L’Arcivescovo giacobino

Giuseppe Maria Capece Zurlo fu arcivescovo di Napoli al tempo della Repubblica Napoletana e convinto suo sostenitore accettando pure di vivere in esilio, nel Palazzo abbaziale di Loreto di Montevergine, sino alla sua morte. Al proclama di Ruffo del 5 aprile del 1799, contrappose questa decisa condanna del sanfedismo.

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LIBERTA’ – EGUAGLIANZA
Giuseppe Maria, Per La Misericordia Di Dio E Della Romana Chiesa, Cardinal Capece Zurlo Arcivescovo Di Napoli, Proclama A Tutti I Fedeli Della Sua Diocesi Ed A Tutti I Popoli repubblicani del Territorio Di Napoli, Salute E Benedizione,

È pervenuta alle nostre orecchie l’orribile voce comunicataci anche dal governo, che il cardinal Ruffo abbia assunto nelle Calabrie il nome di romano pontefice e che con l’abuso di questa sacra autorità si affretti a sedurre quei popoli incitandoli a’delitti di ogni genere, ed alla più sanguigna strage. Fratelli carissimi, lo spirito della carità di Gesù Cristo rifugge anche dal pensare tali cose nella persona di un ecclesiastico, per cui non cessiamo di pregare il Signore, che voglia col suo divino aiuto riparare a questo errore, mentre il ministro a noi commesso da Dio c’impone di smentire una tale impostura che costantemente si afferma. Noi ci facciamo dunque ad istruirvi, che un mascherato pontefice che attenta di sconvolgere la chiesa e lacerarla col più detestabile scisma che esige l’altare, rompe il vincolo dell’unità cattolica, frange la pietra del santuario, mette in sconquadro il tempio della nuova alleanza, ed allontana la società de’fedeli all’eterna salvezza delle loro anime. Egli è fulminato con tutte le censure della chiesa, e trabalzato da tutti i gradi della gerarchia e separato dalla comunione cattolica, ed è esposto alla maledizione di Dio e degli uomini.

Osservate inoltre fratelli carissimi la carriera che sotto una tale impostura si viene a percorrere. Essa produce in voi questa falsa idea che il nuovo governo tenda a distruggere la religione dei vostri padri, il vangelo di Gesù Cristo e la credenza della chiesa cattolica; e risvegliando il vostro zelo per un affare cotanto sacro, vi respinge a prendere anche le armi contro gli stessi vostri fratelli, e contro una nazione che da principio foste pronti a proclamare qual vostra liberatrice.

Popoli amatissimi, traetevi dall’inganno, illuminatevi, non tardate un momento di liberarvi da quella umiliante opinione che andate a procurarvi col vostro sangue medesimo. Il nuovo governo organizzato pegli inviolabili e sacri diritti del genere umano, siccome è pienamente uniforme alle pagine dell’evangelo di Gesù Cristo ed è diretto a formare la maggiore vostra civile felicità, così non può non conservare e rispettare l’intero cattolico culto e l’universale disciplina che regola le vostre religiose e sante pratiche. Calmate i vostri cuori, amatissimi fedeli, quella religione che finora avete amata continua senza cambiamento veruno ad essere il pubblico e privato oggetto de’vostri pensieri e delle vostre azioni.

Tolgano ogni dubbio che potrebbe esservi suggerito i replicati proclama de generali in capo, le lettere che i medesimi generali ci hanno drizzate, e gli editti dell’assemblea provvisoria. Or via deponete le armi e cessate da una guerra che vi degrada e che vi distrugge; e richiamati alla verità, ritornate nel seno della vostra patria, che distende le braccia per accogliervi e ricolmarvi della felicità, che con sollecitudine vi prepara. Così vegga l’impostura che se vi sedusse per un momento non ha potuto continuare ad ingannarvi e nella confusione del suo spirito, fatalmente si corrucci, che tosto siasi eccitato in voi quel genio di avvedutezza che ha formato il vostro carattere tra le altre nazioni, riconciliatevi alle vostre famiglie, ed a vostri fratelli.

Frequentate i tempi e gli altari de’vostri maggiori, mostrandovi in tutto degni seguaci di Gesù Cristo e fedeli e saggi discepoli di quella verità che il figliuolo di Dio è venuto ad insegnarvi dal cielo per condurvi colà nel seno beato di Dio a godere di una perfetta e perpetua felicità, che ardentemente vi desideriamo colle nostre paterne benedizioni. Addì 16 germile, anno 1° della repubblica napoletana (5 aprile 1799, U. S.). Il cittadino Giuseppe Maria, cardinale arcivescovo di Napoli.

 

 

Fonte foto: dalla rete

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