infatti, l’esercito francese capitolò dinnanzi agli schiavi ribelli e la colonia francese diveniva il primo stato nero indipendente sotto il nome di Haiti.

Nel 1789 40.000 bianchi dell’isola possedevano 500.000 schiavi. Sensibili alle loro condizioni ed alle loro sollevazioni, i deputati della Convenzione avevano votato per l’abolizione della schiavitù e posto fine alla rivolta dei neri nelle piantagioni di Santo Domingo. Il capo dei ribelli, Toussaint Louverture, era stato schiavo per cinquant’anni, un cappuccino gli aveva insegnato. Si unì alla Convenzione ed ottenne il grado di generale con cui respinse con successo gli inglesi.

L’isola precipitò nel caos quando un mulatto, André Rigaud, si rifiutò di riconoscere l’autorità dell’improvvisato governatore. Ciascuno accusò l’altro di avere degli intendimenti coi francesi, ma a prevalere fu Toussaint Louverture capeggiando un massacro di quasi 10.000 oppositori. Toussaint Louverture non si fermò qui, attaccò l’altra metà dell’isola, sotto il dominio spagnolo, e si proclamò governatore a vita, intraprendendo una politica indipendente da Parigi e stipulando trattati con l’Inghilterra. Quella parte dell’isola, sottratta al controllo francese, prese il nome indigeno di Haiti.

Napoleone non tollerò l’accaduto e, foraggiato dai proprietari terrieri dell’isola e da sua moglie Giuseppina, creola della Martinica, iniziò la sua guerra. Per prima cosa, il 20 maggio 1802, ripristinò la schiavitù, poi, approfittando della tregua offerta dalla pace firmata a Lunéville con l’Austria, inviò i suoi soldati sull’isola.

Il 14 dicembre 1801, una flotta di 36 navi salpò da Brest, sotto il comando dell’ammiraglio Louis Thomas Villaret de Joyeuse. Questo primo contingente di 23.000 uomini, sotto il comando di Leclerc, cognato di Napoleone, fu seguito da un secondo contingente di 3.500 uomini sotto il comando del generale Antoine Richepance, sbarcato da undici navi militari il 2 maggio del 1802, quando ormai l’isola era stata soggiogata e gli insorti massacrati.

Tutti i ribelli catturati vennero deportati in Francia mentre sull’isola i neri persero nuovamente la cittadinanza e tornarono a fare gli schiavi nelle piantagioni. Toussaint Louverture fu arrestato con l’inganno, nel giugno del 1802. Invitato ad un incontro con Leclerc, fu catturato e spedito in Francia, al forte di Joux, dove morì l’anno dopo.

A Toussaint Louverture subentrò Jacques Dessalines con l’intenzione di guidare una nuova ribellione, incominciò a tessere delle trame segrete ed a sobillare nuove ribellioni. Nel mentre il marito di Paolina Bonaparte moriva di febbre gialla.

Altri diecimila uomini al seguito di Donatien de Rochambeau furono spediti da Napoleone sull’isola e questi, per sedare gli schiavi, sperimentò dei cani da combattimento, addestrandoli alla caccia agli schiavi che tentavano la fuga dalle piantagioni. Tanta brutalità non ebbe successo. Con duemila uomini esausti, Rochambeau fu assediato a Fort Vertières e dovette arrendersi a Jacques Dessalines il 18 novembre 1803. Le guarnigioni francesi dell’isola capitolano una dopo l’altra. I napoleonici furono costretti a sgomberare la colonia, fumante d’incendi appiccati alle loro piantagioni e inondata di sangue infetto di febbre gialla.

L’isola colonia proclamò la sua indipendenza il 1° gennaio 1804. Si stima che la rivoluzione costò la vita a 200.000 abitanti di Santo Domingo, quasi un terzo della popolazione dell’isola. Napoleone aveva fallito. Settantamila soldati francesi erano stati sconfitti. Haiti era libera.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *