Il sito archeologico di Sepino

Punto d’incontro e di scambio di prodotti agricoli e pastorali, Sepino è un antico insediamento romano sorto quando i Sanniti, sconfitti, abbandonarono il sito in altura di Terravecchia per riversarsi nella pianura.

 

La città, in provincia di Campobasso, ha una pianta quadrangolare ed occupa una superficie di 12 ettari. Il suo massimo splendore si registrò in epoca augustea. I maggiori edifici attualmente visibili, il foro, la basilica, le terme, il teatro e la cinta muraria con le porte d’accesso, risalgono a questa fase. In un’area liberamente accessibile, il visitatore può davvero restare ammaliato. Della città sannitica di Saipins rimangono soltanto tratti della cinta muraria sul colle di Torrevecchia, a circa 953 metri di altitudine; la Saepinum romana è invece spettacolare.

 

Ciò che vediamo è quanto emerso con gli scavi iniziati nel 1950 e continuati con fasi alterne sino ad oggi. Il teatro, situato nel settore settentrionale, è l’edificio più monumentale, di esso si conservano l’orchestra e i primi due ordini delle gradinate alle quali si accede attraverso i due tetrapili. All’incrocio del cardo con il decumano si apre il foro, cioè lo spiazzo destinato agli scambi commerciali. Di fronte al foro si apre la basilica, a pianta rettangolare, suddivisa internamente da un peristilio di venti colonne sormontate da capitelli di stile ionico.

Lungo il circuito si aprono quattro porte monumentali in corrispondenza delle due principali arterie viarie, il cardo ed il decumano.

Tra di esse si segnala la “Postierla del Matese” per il miglior stato di conservazione. Si tratta di strutture ad un fornice, fiancheggiate da torri circolari, con un arco che poggia su piedritti in opera quadrata con volti scolpiti sulla chiave di volta e figure umane ai lati, probabilmente ritraenti uomini della tribù dei Germani, vinti da Tiberio e Druso, i due finanziatori della cinta muraria.

Una iscrizione commemorativa ci permette di datarne la realizzazione tra il II a. C. ed il IV secolo d.C., vi si legge: “Ti(berius) Claudius Ti(beri) f(ilius) Nero pont(ifex) co(n)s(ul) [II imp(erator) I]I trib(unicia) pot(estate) V / Nero Claudius Ti(beri) f(ilius) Drusus Germ(anicus) augur c[o(n)s(ul)] imp(erator) [II] / murum portas turris [d(e) s(ua) p(pecunia)] f(aciundum) c(uraverunt)” ovvero “Tiberio Claudio Nerone, figlio di Tiberio, pontefice, console per due volte, comandante vittorioso per due volte, fornito della potestà tribunizia per la quinta volta / e Nerone Claudio Druso, figlio di Tiberio, augure, console, comandante vittorioso per due volte / curarono la costruzione a proprie spese delle mura, delle porte e delle torri”.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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