L’eccidio di Kindu

In una collina di Kindu, nella provincia orientale di Kivu, controllata dal lumumbista Gizenga, dodici aviatori e un tenente medico italiani vennero massacrati, l’11 novembre del 1961, dai soldati del colonnente Pakassa.

 

I militari li avevano scambiati per mercenari belgi al soldo di Ciombé. Gli italiani invece formavano l’equipaggio di due C119 di soccorso. La loro spedizione aveva il compito di rifornire il contingente ONU di materiali, viveri e medicinali.

I loro corpi, orrendamente mutilati, furono ritrovati quattro mesi msi dopo e riportati in Italia.

A seguito dell’uccisione di Patrice Lumumba, che aveva tentato di liberare il paese dalle ingerenze del Belgio, il Congo indipendente viveva in un completo caos politico e amministrativo. La regione del Katanga, la più ricca del Paese, proclamò la secessione e passò sotto il controllo di Moise Ciombe contro quelle del Presidente Joseph Kasa-Vubu e del contendente Antoine Gizenga.

Le Nazioni Unite, per far fronte alla tragedia umanitaria avevano deciso di intervenire per aiutare la popolazione civile. Gli aerei italiani si dovevano fermare a Kindu solo il tempo di scaricare rifornimenti per i “caschi blu” malesi della guarnigione locale. Le cose andarono diversamente.
Scambiati per velivoli katanghesi carichi di paracadutisti, i C119 scatenarono la reazione incontrollata dei soldati. Diverse centinaia di congolesi si recarono in camion all’aeroporto dove in quel momento gli italiani, comandati dal maggiore Parmeggiani, si trovavano alla mensa dell’ONU, fecero irruzione e li catturarono. Il tenente medico Francesco Paolo Remotti tentò di fuggire lanciandosi da una finestra aperta, ma fu rapidamente raggiunto dai congolesi ed ucciso. I malesi tentarono inutilmente di convincere i ribelli che gli aviatori erano dell’ONU ma i nostri connazionali furono tenuti prigionieri e nella notte uccisi barbaramente con raffiche di mitra.

I cadaveri degli aviatori vennero fatti a pezzi a colpi di machete e gran parte dei resti di quei corpi furono addirittura venduti al mercato a dieci franchi al chilo.

Una commissione d’inchiesta ONU riconobbe il colonnello Pakassa responsabile dell’eccidio ma non subì alcun processo e fu scarcerato dopo pochi mesi nel 1963. Riparato a Parigi e nuovamente arrestato, la Francia ne negò l’estradizione sia all’Italia sia al Congo. Nel 1994, ai tredici aviatori vittime di questo ignobile massacro, fu riconosciuta la Medaglia d’Oro al Valor Militare, mentre i familiari delle vittime hanno ottenuto un risarcimento soltanto nel 2007.

Questi i nomi dei caduti: Onorio De Luca, 25 anni, di Treppo Grande (UD) – sottotenente pilota; Filippo Di Giovanni, 42 anni, di Palermo – maresciallo motorista; Armando Fausto Fabi, 30 anni, di Giuliano di Roma (FR) – sergente maggiore elettromeccanico di bordo; Giulio Garbati, 22 anni, di Roma – sottotenente pilota; Giorgio Gonelli, 31 anni, di Ferrara – capitano pilota e vicecomandante; Antonio Mamone, 28 anni, di Isola Capo Rizzuto (CZ) – sergente marconista; Martano Marcacci, 27 anni, di Collesalvetti (LI) – sergente elettromeccanico di bordo; Nazzareno Quadrumani, 42 anni, di Montefalco (PG) – motorista; Francesco Paga, 31 anni, di Pietralcina (BN) – sergente marconista; Amedeo Parmeggiani, 43 anni, di Bologna – maggiore pilota e comandante dei due equipaggi; Silvestro Possenti, 40 anni, di Fabriano (AN) – sergente maggiore montatore; Francesco Paolo Remotti, 29 anni, di Roma – tenente medico; Nicola Stigliani, 30 anni, di Potenza – sergente maggiore montatore.

Solamente nel febbraio del 1962, quando furono ritrovati i resti dei corpi degli aviatori italiani sepolti in due fosse comuni. Furono tumulati nel sacrario costruito nell’aeroporto militare di Pisa su cui è riportata la seguente epigrafe: “Fraternità ha nome questo Tempio che gli italiani hanno edificato alla memoria dei tredici aviatori caduti in una missione di pace, nell’eccidio di Kindu, Congo 1961. Qui per sempre tornati dinnanzi al chiaro cielo d’Italia, con eterna voce, al mondo intero ammoniscono. Fraternità”.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *