Un torneo cavalleresco a Bologna

Quello che segue è il testo della “Descrizione di una giostra che ebbe luogo il 5 marzo del 1710” estratto da Giuseppe Guidicini in Miscellanea storico-patria di Bologna.

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Risolsero i cavalieri bolognesi di dare un saggio non tanto della loro inclinazione alle azioni cavalleresche, quanto di mostrare alta gratitudine de’ loro animi verso la clementissima sua propensione nell’incoronare il genio del paese. Si proposero quindi far risorgere e mettere a nuova prova il valore e la magnificenza de’ loro antichi tornei, per tanti anni gettato in un vergognoso abbandono a causa del rigor de’ passati Governi, furono essi secondati dalla generosità del Confaloniere degli Anziani i quali oltre i due premi destinati per la Giostra al rincontro dalla sempre onorata memoria dei Nobili Franchini e conte Vincenzo Ercolani, che consistevano in due collane d’ oro, assegnarono per la giostra alla Quintana una fruttiera d’ argento di bellissimo lavoro a basso rilievo. Pubblicarono quindi i capitoli per la detta giostra che doveva aver luogo li 23 pel rincontro, e il 25 per la Quintana. Nel tempo prefisso si diede principio a formare il campo nella Piazza Maggiore nel mezzo della quale si piantò la Lizza, che fu attorniata da gran numero di palchi destinati alla nobiltà nel luogo solito e cioè rasente le scale di S. Petronio. Restava pel popolo tutto il resto della piazza oltre il numero delle finestre, che tutte venivano decorate con maestria per rendere più comodo il godimento di tale rappresentazione.

Dacchè furono inalzati i palchi de’ nobili adornaronsi di damasco cremisi con squisito gusto e vaghissimo addobbo, e quelli pel popolo furono in parte dipinti a marmo, e parte ornati in panno torchino con guarnizione gialla il di cui assieme consonava a meraviglia con tutto il resto rendendone piacevole la vista.

Giunta l’ora prefissa e cominciato l’arrivo delle dame nei palchi, mostraronsi nel campo i due capo Lizza che furono Allessandro Sampieri, ed il Senatore marchese Paolo Magnani, i quali vestiti con abiti ricchissimi di gran parata sopra cavalli nobilmente bardati, venivan da sei staflieri ognuno de’ quali indossavano ricche livree passegiarono pel campo onde assicurarsi che tuttto era regolarmente disposto. Riempitosi i palchi di un numero strabocchevole di dame, e recatisi gli Anziani a prendere da’ suoi appartamenti il Cardinal Arcivescovo, recaronsi ognuno ai posti distinti a loro destinati. In pari tempo allo squillar delle trombe comparve in campo incontrato dal suacennati capi Lizza il Senator conte Alamanno Isolani armato di tutto punto con richissimo cimiero in capo, preceduto da due trombetti, quattro paggi a cavallo, e sei staflìeri a piedi con livree color torchino di panno finissimo guernite di un richissimo gallone d’oro da coprirne quasi tutto il panno, con penne nei capelli. Questi erano preceduti da quattro cavalieri accompagnatori che furono il conte Allessandrd Pepoli, il conte Ercole Aldrovandi, il conte Cornelio Malvasia ed il conte Leonillo Spada, poi dai padrini che furono il Senatore conte Girolamo Bentivogli ed il Senatore Francesco Ghisilieri. Questi due padrini erano seguiti da sei stallieri ciascuno indossando le proprie livree, dai quattro accompagnatori, per cui vedendoli così tutti uniti ed ordinati formavano un magnifico assieme di splendidissimo apparecchio per la varietà de’ colori e per la richezza de’ vestiti.

Comparve poscia il secondo campione che fu il conte Camille Grassi al quale servivano da padrini il marchese Paris Maria suo fratello ed il cavaliere Antonio Cedronelli, e gli accompagnatori furono il cavaliere figlio del marchese Senatore Albergati, il conte Giosefîo Malvasia, il conte Lupari Ferri, e Alberto Budrioli. L’ impresa di questo campione fu rossa come pure le livree guernite di velluto verde di una bellezza senza pari, e tutto il resto a guisa dell’altro campione.

