Storia del Cristianesimo: Santa Angela da Foligno
I biografi descrissero Angela da Foligno come giovane dal carattere volitivo, d’intelligenza acuta e di bell’aspetto, finita in sposa ad un giovane nobile e destinata a condurre una vita mondana, quando un vuoto angoscioso iniziò a farle male dentro. Furono forse le vicende del suo tempo, il terremoto del 1279, l’uragano, la guerra contro Perugia, oppure l’esempio di Pietro Crisci, un nobile di Foligno che vendette addirittura se stesso come schiavo, donò il ricavato ai poveri e, liberato dal padrone, andò a vivere nel campanile della cattedrale, da eremita. Ad ogni modo Angela iniziò a riflettere sulla sua condotta e, una una notte del 1285, sognò San Francesco…
Il santo l’aveva invitata a redimersi dicendole: “Sorella, se più presto mi avessi pregato, più presto ti avrei esaudita, ma quanto domandi ti è concesso”. Lei attese l’indomani e si precipitò in chiesa per confessarsi. Il francescano Arnaldo, suo parente e cappellano del vescovo, ne raccolse il pentimento e da quel momento la seguì nella preghiera e nelle sue speciali esperienze mistiche.
Angela, di punto in bianco, prese a vivere in penitenza, coltivando il distacco dalle cose, dagli affetti e dall’amor proprio, attirandosi le critiche dei familiari. Il marito rifiutò il cambiamento di vita della moglie, prima così desiderosa d’apparire in pubblico, ed ora riflessiva e dimessa nel vestire. Gli otto figli e i parenti più stretti l’insultavano e la schernivano. Rimasta vedova, Angela, superato il dolore, si dedicò completamente ad una vita di povertà e penitenza, fece voto di castità, regalò i suoi migliori vestiti, vendette i suoi beni e distribuì il ricavato ai poveri, poi si ritirò in solitudine con una sua amica, Masazuola, dedicandosi soprattutto alla cura dei lebbrosi.
Nell’estate del 1291, sei anni dopo la conversione, vestì l’abito del Terz’Ordine francescano. Qalche mese dopo si recò in pellegrinaggio ad Assisi, ma giunta a Spello, all’incrocio di tre strade, dove sorgeva la cappella dedicata alla Santissima Trinità, sentì la presenza dello Spirito Santo che l’accompagnò durante il resto del viaggio parlandole.
Giunta alla Basilica di San Francesco d’Assisi, non udì più voci e, sentendosi abbandonata, cominciò a gridare disperata: “Amor non cognosciuto, perchè me lasi?”. Ciò suscitò concitazione nei fedeli presenti ed il rimprovero di Frate Arnaldo che solo in seguito apprese l’esperienza misitca vissuta da Angela. Nacque così il Memoriale che la terziaria dettò al religioso dal 1292 al 1296. In esso Angela disse di aver percorso trenta passi o gradini, divisibili in tre serie dalla trasformazione, quando l’anima si unisce con Dio e ha un grande sentimento e grandi dolcezze, alla “notte dell’anima”, vissuta con sofferenze, tormenti fisici e spirituali, sino all’unione perfettissima con Dio quando l’anima gusta cose altissime, “tali che non possono esprimersi né con parole né con pensieri”.
Morì a Foligno il 4 gennaio 1309, dopo aver fondato un cenacolo di vita spirituale, e fu sepolta nella Chiesa di San Francesco. Le fu attribuito il titolo di Beata senza processo canonico, e il culto venne convalidato nel 1701 da Clemente XI. Pio XII la definì “la più grande mistica francescana”, Papa Francesco l’ha proclamata Santa.
Autore articolo: Angelo D’Ambra