Un banchetto alla corte di Domiziano

Quest’episodio dell’età di Domiziano è tratto da “Storia romana”, opera di Dione Cassio, compendiata da Giovanni Xifilino, un monaco dell’XI secolo. Un banchetto lugubre col quale l’Imperatore si divertì a spaventare i suoi ospiti.

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Ecco come Domiziano trattò i principali tra senatori e cavalieri invitati a cena. Fece preparare una sala, di cui il soffitto, le mura, i pavimenti eran tutti neri, e le seggiole dello stesso colore. I commensali vennero introdotti di notte, senza essere accompagnati da nessun proprio familiare. Primieramente innanzi a ciascuno d’essi fu posta una picciola colonna pari a quelle che si costuman mettere su le tombe, e su cui vedevasi scolpito il nome di chi la teneva davanti, con una lampada eguale a quelle che si sospendon nei sepolcri. Dei giovani schiavi nudi, col corpo annerito, simiglianti a fantasmi, entraron nella sala, ed eseguirono intorno a commensali lugubri danze, sdraiandosi poscia alle loro piante. Allora fu apportato quanto per uso si serve nei funebri pasti, e tutto era nero al pari del vasellame. Compresi da timore e tremanti, s’aspettavano tutti di essere tra non guari sgozzati, e lo spavento n’era aumentato ancor più dal silenzio che loro regnava intorno quasi fossero già morti, da discorsi di Domiziano, il quale, per sollazzarsi, non favellava se non di morti e d’assassinii. Finalmente accommiatatili, dopo d’aver rimandati indietro i loro familiari che li aspettavano nel vestibolo, fece accompagnarli da sconosciuti, alcuni in lettighe, altri in carri, da farli agghiacciar dal timore. Non appena giunti nelle proprie case, ed in quella appunto che cominciavano a respirare, furono avvertiti qualcuno chiederli da parte dell’imperatore. Allora si credetter perduti; ma eran messi di Domiziano, che portavan successivamente uno la picciola colonna onde ho parlato e che era d’argento; un secondo, uno dei vasi serviti nel pasto; un terzo, qualche altro oggetto, prezioso artisticamente lavorato; da ultimo riceverono, ma lavati e abbigliati, gli schiavi che avevan rappresentata la parte di spettro e li avevano serviti. In tal guisa, passaron tutta la notte in timore, ricevendo successivamente parecchi doni.

 

 

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