Leone IX ed i normanni

Leone IX fu eletto al soglio pontificio il 12 febbraio 1049. Dai primi mesi del 1050 fino al termine del suo breve pontificato dovette affrontare la complessa situazione che si era delineata nel Sud Italia. Leone IX intendeva promuovere una profonda riforma dei costumi del clero, ma questa risoluzione doveva fare i conti con il forte stato di conflittualità, che caratterizzava in quel tempo buona parte del territorio meridionale, determinato dalla spinta militare dei normanni, protesi alla conquista di aree geografiche sempre più vaste.

Questa situazione indusse Leone IX a recarsi un gran numero di volte a Melfi per tentare di porre un freno alle loro ambizioni e di moderarne i comportamenti. All’inizio il papa, pur consapevole che i cavalieri normanni costituivano un problema grave, non assunse una posizione di aperta ostilità verso di loro in virtù dei buoni rapporti che aveva con Drogone, secondo conte di Puglia, sempre disponibile a trovare una soluzione per ogni problema. La sincera disponibilità di Drogone, però, aveva un limite: l’impossibilità di controllare tutte le sue milizie, che operavano sul territorio. Queste infatti, solitamente, operavano senza tener conto di alcuna autorità e di alcun limite.

In questo scenario di equilibri particolarmente precari si inserirono astutamente gli emissari dell’impero d’Oriente. I bizantini, infatti, ripetutamente sconfitti sul piano militare, falliti i tentativi di corrompere i normanni di Melfi, causa della loro rovina, ricorsero all’estremo rimedio della cospirazione, arte nella quale erano notoriamente maestri. Fatto sta che l’11 agosto del 1051 Drogone fu assassinato nella chiesa di San Lorenzo di Monte Ilaro, cittadella scomparsa nel quattordicesimo secolo, che si trovava tra Troia e Bovino. Fu un colpo durissimo per il pontefice, che da quel momento non ebbe più alcuna possibilità di dialogare con i vertici normanni della contea di Puglia.

La situazione si aggravò a dismisura, anche perché costoro reagirono in maniera particolarmente rabbiosa all’assassinio del loro capo, scatenando una dura persecuzione verso tutti gli oppositori, veri o presunti, alla loro presenza sul territorio. Le lamentele continue dei perseguitati misero in allarme il pontefice. Ciò che però lo spingeva maggiormente ad intervenire era la difficile condizione di Benevento, perché qui le azioni anarchiche di queste bande di cavalieri risultavano particolarmente virulente. Questa situazione, sfuggita ad ogni possibilità di controllo, indusse il papa a reagire, ma tale intento trovò un’opposizione irriducibile nel potente principe di Salerno, Guaimario IV, grande protettore dei normanni del Sud. Nel corso del 1052 giunse puntuale anche l’assassinio di Guaimario, sicché a quel punto nulla poteva più frenare la volontà del papa di reagire ad una situazione di cronico disordine.

Poco prima che nella piana di Civitate si svolgesse la battaglia tra l’esercito pontificio e i cavalieri normanni, papa Leone IX arringò i suoi militi con un discorso vibrante. Le parole usate dal pontefice hanno una grande rilevanza, perché, da un lato, sottolineano l’importanza cruciale che questo papa germanico attribuì al conflitto in corso, dall’altra, perché egli usò dei toni, che molti storici hanno definito da “precrociata”. Leone infatti, nell’esortare i suoi, esaltò la figura del milite che lotta e muore sul campo, per difendere la giustizia, la fede, un tema che nei decenni successivi sarebbe stato ripreso con forza dalla Santa Sede, in particolare da Gregorio VII e da Urbano II, conoscendo, infine, la sua formulazione definitiva nel corso dei pellegrinaggi armati in Terra Santa. Dopo la clamorosa sconfitta, rimediata a Civitate, papa Leone spinse tale principio fino al punto di proporre a  Roma un improbabile culto dei guerrieri svevi, caduti nello scontro, da onorare alla stregua dei martiri della fede.

Ma quali erano le prospettive che perseguiva il papa nella sua volontà di sconfiggere i normanni?

Non esiste alcun dubbio che un’eventuale sconfitta di questi cavalieri avrebbe riconsegnato buona parte del Sud Italia al controllo dell’impero bizantino ed alla chiesa greca. Il papa, tuttavia, volle correre il rischio. Il suo intento, infatti, non era quello di stabilire un nuovo assetto politico in tale territorio, la sua intenzione era puramente difensiva, voleva eliminare il pericolo normanno per salvaguardare i territori che ricadevano sotto il diretto controllo di Roma e difendere la residua presenza della Chiesa latina nel Sud Italia. A tal proposito occorre rimarcare il fatto che almeno dal sesto secolo il clero latino nel Sud Italia aveva subito dei continui rovesci, a causa di diversi fattori. Ancora nella prima metà dell’undicesimo secolo la chiesa latina aveva un discreto radicamento nelle poche città campane, che erano sedi episcopali, e in un certo numero di città pugliesi, ma nel resto del territorio meridionale la sua presenza era particolarmente precaria o totalmente inesistente. Anche in realtà amiche, come ad esempio nei territori dell’ex principato di Benevento, la situazione era disastrosa, perché al di fuori delle poche sedi episcopali il clero era scarso, privo di mezzi significativi e in buona parte sposato. In definitiva papa Leone IX mosse guerra ai normanni (che formalmente erano cattolici di rito latino) per salvaguardare i suoi territori e per preservare quel poco che aveva nel Sud Italia.

Sennonché proprio la sconfitta di Civitate rese possibile un rapido cambiamento della situazione. Infatti l’umiliazione profonda subita dalla Santa Sede nella battaglia campale del 13 giugno 1053 pose le basi per un’evoluzione, che per Leone IX sarebbe apparsa del tutto inconcepibile: il radicamento in pochi decenni della chiesa latina in tutto il Sud Italia. Cinque anni dopo la morte di papa Leone, Niccolò II ribaltò in maniera paradossale la politica del suo illustre predecessore. Il nuovo papa conferì di fatto una missione “crociata” a Roberto il Guiscardo, uno dei grandi protagonisti della battaglia di Civitate, contro cui papa Leone aveva mobilitato un grande esercito di italiani e di tedeschi, motivando i suoi con accenti da vera e propria “crociata”.

 

Autore articolo: Edoardo Spagnuolo

L’articolo è il risultato due testi apparsi nel numero 10 di febbraio 2022 de “Lo Scudo e la Spada”, intitolati “Le ragioni dell’ostilità antinormanna di Leone IX. Costretto ad agire” e “Le prospettive della ‘Crociata’ antinormanna promossa da papa Leone IX”.

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