La rivolta di Castellammare del Golfo

Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, fu teatro di una rivolta popolare contro la leva obbligatoria nel 1862.
Sul Pungolo di mercoledì 8 gennaio 1862 n. 7, leggiamo: “Ieri parlando delle cose di Sicilia abbiamo accennato ad uno sbarco di borbonici – tale infatti era la voce corsa a Palermo, e tali furono le notizie che ci pervennero da quella città. Oggi troviamo in un giornale popolare di Palermo quanto segue:
«Giovedì sera la nostra città fu commossa da qualche telegramma spedito al Governo dai suoi subalterni, col quale si avvisava uno sbarco numerosissimo di Borbonici avvenuto sulle spiagge di Castellammare. Quella nuova ci produsse indignazione e dolore, ma noi – amici del paese – femmo tacere l’indegnazione e predicammo il contegno e la moderazione.
«Jeri però il Questore ci avvisava non vero lo sbarco, tutto essere stato un equivoco, e solo aversi a rimpianger colà delle baruffe fra i naturali di quel Comune. Frattanto siamo stati assicurati esservi occorse delle scene di sangue… ed il Comandante di quella Guardia Nazionale, uno dei primi e più caldi patrioti, il signor Borruso, essere stato arso vivo unitamente ad una innocente figliuola. La famiglia Borruso fu perseguitata sotto la tirannide, ed il figlio di quell’infelice martire della libertà trovasi a Vercelli da Capitano nell’esercito dei volontarii».
Leggesi poi nelle Recentissime della Campana della Gancia:
Diamo con certezza la notizia che le nostre truppe sono entrate in Castellammare occupando la città militarmente.
Dispacci odierni giunti da Palermo ci cenfermano che l’ordine fu interamente ristabilito a Castellammare d’Alcamo – Sei individui presi colle armi alla mano furono fucilati.
Oltre le perdite deplorate del capitano della G. N., della sua infelice figlia e del sindaco, se ne aggiungono alcune nella truppa. Fu ucciso il Capitano Marzetti di Stato Maggiore, feriti due ufficiali e 10 soldati. Dopo ciò si effettuò il disarmo del paese”.

Lo stesso giornale, venerdì 10 gennaio 1862 n. 9, presenta ulteriori ragguagli sulla sommossa: “Abbiamo i giornali di Palermo sino al 7 – essi ci recano ulteriori notizie sui fatti di Castellammare d’Alcamo. Riferiamo per prima la seguente corrispondenza scritta dal teatro stesso degli avvenimenti e che mette in evidenza l’origine e il processo dei disordini colà accaduti: Castellammare del Golfo, 5 gennaio I tristi avvenimenti qui succedutisi saranno in varie guise narrati e dipinti: è quindi necessità rivelarli nella loro veridica realtà. Cittadine discordie, come altrove, attendevano mutarsi in aperto conflitto; e ne offeriva il destro l’ignoranza, ch’è credula e feroce nella abbietta plebe. – Il sagrificio di sangue, che la leva impone, parve ai tristi anche buona occasione di toccare potenti passioni, e muovere coloro che ne erano colpiti a strani tentativi. – E all’opera nefanda, d’ assai’ tempo preparata, alla perfine si di cominciamento. Il dì 1 gennaio 1862 alle ore 4 p. m. un gruppo di contadini e caprai armati, circa 60, o ladri o iniqui, riuniti nel quartiere, nominato Vignazza, iniziarono il folle moto con un fuoco di gioia, e con grida di viva la repubblica, abbasso li cutrara (pagnottisti), abbasso la leva. Alle sediziose grida , il sig. Francesco Saverio Borruso, Cancelliere Segretario del Sindaco e Maggiore di quella G. N. ancor non organizzata, il Delegato D. Gaspare Fundarò, D. Bartolomeo Dado, ed altri tre o quattro ben degni cittadini, i mossero ad incontrare quei tristi. I quali, forzati da gente, cui giova ogni disordine, e di questo e di altri comuni, preso ardire dal numero irruppero contro i pochi che pel dovere e la patria lasciarono la vita. Io non vi narrerò gli eccidi sopra quelli commessi, chè, come uomo e come Siciliano, ne ho rossore. Sol questo vi dirò che cadevano estinti il sig. Borruso e la figlia, D. Bartolomeo Asaro, e quanti altri con lui si trovavano nella casa incendiata, tranne la moglie e la figlia, che si precipitarono da un occulto verone. Vi dirò che il furto e la rapina, precipui motori di quel disordine, ebbero larga messe, ripeteronsi in ogni casa agiata, e che i buoni cittadini dalla turba furente venivano costretti ad unirsi a loro, e con essi a gridare… Tre militi a cavallo venivano per caso in Castellammare: furono essi pure uccisi e massacrati. All’annunzio di tanta turbolenza. Il Sotto-Prefetto di Alcamo spediva la poca truppa quivi di guarnigione, e datone tosto avviso in Palermo, il Luogotenente del Re ordinava partisse una fregata con truppa. Avvicinata al lido la fregata, gl’insorti dal Castello dell’antica signoria Baronale, che domina il Golfo, cominciarono a tirare su quella con due piccoli cannoni tolti dalle barcacce. Ma pochi colpi bastarono a disperderli. La truppa scese a terra; entrava nel paese, e gl’illusi ed i perversi prendevano le alture. Colti intanto in paese otto individui colle armi alla mano, furono dalla truppe passati per le armi. – Sonosi già arrestati altri 30 individui, che furono mandati in Palermo. La truppa di Trapani, e quella da Palermo, l’energia dimostrata dal Governo, l’unione di tutti i cittadini, lo slancio delle Guardie Nazionali dei vicini comuni, tutto induce a conchiudere che il folle tentativo, cui non può darsi colore politico, perchè il grido di repubblica era pretesto ed orpello di gente da rapina, sarà prova novella che comunque si ammanti il disordine in Sicilia non può scuotere la fede nella libertà e nei graudi destini della patria italiana, sotto lo scettro del migliore dei Re. Alla data poi del 6 un giornale di Palermo così riassume nelle sue recentissime le notizie di Castellammare: Gli abitanti tornano alle proprie case. – La forza procede con somma energia contro i colpevoli. – Gl’ insorti riconcentrati sull’ alture dei monti sono battuti dalle nostre truppe e dalle Guardie Nazionali dei paesi circostanti. – Tre barcacce cariche di munizione ed armi provenienti da Civitavecchia sono state sequestrate, e da una nostra bombardiera portate alla Colombaia di Trapani. – I vapori che lasciarono la truppa nel golfo di Castellammare tornarono ieri nel nostro porto portando arrestati sei degl’insorti. La reazione fu soppressa dal valore ed energia della truppa e delle Guardie Nazionali, che con vero patriottismo e con santo entusiasmo accorsero da tutti i paesi convicini”.

Da quando si capisce, la rivolta di Castellammare del Golfo, sobillata attorno al problema della leva fu cavalcata da filoborbonici e presentò, accanto ad una componente repubblicana e socialista, una di tipo legittimistico.
Le violenze popolari si rivolsero contro i “cutrara”, che l’articolista definisce “pagnottisti”, con saccheggi, assassini ed incendi. La repressione dell’esercito produsse una cinquantina di arrestati e sei fucilati.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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