L’Ammiraglio Giorgio Andrea Des Geneys

L’Ammiraglio Giorgio Andrea Des Geneys nacque a Chiamonte, in Val di Susa, nel 1761. A dodici anni entrò nella Marina Sabauda che all’epoca contava ben piccoli numeri, un unico arsenale, quello di Villafranca, due fregate, alcune mezzegalere, poche feluche e qualche lancione. I barbareschi, con le loro incursioni sulle coste della Sardegna, ne avevano non di rado ragione.

Nel 1777, Giorgio Andrea Des Geneys era guardiamarina di seconda classe, nel 1781 era sottotenente, nel 1787 tenente di vascello. Allo scoppio della Rivoluzione, le truppe francesi coadiuvate da una squadra navale cinsero in un blocco Nizza e, il giorno dopo, le navi si presentarono davanti Villafranca dove il suo governatore e comandante della marina de Foncenez si arrese. Non vi fu alcun blocco navale perché gli ufficiali sabaudi, lasciati senza ordini, si arresero immediatamente. L’unica fregata sabauda, la San Vittorio, sulla quale era imbarcato Des Geneys, uscì indisturbata dal porto inalberando la bandiera britannica e riparando a Genova, ancora neutrale. Gli ufficiali dovettero sbarcare e recarsi in Piemonte per partecipare, con l’esercito, alla guerra sulle Alpi Marittime. In tali fatti, Des Geneys conseguì il grado di primo luogotenente di vascello. Nel 1794, fu a bordo della fregata Alceste, aggregata alla squadra britannica del Mediterraneo comandata da Hood, poi catturata mentre stava portando dei dispacci alle navi britanniche che bloccavano Tolone. Fatto prigioniero, Des Geneys fu liberato due anni dopo, alla caduta della Convenzione sostituita dal Direttorio. Tornato in patria, fu fatto capitano di fregata e poi capitano di vascello di prima classe. Con questo grado organizzò la difesa di Loano accerchiata dai francesi e dalla Repubblica di Genova. Con cinquecento marinai, assalì cinquemila nemici e li costrinse a ritirarsi facendo oltre mille prigionieri.

Intanto Carlo Emanuele IV lasciava Torino, seguito dai suoi ufficiali, tra cui il nostro Des Geneys, e si rifugiava a Cagliari dove abdicò. Vittorio Emanuele I a sua volta nominò suo fratello Carlo Felice quale vicerè di Sardegna. In questo difficile frangente, De Geneys fu nominato comandante della Real Marina e con le poche mezzegalere e feluche di cui disponeva, garantì la costa sarda dalle incursioni barbaresche intensificatesi perchè gli inglesi di Nelson avevano lasciato le acque. Fu costretto così, non solo a difendere la Sardegna, ma anche a impegnare alcune unità minori sabaude contro bastimenti barbareschi lungo le coste delle reggenze. Spostò poi la sede della Real Marina a Cala Gavetta, sull’Isola della Maddalena, per impedire che l’arcipelago subisse un’occupazione napoleonica. Venne dunque promosso maggior-generale, ovvero contrammiraglio, e, stipulato il Trattato di Vienna e annessa la Repubblica di Genova ai territori sabaudi, fu nominanato tenente-generale, ovvero vice ammiraglio.

L’unione di Genova col Regno di Sardegna comportò la nascita di una più forte marina sabauda. Un gran numero di ufficiali e marinai liguri confluirono nella nuova Real Marina Sarda che però ancora soffriva lo scarso numero di navi militari. Proprio De Geneys prese una tenace iniziativa: fondò la Regia Scuola di Marina, acquistò il brigantino Zeffiro e fece impostare nel cantiere della Foce le corvette Tritone e Nereide. Nello stesso periodo un prestito forzoso ad interesse a carico della Camera di Commercio e dei commercianti di Genova e della Liguria finanziò la fregata il Commercio affinchè meglio si potessero proteggere i navigli mercantili dai musulmani, specialmente nel Mediterraneo orientale. De Geneys volle di più, e dispose che i pochi denari del fondo del Ministero di Guerra e Marina fossero indirizzati all’aquisto di quattro cannoniere, la Veloce, l’Ardita, l’Intrepida ed il Forte. Tra continue mancanze di denaro, riuscì pure a far avviare la costruzione delle fregate Maria Teresa e Maria Cristina. Indubbiamente il merito della nascita e della prosperità della marina sarda fu suo. Volle dividere la Marina militare in tre dipartimenti, Genova, Villafranca e Cagliari e creare il Consiglio di Ammiragliato che, sotto la sua presidenza, provvide ad aumentare gli equipaggi ed a riordinare l’artiglieria navale.

Durante questa dispendiosa e capillare opera riormistica, dovette pure disporre tutto per una spedizione marittima sull’isola di Capraia, con un passato genovese, geograficamente toscana, ma in mano ai francesi, e – secondo le convenzioni di Vienna – possesso dei Savoia. De Geneys inviò il tenente di vascello Francesco Sivori ad occupare l’isola. Questi salpò da Genova, fece sosta a Portovenere, proseguì per Livorno per poi tornare alla Spezia senza aver compiuto la missione perchè erano nelle acque interessate da alcune fregate del Bey di Tunisi che parvero in combautta con il comandante francese dell’isola. Solo quando le circostanze lo permisero, la spedizione di mezze galere sarde s’impadronì di Capraia. I sabaudi sbarcarono sul litorale, cannoneggiarono il castello e lo presero.

Il vero problema però continuavano ad essere i barbareschi ed una flotta inglese raggiunse Algeri, Tunisi e Tripoli imponendo, a nome del Re di Sardegna, una convenzione che garantisse la cessazione degli atti di pirateria. Sulla scia di questa riappacificazione, il governo di Torino decise quella spedizione diplomatica che portò poi al più grande successo di Des geneys: la Battaglia Navale di Tripoli del 1825.

Des Geneys fu premiato con l’Ordine della Ss. Annunziata, la nomina a Generale ed a Ministro di Stato. Riuscì in tal veste a stipulare col Marocco un trattato per assicurare libertà di traffico alle navi del regno sulle coste mauritane ed intanto fece impostare nel cantiere della Foce le fregate Beroldo, Euridice, Carlo Felice, Regina, Haute Combe e la corvetta Aurora. Emanò le Istruzioni provvisorie di bordo e le Regie Patenti per la disciplina degli Equipaggi e quando a Carlo Felice successe al trono Carlo Alberto, questi volle onorare l’ammiraglio in un modo inconsueto: con ancora lui vivo, assegnà alla fregata Haute Combe il nome di fregata Des Geneys.

L’ammiraglio morì a Genova l’8 gennaio 1839 e venne sepolto nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G. Gonni, Giorgio Andrea Des Geneys; E. Prasca, L’ammiraglio Giorgio des Geneys e i suoi tempi: memorie storico-marinaresche (1761-1839)

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