“Pecché la flotta inglese sta a Napole”

Contrariamente a quanto generalmente si ritiene, l’uso del napoletano nella redazione dei giornali si intensifica con l’unificazione italiana. Di tanto in tanto qualche poeta, come Andrea Genoino, aveva scritto qualche verso in napoletano sul Poliorama Pittoresco.

Ma il primo giornale scritto integralmente in napoletano fu “Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto”, il cui ”numero zero” risale al 9 luglio del 1860.

Dunque, pochi giorni dopo il ripristino della costituzione del 1848, la redazione del giornale, guidata da Ernesto del Preite (1821-1891), cominciò la sua “propaganda” in favore di Garibaldi e dell’unità italiana. Fu scelta la lingua del Sebeto per raggiungere più facilmente i ceti popolari della capitale del morente Regno delle Due Sicilie. Successivamente saranno pubblicati altri giornali che utilizzeranno il napoletano, ma per rivendicare le peculiarità anche linguistiche di Napoli, rispetto alla piemontizzazione dello stivale, oltre che per rendersi comprensibili al popolo napoletano.

Benché il giornale rimase fermamente garibaldino, unitario e antiborbonico, basti pensare che pubblicò a puntate le biografie, tra gli altri, di Agesilao Milano e Enrico Cialdini, la rubrica “Cosa Storta”, numerata in progressione, caratterizzò “Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto”.

Tele rubrica denunciò senza remore la colonizzazione perpetuata dal governo di Torino ai danni delle Due Sicilie, come ad esempio la svendita di Pietrarsa e dell’Arsenale di Napoli, gli operai liguri e piemontesi, portati a lavorare nelle “province napoletane”, pagati meglio degli autoctoni. Questa disparità di trattamento non deve meravigliare affatto, non solo perché è una costante della storia italiana, non a caso si dice “vae victis”, basti pensare che nella sua celebre interpellanza parlamentare, il Duca Proto di Maddaloni denunciò addirittura l’arrivo delle balie dal nord…

Alcuni numeri della “Cosa Storta”sono stati riproposti da Angelo Manna nel suo libro denuncia “Assassini furono loro”, mentre, recentemente, la D’Amico Editore ha ripubblicato la cronaca dell’assedio di Gaeta a cura de “Lo Cuorpo”.

Credo che sarebbe interessante riproporre, commentandole, anche le “Notizie de lo Brigantaggio” così come riportate da Del Preite e i suoi collaboratori oppure riproporre le vignette che a partire dalla seconda annata arricchiscono il giornale napoletano.

Tuttavia, voglio offrire ai lettori di Historia Regni, una chicca ancora più particolare, che dimostra come fin dal compimento dell’unificazione, si sapesse fin troppo bene il ruolo decisivo svolto da Londra per il raggiungimento di tale scopo.

Pecché la flotta inglese sta a Napole (1)

E bà l’appura!

La flotta inglese steva a Marsala, quanno trasette Garibaldi, e lo commannante mpedette ca se mbommardasse la varca che portava Garibaldi. Steve a Napole l’anno passato de chiste tiempe e nce stà mò.

Ma pecché nce sta?

Lo Mperatore de la Francia à assicurato ca si pe settembre lo brigantaggio non sarrà fernuto li Francise avarriano pigliato parte co ll’Italiane p’acconcià la cosa.

A ll’Inghilterra sto fatticiello non perzuade pecché vorria fa essa purzì quacche cosarella pe nnuje, pe certe fine suoje, perzò se vorria mettere de la partita si ncaso maje nce fosse abbesuogno d’ajuto. A chi nce stenne la mano senza nteresse nuje l’afferrammo. La posizione nosta stà ancora a cchesto, ma si fosse, nce pigliarammo na mano e lo vraccio. Alleramente mperò ca non nce ne sarrà abbesuogno. E. P.

(1) Lo Cuorpo de Napole e lo Sebbeto, miercodì 28 agusto 1861, p. 878.

 

 

Autore articolo e foto: Vincenzo D’Amico, editore, bibliofilo, studioso di giornali napoletani di fine Ottocento

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