Dagli Angiò agli Aragonesi, gli scultori della transizione

Il passaggio di potere dagli angioini agli aragonesi nell’Italia meridionale ebbe grande influenza sull’arte. Sul gotico francese si innestò il gusto catalano per forme piene tra fantastico e realistico. Fu lo scultore dalmata Francesco Laurana ad introdurre questi nuovi schemi a gloria di Alfonso d’Aragona nell’Arco Trionfale eretto a Napoli nel 1458 in mezzo a due cilindrici bastioni angioini. Laurana era nato a Vrana nel 1430 ed era giunto a Napoli, ancora ventiduenne, dopo un passaggio a Venezia nella bottega dei Buon.

La sua arte incontrò in città le capacità tecniche dell’architetto Guglielmo Sagrera, di Palma di Maiorca. Questi lavorò all’Arco con l’idea di riproporre quelli trionfali dell’antica roma, ed il connubio con le sculture di Laurana risulta senz’altro vivace. Le immagini scolpite in altorilievo de L’Ambasceria tunisina e dei Trombettieri a cavallo, per esempio, sprigionano una rude espressività carica dello spirito religioso ancora medievale, diremo.

In effetti tutto sembra rievocare quella cultura artistica dell’area catalana assai vicina a quella della Provenza in cui Laurana soggiornò per un periodo che precede il 1467. In quell’anno si recò in Sicilia, lavorando al Ritratto di Eleonora d’Aragona, oggi conservato presso il museo di Palermo. E’ una testa slanciata, dai tratti morbidi ma serrati nelle linee dei contorni che circoscrivono il volto. Si è ravvisato in questo lavoro anche l’influenza di Piero della Francesca che Laurana conobbe ad Urbino. Gli stessi tratti sono riconoscibili nelle Madonne di Santa Barbara, di Santa Maria di Materdomini e di Sciacca che lo scultore realizzò in successivi soggiorni a Napoli e Sicilia.

In queste terre però operarono altri grandi maestri della scultura. Uno è lo svizzero Domenico Gagini, l’altro è il  Giuliano da Maiano. Il Gagini morì a Palermo nel 1492.

Era in città dal 1463 e vi si era rapidamente imposto con la sua operosa bottega d’arte guadagnandosi l’appellativo di “Mastru Duminicu marmuraru”. Allievo del Brunelleschi e profondamente influenzato da Lorenzo Ghiberti, a Napoli è partecipe col Laurana delle sculture dell’Arco Trionfale. Qui realizzò la Temperanza, la Madonna custodita nella Cappella Palatina del Castello, ed il portale marmoreo della Sala dei Baroni.

In Sicilia il Gagini realizzò due statue della Madonna col Bambino conservate una a Castelvetrano nella chiesa dell’ex convento di San Domenico, e l’altra a Salemi.

Del fiorentino Giuliano da Maiano ricorderemo le sculture di Porta Capuana e di Porta Nolana, benchè eresse una villa per il Duca di Calabria, il futuro Alfonso II d’Aragona, a Poggioreale in classico stile rinascimentale, con i suoi allievi Pietro ed Ippolito Donzello, che oggi è andata completamente persa.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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