Le torri di Roma nel Medioevo

Estrapoliamo dall’opera Roma Turrita di Emma Amadei questo passo della prefazione di Antonio Munoz con una bella panoramica delle più di duecentotrenta torri di Roma nel Medioevo.

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Guardando le antiche vedute panoramiche della Roma medioevale, come quella della famosa bulla aurea di Ludovico il Bavaro, ch’è del 1328, o di certe miniature francesi del primo Quattrocento derivate da originali italiani, o del dipinto di Taddeo di Bartolo nel Palazzo Pubblico di Siena, del 1470 circa, vediamo spuntare sul cielo le torri dei baroni romani, a gara con le cuspidi dei campanili. I discendenti di coloro che avevano dominato il mondo, divisi in fazioni, si combattevano senza tregua; i Colonna contro i Caetani, gli Annibaldi contro i Frangipani; uomini vestiti di ferro si aggiravano per le vie tortuose della città, fra le torri incastellate, sempre pronti per la battaglia; i monumenti dell’antichità servivano di salda base ai fortilizii medioevali; il Colosseo era ridotto a fortezza degli Annibaldi che ne avevano scacciato i Frangipani; i Caetani tenevano sull’Appia il mausoleo di Cecilia Metella coronato di merli; gli Orsini si erano fortificati sul teatro di Pompeo; su quello di Marcello stavano i Pierleoni, e i Colonna si erano appollaiati sul mausoleo d’Augusto. Che pittoresco effetto dovesse risultare da questa commistione delle pietre antiche coi grigi tufi delle murature medioevali ce lo dicono ancora le fortificazioni dei Caetani, intorno e sopra al sepolcro che l’amore di Crasso, figlio del triumviro, aveva innalzato alla perduta sposa Cecilia, immortalandola per l’eternità.

Le torri che oggi si elevano isolate nei vari quartieri della città sono resti di intere fortezze, poi distrutte e trasformate in palazzi, quando costumi più leggiadri vennero a ingentilire l’animo dei fieri signori feudali. Anche i conventi erano fortificati, e rimane ancora intatto sul Celio il monastero benedettino dei Santi Quattro Coronati, con la sua alta cinta di mura e di torri, entro le quali andò a rifugiarsi il famoso senatore Brancaleone degli Andalò, quando il popolo lo minacciava; come pure vi avevano abitato Carlo d’Angiò e l’Infante di Castiglia, e nel 1443 vi si era un giorno fermato, per pranzare al sicuro, l’Imperatore tedesco Sigismondo, venuto a farsi incoronare in San Pietro da Papa Eugenio IV.

Fin nel secolo V, quando il cardinal Barbo fabbrica il maestoso palazzo detto poi di Venezia, gli fa dare la forma di un gran quadrilatero merlato, coronato agli angoli da quattro torri, una sola delle quali fu però costruita.

Oggi le vecchie torri, perduto il loro ufficio guerresco, son divenute appendici di case; trasformate, ridotte nelle dimensioni, talora adattate all’umile uso di fienili e di magazzini; altre sono state isolate e restaurate, come quella del Papito, liberata nei recenti lavori di sistemazione della zona dell’Argentina.

 

 

 

 

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