L’unificazione della Polonia

All’inizio del Novecento, il socialista Josef Pilsudski costituì dei gruppi nazionalisti polacchi reclutando giovani univesitari ed operai. Per metà clandestino e per metà riconosciuto dagli austriaci in chiave anti-russa, questo movimento fu sostenuto dalle società ginnastiche, i sokol, e stabilì il suo centro operativo a Cracovia. Le province polacche soggette a Pietrogrado avevano già ottenuto una certa autonomia sotto Alessandro II, un proprio viceré ed una università, ma le aspirazioni ad una completa libertà erano sfociate nell’insurrezione del 1863. Nel gennaio di quell’anno una insurrezione era esplosa nelle città polacche evolvendosi come guerriglia di lungo periodo. Fu l’ultima delle grandi ribellioni, dopo quella di Kosciuszko nel 1794, quella 1830-1831 e la rivolta di Cracovia nel 1846, ma si spense principalmente per le divisioni nei ribelli tra conservatori e radicali, tra proprietari fondiari e contadini, tra i sostenitori dei confini della vecchia Polonia e quelli che ammettevano il riconoscimento della Lituania autonoma. La Russia, allora, fattasi alfiere del panslavismo, scatenò una violenta repressione che costò sangue e decine di migliaia di deportazioni. Lo zar tornò sui suoi passi e cancellò ogni forma di autonomia, rirpristinando la vecchia politica tesa alla soppressione dell’elemento polacco nel suo impero e avviando una intransigente russificazione delle province polacche. Inevitabilmente, dunque, l’autocrazia zarista era divenuta il nemico numero uno dei polacchi e Pilsudski, col sostegno del generale Haller, volle sfidarla.

Pilsudski si propose di preparare il nucleo di un futuro esercito polacco anti-russo e in effetti ci riuscì, ma i polacchi, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, si ritrovarono divisi gli uni contro gli altri. Una parte, infatti, si ritrovò arruolata sotto l’aquila germanica, un’altra nell’armata austro-ungarica ed una terza combattè per i Romanov. Pilsudski, per conto dell’Austria, col sostegno dei suoi connazionali esonerati dal servizio militare, formò otto battaglioni, tre squadroni e due batterie; lo zar Nicola II levò in armi 200.000 polacchi sotto la promessa che “all’ombra dell’impero russo, la Polonia rinascerà libera nella sua religione, nella sua lingua e nella sua autonomia”; in Germania venne formata una legione polacca come corpo franco poi trasformata in reggimenti regolari nel gennaio del 1915.

A metà anno i tedeschi occuparono Varsavia, ma per i polacchi fu un successo relativo. C’erano infatti diverse tensioni tra le parti. Gli ufficiali accusavano la Germania di scegliere sistematicamente soldati polacchi per le missioni più disperate e ciò generò uno scontro tra Von Bernhardi e Pilsudski, evento forse decisivo per l’istituzione di uno stato autonomo polacco. Il 5 novembre del 1916 gli Imperi Centrali proclamarono l’indipendenza del Regno di Polonia, ma come semplice stato fantoccio da utilizzare ancora in funzione antirussa. Nel 1917 Pilsudski ottenne un seggio nel Consiglio di Stato del nuovo regno, ma rifiutò di prestare il giuramento di fedeltà, volgendosi così anche contro gli Imperi Centrali, che lo fecero arrestare e internare a Magdeburgo. Intanto le cose cambiavano anche in Russia dove lo scoppio della rivoluzione portò il governo di Kerenski a riconoscere la Polonia. Fu allora che i delegati di tutte le organizzazioni polacche dei territori soggetti a Vienna si misero a lavoro per la formazione di un proprio reggimento autonomo. Ricevettero numerosi dinieghi a cui risposero con le diserzioni, poi, nel febbraio del 1918, il 2° corpo polacco dell’esercito asburgico si ribellò. Lo comandava Josef Haller. Tre reggimenti di fanteria cambiarono campo e si schierarono coi polacchi dell’esercito zarista. Li seguirono i polacchi sparsi in tutto l’impero che dalla Siberia alla Russia Bianca, attraversarono il Caucaso per unirsi al corpo polacco. L’esercito arrivò a contare 12 reggimenti di fanteria, 3 di cavalleria e 3 brigate di artiglieria.

Nel maggio del 1918, l’esercito autonomo polacco, comandato da Haller si mosse per la prima volta sui campi di battaglia contro la Germania impegnata ora in una massiccia devastazione del potenziale industriale delle terre polacche. Ai primi di novembre, 3 divisioni polacche si concentrarono in Lorena per partecipare all’offensiva ma tutto fu fermato dall’armistizio. Haller tornò in Polonia, qui la forza armata era tutta da ricostruire, si limitava ad una brigata di fanteria, una batteria di artiglieria ed un distaccamento di cavalleria di guarnigione a Varsavia. Il governo presieduto da Pilsudski, uscitò dal carcere di Magdeburgo nella notte del 7 novembre, disponeva solo di questo. Ma i polacchi avevano combattuto anche per la Francia: il 27 agosto del 1914, 2.000 polacchi – principalmente minatori del Passo di Calais – erano sfilati per le strade di Parigi e si erano arruolati nella Legione Straniera e nel maggio del 1915 avevano partecipato ai fatti d’arme in Artois, poi in Piccardia e nella Marna; altri polacchi erano giunti in Francia dagli Stati Uniti ed erano andati a formare diversi corpi volontari. Tutti, attraversarono la Germania e si unirono all’esercito governativo. Sotto il comando di Tadeusz Rozwadowski, proveniente dall’esercito austriaco ed ora capo di Stato Maggiore dell’esercito polacco, sorsero nuove unità giusto in tempo per avanzare contro agli ucraini in Galizia. Questo fronte si aprì perchè già tutti i polacchi sentivano il dovere di recuperare gli altri territori polacchi, anzitutto quelli attribuiti all’Ucraina dal Trattato di Brest-Litovsk siglato tra Germania e Russia bolscevica.

Come era prevedibile lo scontro si aprì con la Russia. Dopo qualche tentativo diplomatico, i polacchi attaccarono le truppe russe a Zitomir sulla strada per Kiev, presa il 6 maggio. La controffensiva sovietica, nell’estate del 1920, portò le truppe polacche a ritirarsi fin sotto Varsavia. L’intervento francese con le truppe del generale Maxime Weygand cambiò però le sorti dello scontro e alla fine furono i russi a doversi ritirare ed a firmare un armistizio, il 18 ottobre di quell’anno. La Polonia era rinata grazie al sacrificio dei proprio figli. Elementi di ogni provenienza si erano fusi nell’esercito nazionale, avevano combattuto fianco a fianco e dato ottima prova delle loro qualità militari riuscendo a riunificare le province prima russe, tedesche e austriache.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

Bibliografia: V. Perna, Storia della Polonia tra le due guerre

 

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