La Scuola Medica Salernitana

La Scuola Medica Salernitana è una delle scuole più importanti della storia della medicina, ai suoi principi si rifanno ancora dottori e teorie.

Secondo la leggenda quattro maestri, misteriosamente ritrovatisi sotto un ponte in una notte tempestosa, avrebbero fondato la “Schola Salerni”. Latori di quattro culture, l’ebreo Helius, il greco Pontus, l’arabo Adela ed il latino Salernus, avrebbero costituito un primo cenabolo in cui si esercitava l’arte medica.

Tale fusione di conoscenze di multiforme provenienza si pose alla base di un sincretismo culturale e scientifico che produsse grandi risultati.

La scuola formò medici di fama come Costantino l’Africano o Guariponto che nel 1040 fu autore del celebre “Passionarius”, una sorta di “summa” della medicina greca, che eredita dal sapere di Ippocrito e Galeno consigli e pratiche supportate da accurate analisi cliniche.

E’ però nel 1130, quando Ruggero II impose per legge l’obbligo di sostenere un esame per chi esercitasse la professione di medico, ad eccezione di chi già proveniva dalla Scuola di Salerno, che vi accorsero in gran numero apprendisti da tutto il Regno.

L’ambiente salubre della città, il clima mite ed il paesaggio ameno, garantirono a quel cenacolo di medici ed apprendisti la possibilità di dedicarsi alla ricerca ed alla sperimentazione delle proprietà curative di erbe e piante. Tutte le scoperte finirono in opere destinate a fare il giro d’Europa ed a fungere da base per gli studi moderni.

Il testo più antico ed importante della Scuola Medica di Salerno è sicuramente il “Regimen Sanitatis Salernitanum”, un trattato a carattere didattico-didascalico che espone le indicazioni della Scuola di Salerno per tutto ciò che riguarda le norme igieniche, il cibo, le erbe e le loro indicazioni terapeutiche.

La nascita dell’opera è circondata da un alone di mistero. Si vuole che Roberto II, Duca di Normandia, detto Cosciacorta, raggiunse Salerno dopo una grave ferita al braccio rimediata in battaglia tra i Crociati. I medici gli dissero che la freccia che l’aveva colpito era avvelenata e che nessuno poteva succhiargli il sangue senza sopravvivere. Roberto II allora volle che nessuno perisse a causa sua, ma di notte, sua moglie Sibilla di Conversano, succhiò via il veleno dalla ferita, sacrificandosi per amore. Salvo ma travolto dal dolore, Roberto II salpò per l’Inghilterra. I monaci per sollevarlo dal dispiacere gli fecero dono di questo libro.

Così i primi versi del libro recitano: “Questo scrisse al re anglicano / l’ateneo salernitano / Se dai mali vuoi guardarti / se vuoi sano ognor serbarti / Le rie cure da te scaccia, / DI frenar l’ira procaccia: / Sia nel ber nel mangiar parco: / Quando al cibo hai chiuso il varco, / Lascia il desco, e il corpo avvia: / Del meriggio il sonno schiva: / Mai non stringere a fatica / l’intestin nè la vescica / Tutto ciò se ben mantieni / dì vivrai lunghi e sereni”.

Sotto Federico II l’insegnamento e l’esercizio della medicina fu al centro di una serie di leggi che ribadivano la centralità della Scuola Salernitana ed anzi la rendevano l’unico organo competente a rilasciare autorizzazioni per l’esercizio della medicina. Sotto Carlo II d’Angiò la Scuola di Salerno ebbe il suo primo statuto, ma con la nascita dell’Università di Napoli aveva iniziato ormai a perdere lentamente importanza e quando, nel 1811, Murat la sopresse, era ormai solo l’ombra di quanto era stata nel Medioevo.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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