Re, duchi e signori d’Europa piangono la morte di Cosimo de’ Medici

Alla stessa stregua dei signori spirituali, i signori secolari si premurarono, chi prima chi dopo, di manifestare il dolore per la scomparsa di Cosimo.

Speciali ci sembrano le parole di Luigi, re di Francia, che scrive:

“habbiamo saputo la morte et transito del defunto Cosimo de Medici in sua vita nostro grande amico […] et per lo singulare amore che habbiavanno a lui alsi per la considerazione de grandi et laudabili servigii che tucta la vita sua afacto a noi et alla corona di Francia […] vi preghiamo che facciate levare allosequio et servigio del vostro detto defunto padre bandiere colle nostre arme tal numero che buon vi parra […]”.

Re Luigi, con queste parole, consentì a Piero di includere nello stemma mediceo il giglio di Francia, un onore consentito a pochissimi personaggi. I rapporti tra i Medici e la Francia dovevano essere ottimi, e quando re Luigi scrive dei servigi resi da Cosimo alla Francia, probabilmente, si riferisce ai fiorini che la banca dei Medici prestava alla corona.

Lettere giunsero anche da re Ferrante di Napoli, da Filippo duca di Borgogna, da Borso d’Este duca di Modena, da Ludovico Gonzaga marchese di Mantova, da Guglielmo VIII marchese del Monferrato, da Federico Montefeltro conte di Urbino, da Astorre Manfredi signore di Faenza e da moltissimi altri, che per ragioni di spazio eviteremo di elencare. È doveroso soffermarci però su alcune testimonianze. Francesco Sforza Visconti e sua moglie Bianca Maria, duchi di Milano, manifestarono con più lettere il loro dolore.

I Medici e gli Sforza erano alleati, nonostante il banco mediceo avesse prestato molto denaro al duca di Milano, che questi non riusciva a ripagare. In molte occasioni l’esercito sforzesco si era rivelato utili per i Medici.

Abbiamo poi Taddeo Manfredi signore di Imola, che esplicitamente ringrazia Cosimo per essere stato suo benefattore. Allo stesso modo Cecco Ordelaffi signore di Forlì, il quale scrive a Piero che mai dimenticherà l’aiuto ricevuto da Cosimo nel riconquistare Forlì; ci tiene dunque a scusarsi per non riuscire a presenziare alle esequie perché “tucto questo mio paese e infecto depeste et e inpossibile chelli miei nonprantichino nelli luoghi sospetti onde per non essere cagione di maggior inconveniente”, prega infine di credergli poiché non vuole sembrare ingrato.

Dalle lettere di molti comuni apprendiamo che a quel tempo in Toscana imperversava una violenta epidemia di peste.

Per tali motivi pregano Piero di scusarli per l’assenza di rappresentanze ma era impossibile per loro affrontare il viaggio. Anche Ludovico Fregoso, ex doge di Genova e signore di Sarzana, scrive di dovere molto ai Medici per averlo soccorso innumerevoli volte.

 

 

 

 

 

Autore articolo: Davide Alessandra, laureato in giurisprudenza e studente di archivistica, paleografia e diplomatica presso la scuola dell’Archivio di Stato di Palermo, è autore de “L’eredità di Giovan Luca Barberi (1523-1579)” in Archivio Storico per la Sicilia Orientale, edito da FrancoAngeli.

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