L’abdicazione di Vittorio Emanuele I

Domenica 11 marzo 1821 il re Vittorio Emanuele I riunì il consiglio della corona, del quale faceva parte anche Carlo Alberto e tuttavia, data l’indecisione del monarca, non venne assunta alcuna decisione. Quando però Torino cadde nelle mani degli insorti allora Vittorio Emanuele I si decise ad accettare le richieste dei carbonari ed abdicò in favore del fratello Carlo Felice. Poiché quest’ultimo era a Modena fu nominato reggente Carlo Alberto. L’abdicazione fu annunziata col seguente proclama.

***

CARLO ALBERTO DI SAVOIA, Principe di Carignano, Reggente.

Notifichiamo che S. M. il Re Vittorio Emanuele, abdicando la Corona, ha voluto conferirci ogni sua autorità col titolo di Reggente. Invochiamo l’aiuto divino, ed annunziando che nella giornata di domani manifesteremo le nostre intenzioni uniformi ai comuni desiderii, vi diciamo frattanto: Che immediatamente cessi qualunque tumulto, e non si faccia luogo a veruna ostilità.

Non abbisogniamo certamente di ordinare che a Sua Maestà, alla sua real Consorte e famiglia, ed a tutto il suo seguito sia libero e sicuro il passo, ed il soggiorno in quella parte degli Stati di terraferma, dove intenderà di recarsi, e gli sia mantenuto quel sommo rispetto, che corrisponde ai sensi di gratitudine e d’amore scolpiti nel cuore d’ogni suddito, ed a lui sì ben dovuti e per le sue virtù e pel ristabilimento e l’ingrandimento di questa monarchia.

Confidiamo nello zelo e nell’attività di ‘tutti i magistrati ed officiali civili e militari, e di tutti i corpi delle città e de’ comuni per la conservazione del buon ordine e della pubblica tranquillità. Dato in Torino il 13 di marzo, l’anno del Signore 1821. CARLO ALBERTO.

Nello stesso giorno si pubblicava l’altro manifesto che segue:

CARLO ALBERTO DI SAVOIA, Principe di Carignano, Reggente.

L’urgenza delle circostanze in cui Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele ci ha nominati Reggente del regno, malgrado che a noi per anche non si appartenesse il diritto di succedervi, nel mentre cioè che il popolo altamente enunciò il voto di una Costituzione nella conformità di quella che è in vigore nelle Spagne, ci pone nel grado di soddisfare, per quanto può da noi dipendere, a ciò che la salute suprema del regno evidentemente in oggi richiede, e di aderire ai desiderii comuni espressi con un indicibile ardore. In questo difficilissimo momento non c’è stato possibile il meramente consultare ciò che nelle ordinarie facoltà di un Reggente può contenersi. Il nostro rispetto e la nostra sommessione a Sua Maestà Carlo Felice, al quale è devoluto il trono, ci avrebbero consigliati dall’astenerci ad apportar qualunque cambiamento alle leggi fondamentali del regno, o ci avrebbero indotto a temporeggiare, onde conoscere le intenzioni del nuovo Sovrano. Ma come l’impero delle circostanze è manifesto, e come altamente ci preme di rendere al nuovo Re, salvo, incolume e felice il suo popolo, e non già straziato dalle fazioni e dalla guerra civile ; perciò maturamente ponderata ogni cosa, ed avuto il parere del nostro Consiglio, abbiamo deliberato, nella fiducia che Sua Maestà il Re, mosso dalle stesse considerazioni, sarà per rivestire questa deliberazione della sua sovrana approvazione:

La Costituzione di Spagna sarà promulgata ed osservata come legge dello Stato, sotto quelle modificazioni, che dalla Rappresentanza nazionale, in un con Sua Maestà il Re, verranno deliberate.

Dato in Torino il dì 13 di marzo, l’anno del Signore 1821.

CARLO ALBERTO.

Il primo Ufficiale detta R. Segreteria di Stato per gli affari interni, Mangiardi

L’indomani, 14 marzo, si pubblicò l’atto di abdicazione del Re Vittorio Emanuele col manifesto che segue, mediante il quale Carlo Alberto accordava piena amnistia alle truppe:

CARLO ALBERTO DI SAVOIA, Principe di Carignano, Reggente.

Nelle gravi circostanze in cui si trova la Patria dopo l’abdicazione di S. M. Vittorio Emanuele, tutti i buoni cittadini, ed in ispecie la forza armata, debbono riunirsi intorno all’Autorità che ora governa. Senza questa riunione non si può sperare nè tranquillità pubblica, nè alcun bene. L’anarchia, e ben probabilmente l’invasione dello straniero, ci affliggerebbe. Tutti quelli che fanno circolar voci insidiose o sulla natura dell’abdicazione del Re, o su altri fatti sognati, o che cercano di ritrarre i soldati e i cittadini dai loro doveri di obbedienza alla nostra Autorità legittima, debbono considerarsi come nemici della Patria, del buon ordine e della pubblica quiete. Saranno da Noi date tutte le più efficaci disposizioni per reprimerle. Intanto, col parere del nostro Consiglio, abbiamo determinato di ordinare ed ordiniamo quanto segue:

I. È accordata piena amnistia alle truppe per ogni fatto o adesione politica che abbia avuto luogo sino a quest’ora, a condiziono che tutti debbano rientrare nell’ordine, alla pubblicazione che sarà fatta del presente, ed obbedire agli ordini che da Noi verranno dati.

