Manifatture della Delegazione di Ancona nel 1857

Gaetano Nigrisoli nella sua Rivista del 1857 analizzò con grandi dettagli lo stato dell’economia pontificia. Ciò che segue è quanto concerne le manifatture della Delegazione di Ancona.

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Le industrie tecniche sono in gran numero, e sopratutto nel Capo-luogo. Indicherò dapprima il grandioso Stabilimento dei fratelli Baldantoni, dalle cui officine ben dirette, e fornite d’ogni sorta di mezzi, lavoransi letti di ferro di tutte le dimensioni, cancelli, veroni, filande a vapore, macchine per gli incendii, e qualsiasi altra per l’agricoltura, e per le arti e mestieri. Codesti oggetti, ed altri moltissimi presentano tale esattezza, e tanto pregio, che il Superiore Governo si degnò più volte d’incoraggiarne i proprietari dell’anzidetto Stabilimento con isplendide concessioni, e con premj, onde occupa uno dei primari posti fra i più accreditati del nostro Stato.

Coll’opificio dei Baldantoni gareggia l’altro recentemente istituito dal sig. Morlacchi e Comp. fuori di Porta Calamo, nel quale si allestiscono utensili di ferro, e di ghisa di tutte le qualità. Tale opificio è regolato da un esperto Meccanico Svizzero. Le manifatture del primo Stabilimento mantengono un vivissimo commercio coll’ interno, ed anche coll’ estero, mentre quelle del secondo si smerciano in Provincia, o s’inviano alle propinque. Trovasi in Ancona una fabbrica di cremor di tartaro, che mandasi all’ estero; sono in vigore le industrie di confezionare rinfreschi, acquavite, rosoli, ed altri liquori fermentati; come pure prosperano filande di seta, che danno un prodotto copioso, e sceltissimo. Quanto non è poi produttiva, ed ingegnosa la fabbricazione dei cappelli di paglia ad uso di Firenze, e di Bologna, che, unitamente alle striscie ed alle treccie ec. si esportano con notabile guadagno per la Francia e per gli Stati Uniti! E se fa meraviglia l’esuberante lavoro dei cordami, delle gomene, delle grosse tele, e di altri consimili oggetti pel servigio della marina interna, ed estera, è d’altra parte notissimo che questa industria vedevasi in maggior floridezza prima che gli opifici oltramontani, ed oltramarini arrivassero coll’appogio di perfetti meccanismi a conseguire i due più essenziali, e felici risultamenti per la facilitazione dei prezzi dei prodotti manifatturieri, un ragguardevole risparmio cioè di tempo e di spesa, massimamente per avere diminuito il numero degli operai coll’impiego delle macchine a vapore, e coll’essersi vieppiù dilatate le relazioni commerciali per mare, e per terra colle primarie Nazioni. Alle manifatture ora esaminate si aggiungono due vaste birrerie, l’una in città, e l’altra fuori della porta suindicata, non che pregevoli fabbriche di cerusa, e di aceto, e cererie bellissime, le cui produzioni gareggiano con le altre di Roma, di Bologna, e di Foligno, spedendosi straordinaria quantità di quelle produzioni a Loreto. Inoltre esistono concie di pellami, nelle quali si perfezionano eziandio le pelli estere dei vitelli col tingerle di lucidissimo nero. Non mancano tintorie, e lavoratori esperti di bronzo, di ottone, o di altre leghe, trovandosi pure in qualche floridezza l’orificeria, nè è sconosciuta la elettro-doratura, ed inargentatura. Che se più non prospera la decantata tintura delle lane, e della porpora; seppe d’ altro canto l’industre Anconitano procurarsi più segnalati vantaggi colla fondazione di due cospicui stabilimenti, nel primo dei quali preparansi carrozze ed altri rotabili, che non temono per la loro bellezza e perfezione di emulare quelli dei rinomati opifici di Roma, di Faenza, e di Bologna; nel secondo poi attendesi con abilità sorprendente a fabbricare ogni sorta di utili macchine per l’agricoltura e per le arti. Sono da ultimo a rammentarsi la cardatura degli strusci, poco fa introdotta, e la lavorazione della bavella, esitandosi tali prodotti in copia, principalmente nella Provincia. È pur degno di distinta menzione l’ampio cantiere, nel quale si allestiscono bastimenti mercantili, trabaccoli, lancie, e barche pescareccie, dovendo notarsi che verranno nel medesimo intraprese opere di maggior importanza, quando avrà raggiunto il suo compimento. Gli oggetti anzidetti lavorati con lodevole esattezza formano un articolo di lucroso traffico interno. Fra gli altri luoghi di questa Delegazione la regia città di Iesi vedesi rivaleggiare col Capo-luogo pel numero, e per l’importanza delle sue industrie manifatturiere, che, insieme alla somma feracità del suo territorio, portarono nel volgere di alcuni lustri un aumento di popolazione nella sola città dai 7000 fino ai 12000. Ricorderò dapprima la manifattura del sapone, di cui esistono due fabbriche, una di queste privilegiata, in cui preparansi all’uso di Francia e d’Inghilterra tutte le più interessanti specie di saponi per la economia domestica, per la Medicina, e per la profumeria; nella seconda poi lavoransi qualità più comuni, che però non cessano di essere pregevoli. Lo smercio dei saponi di questi due Stabilimenti, che viene alimentato coll’ interno dello