Drogone e Unfredo, secondo e terzo conte di Puglia

Dopo la morte di Guglielmo Braccio di Ferro, primo conte di Puglia, una grave contrapposizione si manifestò per la prima volta tra le file dei conti normanni di Melfi. Parte di essi si schierò con Drogone, fratello di Guglielmo e signore di Venosa, altri con Pietro, destinato alla signoria di Trani: “Tutto il popolo d’Italia temeva Unfredo e suo fratello Drogone, anche se in quel tempo più ricco di essi erano un loro parente, Pietro. Egli edificò Andria e poi fortificò sulle rive del mare Corato, Bisceglie e Barletta. La sua fma aveva superato di gran lunga gli altri conti. Ma il conte Unfredo e suo fratello Drogone ne abbassarono la superbia, perchè, mentre si accinge a combattere contro di loro, perdendo… il momento propizio, viene sconfitto e fatto prigioniero” (Guglielmo di Puglia, Le gesta di Roberto il Guiscardo, Cassino 1870, vv.27-36).

Non conosciamo altro sulle modalità di questo scontro. Sappiamo però che successivamente Drogone avrebbe liberato il prigioniero e lo avrebbe reintegrato nei suoi possessi. Quindi: “…Drogone prese il potere di tutta la Puglia: anche egli… lodevole in tutto. Questi, con l’assenso di Pugliesi e Normanni, nominò il fratello Unfredo Abagelardo, conte della città di Lavello” (Goffredo Malaterra, Imprese del conte Ruggero e del fratello Roberto il Guiscardo, Palermo 2000, I, XII).

Anche Drogone riconobbe suo signore Guaimario IV, principe di Salerno: “Questo Drogone era un saggio cavaliere, singolare, temeva e aveva paura di Dio. Guaimaro diede sua figlia in moglie a questo Drogone e la dotò abbondantemente. Il conte Drogone aveva tanta devozione e fedeltà verso il Principe, che Guaimario spesso agiva contro, ma giammai poté farlo desistere dalla sua fedeltà. Nulla potè muovere Drogone, perchè facesse qualche cosa contro la volontà di Guaimario, che amava molto difendere i Normanni e dava loro molto denaro; difendeva i loro paesi e sopprimeva i loro nemici… Guaimario è lodato in tutto il mondo per la buona fama di Drogone” (Amato di Montecassino, Storia dei Normanni, Cassino 1870, I, 35).

Drogone continuò ad espandere i possedimenti della contea di Puglia e ad un certo punto respinse un tentativo di corruzione dei bizantini, che avevano promesso onori e ricchezze qualora i suoi uomini avessero lasciato l’Italia e fossero passati al loro servizio. L’offerta era molto interessante, perchè avrebbe potuto aprire delle prospettive impensabili per i guerrieri normanni, ma Drogone rifiutò. Sconfitti sul piano militare e fallito l’intento di corromperli, i bizantini passarono ad altri metodi.

Nell’estate del 1051, infatti, una congiura ben ramificata fu ordita da Argiro. I cospiratori erano riusciti a trarre dalla loro parte anche un certo Riso, cugino del conte Drogone. Nella prima decade di agosto il conte si trovava nel castello di Monte Allegro, o Monte Ilaro, cittadella che era situata tra il territorio di Troia e Bovino: “Egli era abituato il giorno della festa solenne a recarsi dall’orefice e ornare la chiesa, a digiunare e a invitare i poveri a mangiare e a dare offerte ai poveri. Avvenne che fu la festa di San Lorenzo Martire. Drogone pregò quel giorno solenne in onore del signore San Lorenzo Martire. furono approntate le cose necessarie per i poveri… Di notte si alzò Drogone per andare a celebrare la vigilia e perchè la sua devozione non fosse rivelata e propagandata, si recò tutto solo in chiesa…”(Amato di Montecassino, op. cit. III, 22). Lasciamo continuare Guglielmo di Puglia: “stava proprio per varcarne la soglia, quando un tale di nome Riso, cugino del conte e unito a lui da un vincolo sacro, nascosto dietro la porta, infrangendo il giuramento lo colpì con la spada; nell’agguato furono trucidati molti dei suoi che non riuscirono a fuggire” (Guglielmo di Puglia, op. cit. II, v. 28).

Il fratello minore di Drogone, Unfredo, prontamente informato dell’accaduto, partì immediatamente per assalire il castello e punire i cospiratori: “Unfredo Abagelardo, turbato per la morte del fratello, rivendicando per sé il titolo di conte, occupò la città che era possesso di Drogone e raggruppando intorno a sé i Normanni che erano scampati al tradimento, insorse a vendicare la morte del fratello: assediando a lungo il castello nel quale questi era stato ucciso, alla fine lo espugnò, punendo con la tortura l’omicida e i complici” (Goffredo Malaterra, op. cit. I, XIII). Tutto lascia pensare che il castello fu devastato e dato alle fiamme: “Riso fu tagliato pezzo a pezzo e furono uccisi tutti i suoi compagni…” (Amati di Montecassino, loc. cit.).

Drogone fu seppellito nel monastero della Santissima Trinità di Venosa, che lui stesso aveva fatto costruire, ma la reazione normanna fu durissima: “… il conte Unfredo per vendicare la morte del fratello, prende la funesta decisione di punire tutti coloro che vi avevano partecipato, mutilando alcuni, passando per le armi altri, molti impiccando. Il ricordo della morte di Drogone non gli consente di perdonare alcuno; gli resta scolpito nel profondo del cuore il dolore alimentato dalla morte del fratello rendendolo terribile con tutti. Sottomette molte città; i Troiani inizian oa pagare tributi al conte; gli giurano obbedienza gli abitanti di Bari, Trani, Venosa, Otranto e Acerenza”. La durissima repressione normanna, però, fu abilmente sfruttata dagli oppositori per tornare a tramare contro la presenza normanna in Italia.

 

 

Autore articolo: Edoardo Spagnuolo

Foto gentilmente concessa dal gruppo di rievocazione storica “Cives Regni Siciliae”

Bibliografia: L’articolo è il risultato di due testi, “Il secondo conte di Puglia Drogone d’Altavilla, signore di Venosa” e “Assassinio di Drogone nell’agosto del 1051”, realizzati da Edoardo Spagnuolo e pubblicati in Lo scudo e la spada. Quaderni di divulgazione storica, n.4, marzo 2019.

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