Fu questi seguito dal terzo campione Antonio Amorini Bolognini, ipadrini del quale furono il conte Francesco Ranuzzi, il marchese Antonio Albergati, e gli accompagnatori il conte Giovanni Nicolò Tanara’, Macarani Armanne, il marchese Francesco Zambeccari, ed il marchese Ercole Bevilacqna il qual’ ultime spiegò una superbissima livrea di panno color d’ oro crinosa d’ argento guernita di velluto verde.

Il quarto campione fu Giovanni Paolo Belli che ebbe per padrini il marchese Filippo Bentiv0gli juniore, il conte Filippo Marsili, e per accompagnatori il conte Girolamo Bolognetti, il conte Annibale Ringhiera, il conte Vincenzo Vittori ed Alberto Gandolfi. Spiegò questi una livrea che armonizzava col color bianco da lui scelto per divisa guernita con balza vellutata bianco e ore. Non dissimile agli altri fu il di lui seguito, siccome quello de’ suoi padrini, e la comparsa riuscì magnifica emeravigliosa, basti il dire che fra cavalieri, padrini, staffieri ed altro, il numero componente le quattro brigate ammontava a180 persone, per cui ben a ragione può assicurarsi che in tutta Europa non viddesi mai comparsa più sorprendente, si per la ricchezza delle montature, quanto perla qualità de’ personaggi che vi presero parte potendosi valutare la spesa di ognuno di essi ammontare a mille luigi, somma abbastanza rilevante per quei dì, senza valutare tutte le altre spese risguardanti i palchi ed altro.

Unitisi tutti quattroi campioni si diè principio alla Giostra ildicui premio sarebbe toccato se fosse stato da’ suoi padrini notato un due nell’armatura del Gandolfi che gli correva contro, per cui invece rimase vincitore Antonio Amorini portando via il premio con tre punti. La sera vi fu gran festa da ballo in casa Isolani avendo cosi concordato i cavalieri fra loro, e cioè che vincendo la giostra Isolani ed Amorini si sarebbe fatta in casa Isolani, e se invece 1’ avesse vinta o Grassi o Gandolfi si sarebbe fatta in casa Grassi.

Ai 25 di febbraio vi fu la Giostra alla Quintana premio della quale fu una bellissima fruttiera d’ argento in basso rilievo, ove comparvero in piazza i sette seguenti cavalieri vestiti magnificamente parte di broccato, parte di velluto cremisi guernito d’oro con le loro livree ricchissime, ma differenti affatto da quelle servitesi nella Giostra al Rincontro. I cavalieri furono nella prima squadra Gio. Paolo Gandolfi padrinato dal conte Filippo Marulli, Antonio Malvezzi dal marchese Antonio Albergati, ed il senatore Isolani dal conte Francesco Ranuzzi.

Nella seconda squadra, Antonio Ghisilieri dal conte Codronchi, il conte Camillo dal marchese Paris Grassi, il conte Gio. Nicolò Tanara da Allessio Ruini.

I capi Lizza furono gli stessi del Rincontro come pure i giudici.

Della prima squadra principiò a correre Gio. Paolo Gandolfi che in due volte fece sette punti.

Antonio Malvezzi due.

Senator Isolani sei.

Antonio Amorini quattro.

Della seconda squadra:

Antonio Ghisilieri ebbe punti sei.

 Camillo Grassi quattro.

Gio. Nicolò Tanara due.

Per cui restò vincitore Gio. Paolo Gandolfi con sette punti, e la sera vi fu gran festa a norma del prestabilito in casa del Grassi. Ai 26 di febbraio fu fatta l’estrazione del nuovo Gonfaloniere e ne sorti il signor conte Allessandro Pepoli, e ciò avveniva per la prima volta. Il dopo pranzo diede una sontuosa colazione alla famiglia di Palazzo ammontante a numero 52 persone.

Era tutta roba di prezzo collocata in canestri benissimo dipinti a scacchi d’ argento e nero, con banderuole di seta, e vagamente miniate ove sul davanti venivano conficati cigni di stucco inargentati bellissima impresa di questa nobil famiglia, 01tre a due vitelli bardati con tocca in argento.

