L’assedio di Gaeta del 1806

La presa di Gaeta da parte dei napoleonici è raccontata dal Rapporto sull’assedio di Gaeta redatto dal generale comandante in capo l’artiglieria del Regno di Napoli, il francese Dulauloy, datato Napoli 24 luglio del 1806.

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Il dì 4 Giugno, i preparativi che erano stati sospesi per l’armamento delle coste di Calabria, furono decisamente ordinati, i lavori accresciuti ed i preparativi portati al di là di quello che la Piazza poteva importare, e di quello che era stato richiesto. Due batterie erano state primitivamente postate sul monticello spianato, per secondare uno dei 6 mortai, che potevano disporre il nemico a capitolare. Se ne costruirono quattro altre tostamente su Montesecco, delle quali due nella sua vetta, e due nelle parti laterali. Le batterie di costa furono moltiplicate in guisa tale da potere controbattere le opere della Piazza , non che da poter tenere la flotta inglese nella impotenza di nuocere ai nostri lavori; esse lo fecero con un gran successo. Batterie di mortai furono piazzate nelle voltate dei giri di trincèa, secondo i punti che dovevano battere. Mezzi straordinari di trasporto furono organizzati, in un paese, che non presentava ancora risorse in foraggi, ed ove era impossibile di averle per mare, essendo gl’inglesi sempre a vista. Da Roma, da Ancona e da Pescara le polveri vennero inviate; e Capua e Napoli se ne sguerniono. La fabbrica della polvere e di salnitro fu incoraggiata, aumentata nei primi e nei materiali; gli Arsenali furono riordinati, ed i lavori progredirono colla più grande sollecitudine; gli operai non napolitani e quegli dei corpi dell’armata furono chiamati, ed istruiti alle nostre costruzioni. Tutta l’artiglieria disponibile fu inviata , ed in meno di un mese tutti i preparativi furono compiuti.

Infine, nel 7 Luglio, gli apparecchi erano bastevoli, i ricambi molto numerosi, le batterie, i magazzini e quant’altro occorreva, erano terminati, i cannonieri erano defatigati, per aver postati 120 bocche da fuoco in batteria a braccia; le cannoniere erano sturate, il fuoco cominciò a tre ore e mezzo del mattino, al segno che diede il Re, il quale avea percorso più volte i lavori, fino ai punti più avanzati, dove erano le batterie.

Gli assediati, abituati a tirare sopra i nostri travagliatori, senza ehe loro si fosse risposto una sola volta, dopo 5 mesi, non potettero sostenere il nostro fuoco; e bentosto si convinsero essere superiore al loro. Cinque loro magazzini di polvere e di provisioni che saltarono in aria, li cagionarono danni; e fu evidente fin dal primo giorno, che non erano nello stato di sostenere la lotta. Intanto il ne. mico non si lasciò intimorire; mise in esecuzione tutte le risorse dell’arte; variò il suo fuoco ; fece in pieno giorno cambiamenti di batterie e fiancheggiò le sue brecce.

La batteria S. Andrea fu battuta in breccia fin dal secondo giorno, e tutte le cannoniere furono crivellate dalle nostre palle; i pezzi della batteria, detta Cittadella, non potettero sostenersi, malgrado i lavori costanti, che gli assediati fecero con le botti per preservarsi dalle scheggie di pietre, che cagionavano i nostri colpi, e per tener luogo dei loro parapetti in parte distrutti; tutti i pezzi di questa batteria furono spostati almeno due volte.

La batteria della Regina fu controbattuta da quella, piazzata sullo spiazzo del vicino monticello, e paralizzata dall’effetto delle nostre bombe. La batteria a Scaglioni, di cui si serviva il nemico per prenderci di rovescio con vantaggio, fu controbattuta da una di quelle batterie, situate a Montesecco, non che da due di quelle dette Dètruiseua ; le batterie a dritta di Montesecco battevano la batteria di Breccia, quella a sinistra e quella Berthier battevano in brcccia a sinistra della Cittadella, dopo aver distrutto il suo parapetto; le batterie di costa diressero egualmente il loro fuoco su questo punto.

Intanto, il nemico sterrava le breccie nel giro della notte: cosa che fece pensare aversi bisogno di due nuove batterie per renderle praticabli, da situarle una di fronte alla batteria di breccia, e la seconda di contro la sinistra della Cittadella; e siccome quest’ultima batteria era quella che meglio dirigeva i suoi tiri, così cominciossi colla batteria di fronte alla batteria S. Andrea (detta di Breccia.)

I fuochi delle batterie di costa furono diretti sul fianco sinistro del bastione della Cittadella, dopo d’avere fatta la breccia alla sua sinistra, che benchè prendessero visuali oblique, pure giunsero a fare una breccia, a cui non si poteva perveni
re, costeggiando il lato dritto della gran mezza luna dal mare, che non ha oltre a 18 pollici di profondità (in tempo di bassa marèa). Il 17 e 18, le nostre batterie manovrarono con molta speditezza, e di una maniera così sorprendente, da non potersi esiger meglio dai cannonieri, i quali benchè estenuati dalle fatiche di quattro mesi e dai calori eccessivi, passando 36 ore sopra 48 in batteria, senza esservi neppure due cannonieri di linea per pezzo, pure non si avvilivano. Le breccie erano praticabili alla sinistra della Cittadella ed al bastione S. Andrea, i fuochi della Piazza quasi spenti, i loro parapetti abbattuti, i loro pezzi in gran parte smontati e le colonne di attacco di già formate. Tutte le disposizioni eransi prese per l’assalto, ma il nemico non volle aspettarlo; poichè alle 4 pom: del 18 Luglio inalberò la bandiera bianca, e dopo sette ore, fu firmata la capitolazione. Per così fatto modo, otto giorni di fuoco bastarono per ridurre questa piazza, una delle più forti di Europa, a motivo della sua posizione, che una squadra di nove vascelli e di 50 scialuppe cannoniere sostenevano, ed un’antica opinione la faceva riguardare come inespugnabile. I lavori del genio sono stati avanzati con arte pari all’audacia, quei dell’artiglieria con abilità uguale al coraggio; e posso assicurare, che essa ha sostenuta la sua antica riputazione. Debbo egualmente dire, che alcuni distaccamenti di artiglieria Napolitana, educati alla scuola dei nostri camerati, hanno meritato combattere con essi.

Il generale Dedon che aveva sempre esercitato il comando attivo dell’artiglieria dell’assedio, si era stanco e malato, ma non si allontanò, benchè fosse stato rimpiazzato dal sig. Generale Moscel, che ha spiegato valore ed attaccamento. La brillante difesa degli assediati ha presentate molte difficoltà a superare; esse però non sono ad altro servite, che ad esercitare maggiormente i talenti consumati del Maresciallo Massena.

 

 

 

Fonte foto: dalla rete

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