Lo sviluppo turistico di Cervinia
Cervinia è una località montana appartenente al comune di Valtournenche, in Valle d’Aosta. Dalla fine dell’Ottocento ha conosciuto un enorme sviluppo turistico ben ricosturito in Augusta Vittoria Cerutti, Il fenomeno urbano in Valle d’Aosta (Atti XXI Congr. Geogr. It., 1971).
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Fino al 1891 la strada che saliva da Chatillon non era altro che un sentiero malagevole che richiedeva una marcia di quattro, cinque ore a dorso di mulo per cui solo pochi appassionati raggiungevano, durante i mesi estivi, il villaggio ai piedi del Cervino. Costruita la strada carrozzabile cominciò l’afflusso di turisti e alpinisti, soprattutto inglesi, mentre a Paquier, capoluogo della Valtorunanche, soi organzizarono i prim iservizi terziari (alberghi, farmacia, luce elettrica, telegrafo ecc.). Nel piano del Breuil, a più di 2000 m di altitudine, ampissima ed incantevole conca ai piedi della maestosa piramide del Cervino e del luminoso ghiacciaio della Valtorunanche, il sig. Favre di Aosta aveva aperto nel 1856 il primo albergo nei pascoli del Giomein. Edmondo de Amicis nel 1905 scrive che “la vita della piccola colonia esitiva del Giomein è dominata dall’influsso singolarissimo – non prima creduto – che esercita la grande montagna che la sovrasta. Anche gli spiriti più leggeri…. a poco a poco ne risentono il fascino; dopo qualche giorno si vedono anch’essi assorti nella contemplazione del gigante a cui si avvicinarono con animo di ribelli”.
Vent’anno dopo Guido Rey racconta a proposito dell’aberghetto del Giomein: “Un giorno trovai che una bella sala, tutta rivestita di larici, aveva preso il posto di quella antica… L’albergo poi crebbe ancora; la sala divenne capace di duecento commensali. Ma malgrado questi progressi l’ambiente è rimasto semplice e la vita vi si conserva cordiale e scevra di ogni lusso cittadino, chè la presenza del Cervino austero non lo consente. Qui un solo pensiero, una sola immagine incombe ad alpinisti e profani: il monte immenso, pieno di lusinghe e di paure, tema inesauribile di discorsi, meta affascinata degli sguardi, causa continua delle emozioni”.
Oggi, però, non è un paradosso affermare che nella conca del Breuil vi è un vero e proprio sobborgo di Milano, una specie di quartiere residenziale ai piedi del Cervino, fornito di tutte quelle comodità che una vita di lussuosa vacanza richiede.
Anche l’aspetto del centro è quello di un quartiere cirtadino; però non un quartiere di lusso, ma un quartiere formatosi secondo le spinte della speculazione edilizia: edifici di sette o otto piani si allineano dall’una e dall’altra parte delle poche strette vie, senza spazi verdi, senza slarghi da cui possa alzare lo sguardo verso il Cervino. Alcuni grattacieli elevano la loro massa sgraziata che permette di concentrare sul poco terreno – che ha prezzi esorbitanti – un gran numero di clienti. Come riconoscere nel Breuil di oggi il luogo delle idilliche descrizioni del De Amici e del Rey?
Inutilmente leggi nazionali e regionali per la tutela del paesaggio sono intervenuto nel tentativo di salvare l’estetica del luogo…