La nobiltà fu servita d’ abbondantissimo cioccolatte tutte tre i giorni del ricevimento in casa Pepoli. L’ultimo giorno fu veduta la colazione datasi ai tedeschi delle guardie collocata entro le canestre in numero di ottantacinque portate, come pure numero 12 barili di vino tutti pure dipinti a scacco d’argento e nero, numero 6 canestri di pane, numero 6 con insalata, olio, aceto e pepe, li con entrovi oche, la con galline, 4 con polli d’India, 4 con capponi.

Poi due castrati, sei vitelli, sei formaggi parmiggiani, 4 prosciutti, li salami, gavette di salciccia fine, numero 2 canestri con minestre di varie sorta, numero 2 porci grossi con bardatura in argento, tutto il resto vagamente collocato ed omato pure in canestri.

Uno sturione di libbre 50.

Faggiani morti una canestra piena.

Idem vivi in una gabbia. Quaglie vive in due gabbie. Altri uccellami in canestre.

Dodici pernici in una canestra oltre ad altre vive in gabbia.

Un bacile di trotte fresche.

24 fiaschi d’oglio finissimo.

Questo complesso principesco destò 1’ ammirazione ed il plauso di tutto il popolo che era presente al passaggio di questo trasporto solenne che dal palazzo Pepoli recavasi alla sua destinazione.

Il primo di marzo poi il Confaloniere, fece la sua entrata solenne accompagnato dagli Anziani che furono:

Conte Allessandro Pepoli.

Pietro Antonio Piastra dottore di Giustizia.

Conte Seghizzo Gambalunga.

Gioseffo Malvezzi.

Conte Rizzardo Isolani.

Marchese Filippo Maria Bentivogli.

Marchese Banzi Maria Grassi.

Marchese Francesco Zambeccari.

Conte Ercol Aldrovandi.

L’ingresso di questo Gonfaloniere riuscì splendidissimo. Aveva trenta servi con livrea ‘elor scarlatto cremisino trinato a più liste di velluto torchino gallonato d’argento con cami’s’ole dell’istesso velluto con finimenti d’argento, calze di seta, collare, e manichetti di pizze finissimo, capelli orlati di galloni d’argento. Aveva inoltre quattro paggi colla stessa livrea meno che le camiciuole erano di broccate, e due trombetti del pari con trombe d’argento, e con penach ricamati con l’ armi del Gonfaloniere. Il palazzo Pepoli rimase aperto ed alla vista del popolo perché potesse ammirarne l’immensa magnificenza e ricchezza.

Agli appartamenti del primo e secondo piano si ascendeva per una scala a chiocciole, che portava subito ad una sala adobbata di paesi a prospettiva di buona mano. Poi si entrava in anticamera adobbata di broccati di Venezia, e di qui si passava in quattro camere coperte d’ arazzi, e poscia in otto pure adebbate in damasco cremisi con sedie del pari; poi si passava in altra adobbata di damasco cremisi con quattro scarabattoh’ ai lati ripieni di preziosissime galanterie in porcellana chn’soh’di Mente. Si arrivava poi nelle stanze dell’Alcova adobbata di vellute fend’oro con cortine di velluto cremisi foderate di broccati con altissime frangie d’oro, con coperte del letto e sedie aventi i lati adorni di ricchissimi ricami. Di qui si passava in due altre camere adobbate di damasco cremisi con altissime trine e frangia d’oro, e passate queste si arrivava in un’altra sala ove era aperta la magnifica Capella fregiata di un preziosissimo relequiarie d’ore masiccie, e piene d’insigm’ reliquie. Di qui si entrava in una gran camera adobbata di damasco cremisi con trine d’oro, e bellissime sedie in velluto tutte trinate d’oro con fusti parimente dorati. Si entrava in altra camera adobbata di velluto sopra ricco fondo d’oro, con sedie del pari con fusti intagliati che rappresentavano draghi, e cigni di meravigliosa bellezza. Poi si passava alla stanza detta il giardino, ove si vedeva un’ addebbo di velluto torchine ricamate a fiori naturali di bellissima fattura con sedie broccate d’ oro. Tutte queste stanze erano adorno di bellissimi specchi, pitture, ed argenterie, con orologi cesellati, e con ornamenti tanto ne’ cammini che nelle porte di preziosissimi marmi, e coi paracàmini e le porte dipinte alla chinese. Di qui si scendeva al pian terreno ove vedevasi un appartamento composto di dodici stanze tutte addobbate di pitture, con portiere, e sedie di damasco verde, fra le quali eravi lo studio del fu cavaliere Cornelio ricco di libri rarissimi. Si passava finalmente alla scuderia ove si contavano 48 magnifici cavalli, e nella stanza attigua 22 selle coi suoi finimenti tutti montati in ore e broccati, pelle di tigre che servivansi per le bardature dei cavalli, nonché un certo numero di briglie montate in argento, e tutto questo apparato sontuoso veniva custodito da molti uomini fatti venire dalle sue possidenze. Quivi il Gonfaloniere Pepoli condusse il Cardinale Arcivescovo, il quale vedendo si tanto lusso disse non mostrarsene meravigliato, dacchè sapeva quanta magnificenza e ricchezza trovavasi in casa Pepoli, e ciò per aver ospitato Gregorio XIII che aveva data una sua nipote in moglie a Girolamo Pepoli di preferenza a molti altri illustri Principi.