Stato, produce un incasso annuo di scudi 75,000. Gareggia colla fabbricazione dei saponi l’altra del cremor di tartaro, che risulta di un pregio considerevole, quindi se ne estrae pel valore di scudi 130000. Rinvengonsi ancora fabbriche di rosoli, di paste, di candele di sego, e di confetti; prodotti, che destinansi a semplice consumo. Esiste una cartiera, le cui manifatture smerciansi nella Delegazione pel valore di Sc. 7000, mentre corrisponde a Sc. 28000 l’utile, che ricavasi da due grandi concie di pellami, smaltendosene parte localmente, e nei castelli limitrofi, parte asportandosi altrove. Anche il maglio da rame offre un incasso di Sc. 10,000. Quanto poi non sorprende il vedere che dei cinque milioni di libbre di canepa importata dalle Romagne, due terzi si lavorano al pettine ed in cordami dagli artieri Iesini, spedendosene moltissima quantità nello Stato! Assai energica, e produttiva vedesi l’industria di preparare tele di canepa, e di cotone, presentando questi ultimi una maggior prevalenza. Su di che basta avvertire, come delle 200,000 libbre di cotone in filo bianco, che vengono importate, se ne spedisce un quarto circa lavorato per l’Umbria, ed il rimanente tingesi negli opifici Iesini, che sono in gran credito nella Delegazione, e perciò riesce notabile la quantità di stoffe di seta e di lana assai stimate, che si mandano alle medesime. È da indicarsi uno strettoio per olio di lino, il cui seme raccogliesi pel quantitativo di libbre 160,000 dal territorio Iesino. Parimenti la orificeria, esercitata in grado lodevolissimo fino dal 1500, e che gloriasi di certo Lucagnolo, che meritò gli elogi del Cellini, e persino di esserne onestamente invidiato, non è oggidì scaduta dall’ antica sua rinomanza. Fra tutte le industrie esposte occupa il primato la filatura della seta, esistendovi sei filande, di cui due sono a vapore, ed una terza verrà attivata nella prossima stagione. Il prodotto della seta è di oltre 142 mila scudi, che provengono, nella maggior quantità, dall’estero. Rincresce il sapere, che niuno dei Produttori abbia spedito saggi all’Esposizione Romana del p. p. Settembre; quindi nell’ anno venturo non vorranno defraudare se stessi di quelle onorificenze, che sicuramente conseguiranno. Infine vuolsi esporre, che verrà, in breve, attivato un edifizio per torcere la seta, da cui sono a ripromettersi vantaggi immensi alla classe povera della popolazione. Trovansi altri Comuni, che posseggono manifatture degne di speciale menzione. In Chiaravalle esiste una fabbrica di tabacchi, che è la prima dei Dominj Pontificii. In questa venendo adoperati i migliori metodi, si ottengono eccellenti qualità di tabacchi, che si mandano alle altre Provincie Marchigiane, godendo un maggior credito i zigari, che portano il nome della fabbrica stessa. Anche in tale Stabilimento manifatturasi unitamente alle foglie dei tabacchi nostrali una parte di estere. Vi hanno pure in Chiaravalle una grandiosa cartiera, alcune ramiere, ed un molino da grano detto americano. Rinomato è il castello di S. Maria Nuova non solo per la fabbricazione de’ suoi vini squisitissimi ad uso dei forestieri, quanto anche di tessuti di canepa, e lana chiamati mezze-lane, che si negoziano profittevolmente coi luoghi circostanti. A Massaccio lavorano fabbriche accreditate di stoviglie, come pure si riducono macine per olio, e per grano molto pregevoli, che si estraggono, come notai, per le Romagne, per l’Umbria, e pel Regno di Napoli. Oltremodo superiore a codeste industrie affacciasi la filatura della seta, per la quale sono in esercizio tre grandi filatoi a vapore, che trassero nell’anno cadente 57,000 libbre di seta. In Osimo ammirasi fiorentissima l’industria serica, effettuandosi la trattura delle sete da sette filande a vapore, che offrono un prodotto di circa 800,000 libbre di seta greggia, che, al pari di quella degli opifici di Massaccio, è, nella massima quantità, inviata all’estero. In Osimo esiste eziandio una piccola fabbrica di saponi ordinarii, che bastano al consumo locale, come sono pure in attività le industrie di apparecchiare tessuti di lana, e di cotone, esercitandosi anche quest’ultima a Castel Fidardo. Da ultimo se alcuni luoghi presentano in grande vigoria le fabbricazioni del gesso, della calce, e del carbone, che viene allestito coi faggi, colle quercie, e coi castagni specialmente del territorio montuoso, come pure se osservasi molto estesa la lavorazione di doghe di svariate dimensioni; mancano d’altro canto in tutta la Provincia nitriere, fabbriche di polveri sulfuree, laboratorii per l’apparecchiamento di fuscelli piro-fosforici, o di acidi nitrico, cloroidrico, e solforico, di ipocloriti di soda, di potassa di calce, non che di altri oggetti chimici. Perciò dovendosi acquistare le predette manifatture dagli opificii nazionali, ed esteri, massime poi da quelli di Trieste, e di Venezia, è assai desiderabile, che tutte, o per lo manco alcune delle arti pronunciate, si attivino dalla Popolazione Anconitana, che ne risentirebbe non insignificanti vantaggi.

 

 

 

 

 

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