La bellezza del Duomo di Amalfi

Il Duomo d’Amalfi, col suo splendore, è testimonianza della grandezza politica, militare e commerciale che la cittadina costiera ha avuto nella storia. Fondato nel IX secolo, quando la Repubblica Marinara cominciò ad affermarsi come potenza nel Mediterraneo, esso sorge sulla cima d’un’alta scalinata che rende solenne la facciata in marmi policromi dominata dal mosaico, ricco di forme e luminosi colori, rappresentante Cristo in trono in mezzo agli Evangelisti.  Ampliato nel X secolo, rifatto nel Duecento in forme arabo-normanne e ricostruito tra Settecento e Ottocento nelle forme barocche, presenta oggi pochi elementi originari. Tra questi vi è il campanile in stile romanico: iniziato nel 1180, esso è costituito da un piano di bifore, uno di trifore e da un coronamento arabeggiante con torricelle ed archi intrecciati.

Un atrio gotico a fasce marmoree bianche e nere introduce il visitatore al chiostro del Paradiso, una incantevole costruzione del Duecento influenzata dallo stile arabo. Vi sono esposti vari sarcofagi e resti d’età bizantina; da qui si accede alla Basilica del Crocifisso. Nucleo originale della Cattedrale, è oggi sede del Museo e conserva pezzi di grande valore come la mitria angioina di Ludovico, figlio di Carlo II e vescovo di Tolosa, ornata di 20.000 perle e numerose lamine d’oro e gemme. Interessante è anche il Toson d’oro, massima onorificenza cattolica,composto da una maglia a larghe placche d’oro con fiordalisi e immagini di sant’Andrea che si chiude con un rubino da cui pende il caratteristico vello del caprone.

Dal portale con imposte bronzee fuse a Costantinopoli nel 1066, come si legge in un’iscrizione, si accede all’interno del Duomo. Vi troviamo una struttura, a croce latina con tre navate. Le tele presenti nella navata centrale sono di discepoli del Solimena e rappresentano la Flagellazione, la Crocifissione, il Miracolo della Manna e la Deposizione nel sepolcro di Sant’Andrea.  Ancora il santo è protagonista delle tele laterali del transetto, opera del Castellano, che raffigurano la Vocazione e la Pesca miracolosa. Sull’altare centrale vi è la tela intitolata Sant’Andrea in Croce del pittore Andrea D’Asta. Sul lato destro del transetto, la Cappella delle reliquie conserva appunto i resti di numerosi santi portate ad Amalfi dai suoi cittadini, mentre al cento, sull’altare, è collocata una statua della Vergine, dinanzi a cui andò in estasi Sant’Alfonso dei Liguori. Le nicchie laterali conservano un busto reliquiario di Sant’Andrea e la raffigurazione della bara di Gesù morto che viene utilizzata per la processione del Venerdì Santo. Ancora da notare è la croce di madreperla portata da Gerusalemme dai marinai amalfitani.

Nella cripta, risalente al 1253, sono custodite le reliquie dell’apostolo Andrea, qui trasferite nel 1208 dal cardinale di Amalfi dopo un pellegrinaggio in Terra Santa. Il corpo e le ossa di Sant’Andrea, primo discepolo di Gesù, attirano folle di pellegrini provenienti dal mondo cristiano ortodosso. Il Santo infatti evangelizzò la Grecia e la Russia. Le forme odierne della cripta sono quelle assunte nel Seicento con Filippo III, la statua di oltre due metri, pesante otto quintali, è in bronzo ed è opera di Michelangelo Naccherino, mentre l’altare centrale è opera di Domenico Fontana. C’è anche la mano di Pietro Bernini, papà del più noto Gian Lorenzo, che realizzò le statue marmoree di San Lorenzo e Santo Stefano. Nella lunetta, a destra dell’organo, c’è un affresco di Aniello Falcone che ricorda l’arrivo del corpo del Santo ad Amalfi. Le ossa sono nascoste sotto l’altare, mentre la parte occipitale del capo è mostrata alla venerazione dei fedeli in talune circostanze. Sulla sommità del sepolcro vi è un’ampolla di cristallo in cui si raccoglie la manna, ovvero un liquido denso che da 750 anni appare come segno di fede.  Proprio il Santo è al centro dei festeggiamenti del 30 novembre, data in cui fu martirizzato in croce nel I secolo. Considerato il protettore dei pescatori, in suo onore si celebra anche la Festa del Patrocinio di Sant’Andrea, in ricordo di quando il santo salvò Amalfi dal saccheggio dei Saraceni di Ariadeno Barbarossa, episodio ricordato  in una delle tele del Duomo. In tali occasioni la statua in argento massiccio dell’apostolo e fratello di Pietro viene portata in processione per le vie cittadine sorretta da trenta persone.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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