Dopo questa breve ma necessaria digressione diremo, siccome fatto il Gonfaloniere la sua solenne entrata, gli Anzianivollero mostrare la loro generosità col disporre per due premi per la Giostra al Rincontro una grandissima fruttiera d’argento e due piccole per quella alla Quintana, ordinando si riadobbasseroi palchi siccome alle solite costumanze e cosi il 2 marzo precorso l’invito a tutte le nobiltà comparvero in piazza i quattro cavalieri, i loro padrini ed accompagnatori, come fu più sopra accennato, mancandovi il solo conte Scipione Pepoli ad accompagnarli per imprevista indisposizione, che fu surrogato dal conte Angelo Malvezzi. Comparvero adunque il Senator Isolani ed il conte Camillo Grassi insieme dalla parte della via Clavature, ed il conte Antonio Amorini e Gio. Paolo Gandolfi dal Canton de’ Fiori e dopo aver passeggiato pel campo cominciarono le carriere. Il Senator Isolani si spiccò contro il Grassi, 1’ Amorini contro il Gandolfi. Ne sorti vincitore l’ Amorini, e la festa da ballo fu data dall’Isolani.

Il terzo di dello stesso mese vidersi pieni i palchi di dame, comparendo per la Giostra alla Quintana i sei soliti cavalieri riccamente vestiti, mancandovi il Senator Isolani per certa incomodità sopravenutagli al quale fu sostituito il Ghisilieri che riportò il premio di due fruttiere d’argento, dando poi la sera in sua casa una magnifica festa dove pure intervenne il Cardinal Legato.

In quel giorno i signori Anziani invitarono a pranzo i tre cavalieri vincitori delle Giostre, cioè Amorini, Gandolfi e Ghisilieri e le nobilissime dame marchesa Campeggi, Ercolani, Malvezzi, ed Angelelli. Il Cardinal Legato diede in palazzo per tre mattine consecutive lautissimo rinfresco alle dame che vi si portarono vestite in gran parata colla maschera in mano, che furono servite da sei cavalieri scelti da sua Eminenza, e cioè il conte Legnani Ferri, Alamanno Tanara, conte Allessandro Fava, Cornelio Malvasia, Lodovico Boccaferri, conte Mellara.

Cosi ebbe termine il carnevale di quell’anno, che non ricordasi esserne mai stato uguale per magnificenza, lusso ed allegria non solo, ma ben ance per non essere accaduto il ben che minimo disordine e contratempo. Ebbero pur luogo magnifici corsi per strada Stefano con generale soddisfacimento e col giornaliero intervento del Cardinal Legato, con treno a sei cavalli. Furonvi poi feste per molte case di cittadini, mascherate bellissime e ricchissime e talmente regolate che perfino in quelle degli secolari, che solevano essere le più licenziose fu osservata una severità senza pari e da meritargli il plauso universale. In due teatri eravi Opera in musica ed uno in prosa, e la principale lode fu dovuta al Cardinal Legato che in tempi si tanto lacrimevoli e quasi di carestia, cercò di tener vivo quello spirito che mai sempre predominò negli animi del popolo Bolognese.

 

 

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