Lo Shogunato Tokugawa

Il Giappone ebbe sempre contatti parziali con le potenze straniere. Nell’Era Edo (1600 – 1868) le relazioni commerciali col mondo esterno furono ridotte ai minimi. Per due secoli il Paese si chiuse in sé stesso e un’aristrocrazia guerriera giunse a controllare tutto, limitando il potere dell’imperatore e vietando persino l’uso delle armi moderne.

Il cinema, la letteratura, i videogiochi hanno consegnato all’immaginario collettivo una figura di grande interesse che finisce col condensare ogni carattere dell’immagine occidentale del Giappone tradizionale, il samurai. I samurai sorsero dopo le riforme del Taika del 646 d.C., che includevano la ridistribuzione della terra e nuove pesanti tasse. Il volto del paese cambiò. Si affermarono grandi proprietari terrieri che accumularono potere e ricchezza creando un sistema feudale di cui essi stessi erano il vertice, un ordine simile a quello dell’Europa medioevale. Le riforme costrinsero molti piccoli contadini a vendere la loro terra ed lavorare come salariati. Per difendere i loro privilegi, i signori feudali giappones, i daimyo, assunsero i primi samurai.

L’Era Edo iniziò dopo la battaglia di Sekigahara del 21 ottobre 1600, con l’affermazione di Tokugawa Ieyasu che unificò gran parte dell’arcipelago giapponese e fu il primo shogun della dinastia Tokugawa. Ormai già vecchio, governò il Giappone per pochi anni poi decise di rimettere il potere nelle mani del suo terzo figlio, Tokugawa Hideata. Durante lo shogunato della famiglia Tokugawa, Il Paese fu chiuso ad ogni rapporto con l’esterno, portoghesi, inglesi, francesi e missionari cristiani furono espulsi. Solo gli olandesi riuscirono a conservare una base nella baia di Nagasaki, lo stesso fecero i cinesi con le isole isole Ryukyu e i coreani con l’isola di Tsushima.

Questa chiusura ad inglesi e francesi fu determinante nel frenare l’ingresso nel Giappone delle idee filosofiche, politiche ed economiche dell’Occidente. Il Paese si arroccò nel suo mondo medioevo.

Fu istituito un nuovo sistema politico noto come Bakuhan,caratterizzato dal dominio politico di un Consiglio degli Anziani, incaricati di controllare il potere dell’imperatore, delle relazioni con l’estero e delle tasse, mentre un Consiglio dei giovani si occupava delle faccende militari. A capo di tutto c’era lo shogun. In questo sistema il ruolo centrale era dato, in economia, alla produzione ed al commercio di riso. Il daimyo, o signore feudale, applicava una tassa sul riso ai suoi contadini, con la quale in seguito pagava i suoi samurai, i suoi servi e lo shogunato. Si affermò così una netta divisione in classi della società che vedeva al primo piano i signori delle armi del governo centrale, del governo provinciale, della corte ed i samurai, poi gli ordini religiosi buddisti ed infine il popolo fatto di condatini, artigiani, mercanti e fuorilegge o emarginati, ovvero attori di kabuki, geisha, taikomochi, cantanti. Gli shogun governarono, ma sotto di loro esisteva un’intera serie di clan territoriali in una linea verticale di potere che poggiava sui samurai. Questi erano i vassalli guerrieri e appartenevano al livello più basso della classe dominante, mentre contadini, artigiani e mercanti costituivano la classe dominata.

Per serbare il controllo su tutti, lo shogun Tokugawa Iemitsu stabilì nel 1635 la legge sankin kotai che imponeva ai daimyo di risiedere, alternativamente, un anno a Edo e un altro anno nel loro feudo. In questo modo, fu possibile mantenere la pace perché mentre i signori feudali erano nella capitale, venivano sorvegliati dal governo e, quando tornavano nel loro feudo, le loro famiglie dovevano recarsi nella capitale, come se fossero ostaggi. D’altra parte, l’imperatore e i nobili furono ridotti alla città di Kyoto, con il mero ruolo di rappresentanti della tradizione, destinati a preservare la cultura nipponica. L’imperatore divenne una sorta di burattino sotto il comando del governo Tokugawa.

Il governo di Tokugawa sospese l’uso di armi occidentali e la fabbricazione di armi da fuoco. Si ritornò alla spada come unica arma accettata nel codice d’onore. Il fattore chiave di distinzione tra il feudalesimo europeo e quello giapponese era però la proprietà fondiaria. I cavalieri europei guadagnarono terra dai loro signori come pagamento per il loro servizio militare; avevano il controllo diretto dei servi che lavoravano quella terra; al contrario, il samurai giapponese non possedeva alcuna terra, semplicemente i daimyo pagavano uno stipendio ai samurai, di solito in riso.

Per un secolo il Giappone fu governato dalgli eredi diretti di Tokugawa Ieyasu, poi il ramo diretto fu dichiarato estinto e Tokugawa Yoshimune ereditò lo shogunato. Eravamo agli inizi del Settecento e mentre le potenze europee vivevano le loro espansioni economiche, il Giappone isolato piombava in una serie di ripetute cristi, carestie, piaghe, povertà. Molti dei samurai si impoverirono per la penuria di riso, i privilegi vennero ridotti.Tra i contadini iniziò a crescere una certa opposizione allo shogun e vi furono proteste e mobilitazioni, che furono represse con violenza, ma il vecchio sistema giappone traballava.

Fu l’arrivo degli occidentali a porre fine all’Era Edo. Quando il commodoro americano Matthew Perry nel 1853 si presentò con le sue navi nelle acque nipponiche minacciando un attacco se il Giappone non avesse aperto i suoi porti, si scatenò un dibattito interno che divenne scontro politico e poi militare. Nacque così la Rivoluzione Meiji che pose fine al dominio Tokugawa e con esso all’Era Edo. L’Era Mejii aprì il Giappone allo sviluppo economico, alle riforme miliari, al commercio con l’Occidente. La classe dei samurai fu abolita intorno al 1870 e quando nel 1873 il governo Meiji istituì un esercito moderno che eliminò la necessità di questi guerrieri, i samurai persero il diritto di portare armi.

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

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