Un cardinale contro Urbano VI

Il Cardinale Bartolomeo Mezzavacca apparteneva ad un’antica famiglia proveniente da Parma che ottenne la cittadinanza bolognese nel Trecento.

 

Bartolomeo nacque da Guglielmo e Tramontana de Garisenti, si laureò in diritto civile e canonico ed ottenne una cattedra di diritto canonico nel 1371 a Bologna. Passato a Roma, nel 1376 fu promosso da Papa Gregorio XI al vescovato di Ostuni e Rieti. Fu invece Urbano VI a farlo Cardinale, col titolo di San Marcellino, il 18 settembre del 1378.

Fu ambasciatore romano nella Napoli di Carlo III di Durazzo. Il suo compito era far sì che il sovrano rispettasse l’accordo preso col pontefice cedendo il Ducato di Capua e di Amalfi a suo nipote Francesco Butillo. Tuttavia il Cardinale Mezzavacca non era affatto favorevole ai propositi del Pontefice, anzi, a differenza del Cardinale Caracciolo e del Cardinale Donati che lo accompagnavano, sconsigliò il re di concedere il ducato ad un giovane che considerava perduto in mollezze e lusso. Non rientrò a Roma, restò invece a Napoli dove era entrato nelle grazie del re, mentre Urbano VI sceglieva di mettersi alla testa di un’armata per prendersi con la forza ciò che voleva.

Il 19 aprile del 1383, il papa, raggiunse Napoli, scomunicò Carlo e sua moglie portando lo scompiglio nel regno, armando i Conti di Sant’Angelo, Corneto, Sant’Agata, Caserta e San Severino contro i loro sovrani, e il 26 maggio del 1384 si trasferì a Nocera, dominio di suo nipote, dove stabilì la sua residenza. La città fu cinta d’assedio per tre giorni da parte dei Durazzo, al quarto i Conti di Sant’Agata e Caserta, scapparono a Scafati, costretti dalla fame e dalla sete, ma anche qui furono assediati e poi fatti prigionieri assieme a Francesco Butillo.

In quest’arco di tempo aveva già privato della dignità cardinalizia il Mezzavacca che ora faceva di tutto per screditare l’autorità pontificia. Chi a Roma – sei cardinali in tutto – s’era detto contrario alla spedizione pontificia, fu imprigionato in una cisterna nel gennaio del 1385 e Mezzavacca, timoroso, fuggì ad Avignone presso l’antipapa Clemente VII.

Urbano VI, mediante la tortura, aveva strappato ad alcuni cardinali una falsa confessione in cui s’ammetteva l’esistenza di una congiura contro di lui al fine d’accusarlo d’eresia e quindi consegnarlo al re di Napoli. Tuttavia, vedendosi sopraffatto dalle armate dei Durazzo, si decise a fuggire. Il 7 luglio del 1385 raggiunse navi genovesi che lo attendevano a Bari e, toccando prima Messina e poi Corneto, riparò a Genova. Intanto i fedeli al Pontefice, nei suoi domini romani, continuavano ad imprigionare tutti coloro che, a diverso titolo, sembravano impelagati nella congiura. Secondo alcune fonti però, in molti erano a favore del Mezzavacca, che alla morte di Urbano VI, quasi finì per essere eletto papa da alcuni cardinali riunitisi nel Castello di Luzzara. Come si sa ad Urbano VI seguì Bonifacio IX.

Il nuovo papa reintegrò il Mezzavacca col titolo di San Martino ai Monti e gli affidò le legazioni di Genova e Viterbo, poi lo nominò Canonico di Santa Maria Maggiore, di San Colombano, di Santa Maria della Pieve di Cento e di San Giovanni in Persiceto.

Ammalatosi, morì il 29 luglio 1396 a Roma e fu sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: L. Frati, Il card. Bartolomeo Mezzavacca e lo scisma d’Occidente

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