Una vicenda incredibile a Trani nel 1094

Il 20 maggio 1094, attraverso una delle porte di Trani, un forestiero, un giovane greco, di diciannove anni, di nome Nicola, entrò all’interno delle mura della città.

Nessuno degli abitanti conosceva chi fosse, da dove provenisse, e quale fosse il suo passato. Dalla maniera con la quale era vestito e dal fatto che, inspiegabilmente, portava con sé una lunga asta a forma di croce greca, molti compresero che era un greco e che doveva essere un tipo strano. Fatto sta che inizialmente Nicola non diede una buona impressione, dal momento che i tranesi “cominciarono a considerarlo poco sano di mente e molti, […], lo trattavano con scherno e disprezzo, quasi fosse un pazzo” (Adelferio, De S.Nicolai adventu Tranum eiusque obitu, in Gerardo Cioffari, S.Nicola pellegrino, patrono di Trani e dell’arcidiocesi, Barletta 2014, pp. 136-7). In ogni caso questo forestiero, per la sua assoluta originalità, catturò immediatamente l’attenzione di tutti.

Nicola si mosse all’interno della città per soli tre giorni, senza compiere nulla di eclatante, senza realizzare alcuna azione, che potesse far gridare al miracolo, e senza fare nulla, che potesse favorire materialmente la gente, i poveri del posto.

Eppure il quarto giorno della sua permanenza a Trani, allorché il giovane cominciò la sua agonia, avvenne un fenomeno inspiegabile: un gran numero di tranesi cominciò incessantemente a frequentare la casa dove era allettato. Al suo funerale, celebrato verosimilmente il successivo 3 giugno (essendo deceduto il giorno precedente), l’intera popolazione partecipò con grande commozione: “[…] tutti [in chiesa] si avvicinavano per baciargli con grande devozione le mani e i piedi” (Ivi, p. 140).

Alla luce di quanto detto inizialmente questa reazione emotiva dei tranesi appare incomprensibile. In quel tempo Trani era piena di religiosi, anche di santa vita, ma nessuno aveva mai attirato, nemmeno lontanamente, tanto affetto. Adelferio, testimone oculare di questi fatti, nella sua cronaca registrò questa reazione inattesa, scrivendo: “E chi potrebbe dubitare che il primo e il più grande dei miracoli [operati da Nicola] fosse proprio in questo: che una così grande folla di uomini e donne partecipasse ai funerali di un forestiero e pellegrino, che almeno fino a quel momento non aveva compiuto alcun segno straordinario” (Ibidem). Il biografo, però, non provò a dare una qualche giustificazione a questa reazione, così incomprensibile.

Vi è un’altra questione: come è possibile che un giovane di diciannove anni, apparentemente in buona salute, si ammali fino a morire in pochi giorni? Uno dei biografi di Nicola spiega la prematura morte del giovane, quale conseguenza delle continue violenze subite nel corso della sua breve esistenza, spiegazione che appare condivisibile.

Quanto alla reazione sorprendente dei tranesi siamo convinti che l’unica spiegazione possibile sia la seguente.

Dopo l’iniziale reazione di fastidio da parte della gente Nicola finì col conquistare i cuori di tutti. I tranesi rimasero profondamente impressionati da Nicola, non per quel che fece, ma per il suo modo di essere. I suoi modi erano qualcosa di radicalmente nuovo, di diverso dal solito, rispetto all’esperienza quotidiana di tutti. Questo giovane appariva completamente avulso dalla realtà, dal mondo materiale, grazie al fatto che in Grecia aveva vissuto da asceta, secondo modalità estreme. Nicola apparve agli occhi dei tranesi letteralmente come una figura angelica, come qualcosa che non rientrava nei canoni correnti, sia pure di natura religiosa. In definitiva la gente del posto rimase abbagliata dalla semplicità, del tutto inusitata, dall’innocenza puerile, dall’apparente follia di questo giovane, che viveva con la mente interamente calata in un’altra dimensione. Il fatto che in città nessuno conoscesse nulla di Nicola fu un ulteriore elemento che colpì l’immaginazione dei tranesi. Quel che è certo è che, infine, tutti a Trani intuirono che doveva trattarsi di un personaggio straordinario.

A quanto pare, fin da subito, intorno al suo sepolcro avvennero fenomeni inspiegabili. Pochi anni dopo la sua morte Nicola fu proclamato santo a furor di popolo. Urbano II non poté che accogliere la richiesta del vescovo di Trani, Bisanzio, di annoverarlo tra i santi della cristianità. In suo onore il vescovo avviò la costruzione di quel gioiello dell’architettura gotico-pugliese, che è la cattedrale di Trani.

È appena il caro di ricordare che proprio in quel tempo, particolarmente nel sud Italia, il mondo latino era in conflitto latente col mondo greco. Il grande retaggio greco, ancora profondamente radicato nel sud Italia, aveva però già da tempo cominciato a regredire. Sullo sfondo di questo contrasto insanabile, un giovane greco si impose, in una maniera a dir poco incredibile, come patrono di Trani, senza che i vertici della Chiesa latina avessero nulla da obiettare.

Alla luce di questa realtà del tempo, ci sembra interessante notare che Nicola aveva lasciato la Grecia con l’unico intento di recarsi a Roma. Probabilmente indugiò a lungo in Puglia, perché vi aveva trovato un ambiente non molto dissimile da quello della madre patria. Non sembra un caso che dal Salento si fosse diretto direttamente a Trani, città di cultura ancora profondamente greca, senza fermarsi in altri luoghi. A nostro avviso la vicenda di Nicola di Stiro, passato alla storia come Nicola il pellegrino, è una delle più affascinanti ed emblematiche di quel tempo.

 

 

Autore articolo: Edoardo Spagnuolo

Bibliografia: Il presente testo è stato pubblicato in “Lo scudo e la spada. Quaderni di divulgazione storica”, n. 8 – dicembre 2021, col titolo “Una vicenda incredibile a Trani nel 1094. La possibile soluzione di un mistero”.

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