II. Essendo importante di togliere di mezzo qualunque segnale che potesse cagionar discordia e divisione fra i cittadini e le truppe massimamente, è severamente proibito di inalberar coccarde o stendardi di colore e forma diversi da quelli che hanno sempre distinto la Nazione Piemontese sotto il Governo dell’Augusta Casa di Savoia. I contravventori a questo articolo saranno puniti come perturbatori della tranquillità pubblica.

III. L’atto di abdicazione di S. M. Vittorio Emanuele sarà pubblicato al seguito del presente nostro Decreto.

IV. Nominata che sia la Giunta provvisoria, da tener le veci del Parlamento Nazionale sino alla sua convocazione, sarà fissato il giorno che le truppe presteranno il solenne giuramento a Noi e alla Costituzione del Regno.

V. Intanto è ordinato a tutte lo Autorità civili, giudiziarie e militari di rimanere al loro posto sino ad ulterior ordine nostro, e di doverne esercitare le funzioni con una fedeltà ed esattezza anche maggiori del consueto, proporzionata cioè ai bisogni della Patria.

Dato a Torino il quattordici marzo, l’anno del Signore mille ottocento ventuno.

CARLO ALBERTO.

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VITTORIO EMANUELE per grazia di Dio Re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, Buca di Savoia e di Genova, Principe di Piemonte, ecc. ecc. ecc.

Tra le disastrose vicende per le quali si e andata consumando gran parte della nostra vita passata, e per cui sono venuti via via mancando la fermezza e il vigore della nostra salute, più volte ci siamo consigliati a dismettere le ardue cure del Regno.

In questo pensiero, non mai stato da Noi dismesso, sono venuti a confermarci ne’ giorni correnti La considerazione della sempre crescente difficoltà de’ tempi e dello cose pubbliche, non che il nostro sempre costante desiderio di provvedere per tutto ciò che possa essere del meglio dei nostri amati popoli.

Noi perciò, deliberati di mandar oggi ad effetto senza più il detto nostro disegno, ci siamo anzitutto disposti ad eleggere e nominare, come qui di nostra certa scienza e regia autorità, avuto il parere del nostro Consiglio, eleggiamo e nominiamo Reggente de’ nostri Stati il Principe Carlo Amedeo Alberto di Savoia, Principe di Carignano, nostro amatissimo Cugino, conferendogli perciò ogni nostra autorità per l’efficacia di questa stessa nostra elezione e nomina di sua persona.

E con questo stesso atto, di nostra regia e libera volontà, e avuto il parere del nostro Consiglio, ci facciamo poscia a dichiarare:

Che dal dì tredici marzo corrente rinunciamo irrevocabilmente alla Corona, e così all’esercizio e ad ogni ragione di sovranità a Noi competenti, tanto sugli Stati da Noi attualmente posseduti, quanto su quelli di cui per ragion di trattati o altrimenti ci potesse spettare dritto di successione.

Che intendiamo bensì essere condizione sostanziale di questa nostra rinuncia ognuna delle riserve seguenti, cioè:

1° Che conserviamo il titolo, e dignità di Re, e il trattamento, come ne abbiamo goduto sin qui;

2° Che ne sarà pagata a quartieri anticipati la somma di annua -vitalizia pensione di un milione di lire nuove di Piemonte, riservandoci inoltre la proprietà e disponibilità de’ nostri beni mobili ed immobili, allodiali e patrimoniali;

3° Che sempre sarà libera per la nostra Persona e Famiglia la scelta del luogo che più ci piacerà per nostra residenza;

4° Che sempre similmente ci sarà libera la scelta delle persone colle quali ne piacerà convivere, o che ne piacerà ricevere o mantenere al servizio della nostra Persona e della nostra Famiglia;

5° Che in tutto, e per tutti gli effetti, s’intenderanno star fermi, e, bisognando, qui confermati, gli atti passati già dianzi a favore della Regina Maria Teresa d’Austria nostra amatissima Consorte, e delle Principesse Maria Beatrice Vittoria Duchessa di Modena, Maria Teresa Ferdinanda Felicita Principessa di Lucca, Maria Anna Ricciarda Carolina, e Maria Cristina Carolina, nostre amatissime Figliuole.

Dato nel Real nostro palazzo di Torino addì tredici marzo mille ottocento ventuno.

VITTORIO EMANUELE.

Carlo Alberto Di Savoia.

Di S. Marzano  —  Gioachino Cordero di Roburent — D. Benedetto Piossasco di None— Della chiesa di Roddi — Francesco Amat — Alessandro di Vallesa — Thaone Revel — Di S. Marzano — Brignole — Balbo — Lodi — Alessandro di Saluzzo — Joseph de Gerbaix de Sonnaz — Marchese Doria del Maro — Di Villermosa.

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