Intervista impossibile all’imperatore Costantino

Cosa sapete di Costantino I, o Costantino il Vincitore? Probabilmente che era un imperatore romano che si è convertito al cristianesimo dopo aver visto nel cielo la famosa scritta “In hoc signo vinces”. Ma è veramente andata così? No, non è andata così. Allora chi era veramente l’imperatore Costantino? Chiediamoglielo direttamente.

 

***

“Gentili spettatori, buonasera. Oggi abbiamo con noi uno dei più grandi imperatori nella Storia romana: vincitore dei barbari, vincitore di una guerra civile, primo imperatore cristiano e fondatore di una dinastia. Il nostro ospite, come avrete già intuito, è l’Imperatore Costantino il Vincitore. Buonasera Maestà Imperiale.”
“Buonasera, però cos’è questa confidenza?”
“In che senso scusi?”
“Lei mi ha chiamato Maestà Imperiale, come un qualsiasi imperatore pagano. Lei deve chiamarmi Santità e Tredicesimo Apostolo.”
“Certo Santità, quindi lei da dove vuole cominciare con questa intervista?”
“Direi di iniziare dal giorno in cui Dio decise di accogliere in cielo quel sant’Uomo di mio padre, lasciando a me il compito di assumere il governo del Mondo.”
“Ecco, a proposito di questo, lei fu acclamato Augusto dall’esercito alla morte di suo padre, nel 306. Ma all’epoca vigeva il sistema Tetrarchico ideato da Diocleziano, per cui il compito di nominare un nuovo Cesare per le Gallie, e non Augusto, sarebbe toccato a Flavio Severo, Cesare per l’Italia e successore designato di suo padre Costanzo. La sua fu quindi un usurpazione?”
“Non fu un’usurpazione perché Dio era con me e mi proteggeva, e fece in modo che gli altri imperatori mi riconoscessero come successore di mio padre.”
“Appunto, ma il riconoscimento degli altri Imperatori fu soltanto l’accettazione di una situazione che era sfuggita al loro controllo e a cui dovevano fare buon viso a cattivo gioco. Se l’esercito di suo padre non l’avesse acclamata imperatore a Eburacum, la moderna York, sarebbe stato ugualmente il successore di suo padre?”
“Certo che sì; gli altri Imperatori non avrebbero osato andare contro la volontà di Dio nominando qualcun altro.”
“Santità, poniamo il caso che lei non potesse succedere a suo padre perché, diciamo, le era caduta in testa una tegola. Chi sarebbe stato nominato al suo posto?”
“La tegola non avrebbe avuto il coraggio di cadermi in testa!”
“Allora andiamo avanti. In Gallia lei ottiene molte grandi vittorie contro i barbari. Nel 309, mentre lei è impegnato contro i Franchi in una di queste campagne, suo suocero, l’ex Augusto Massimiano, si ribella contro di lei. Lei lo sconfigge, gli risparmia la vita, ma l’anno seguente dopo un’altra rivolta Massimiano si suicida. Santità, può dirci di più su questa rivolta e sulle sue cause?”
“Purtroppo alcune persone non riescono ad accettare quando non sono più al potere.”
“Tutto qui?”
“Sì, tutto qui. Non ricordo nient’altro che possa essere importante.”
“Davvero Santità non vuole fornire nessun altra spiegazione sul perché suo suocero si sia rivoltato a lei, fondamentalmente contro ogni logica? Solo perché non riusciva ad accettare di non essere più Imperatore? E Santità, risponda: Massimiano si suicidò o fu suicidato? [#Maximian didn’t killed himself]
“Non sono disposto a rispondere ad altre domande su quest’argomento.”
“D’accordo Santità. Nel 312 lei scese in Italia e sconfisse suo cognato, Massenzio, che morì nella battaglia di ponte Milvio. La tradizione tramanda che prima della battaglia vide una scritta nel cielo che diceva ‘In Hoc Signo Vinces’, che avrebbe ispirato sia la sua vittoria su Massenzio che la sua conversione al cristianesimo. È corretto, giusto?”
“Esattamente, fu una grande manifestazione del volere di Dio che apparve a me e ai suoi soldati, per far sapere al Mondo che Lui mi aveva scelto.”
“Allora Santità, vorrei approfondire proprio questo punto. È un caso secondo lei che secondo Lattanzio un’apparizione molto simile sarebbe stata vista da Licinio prima di affrontare Massimino Daia? È un caso che nella tradizione romana i sogni premonitori e le visioni che annunciano grandi vittorie abbiano un ruolo talmente importante, che tutti i manuali di retorica riportavano che in assenza di sogni, o visioni, lo storico può (e deve) inventarsene di sana pianta? È un caso che nella Gallia pagana, anziché di croci e visioni cristiane, la sua propaganda parlava di come la battaglia di Ponte Milvio fosse stata decisa da un esercito di cavalieri celesti discesi dall’Olimpo e guidati da suo padre Costanzo? È un caso che gli unici autori a lei contemporanei che riportano la notizia di questa visione, Lattanzio ed Eusebio di Cesarea, la riportino in modo diverso l’uno dall’altro? E infine, è un caso che uno di questi due autori ne parli solo perché lei gli ha raccontato questo fatto, giurando che fosse vero?”
“Sta forse insinuando che mi sarei inventato tutto? Dio è con me, mi protegge da quando sono nato, come ha protetto mio padre prima di me e come ha protetto i miei figli dopo di me. Perché avrei dovuto inventarmi questa Storia? Non ho bisogno di simili trucchi, non risponderò ad altre domande su quest’argomento.”
“Certo Santità. Posso chiederle esattamente quando sarebbe diventato cristiano?”
“Le mi sta facendo la domanda sbagliata, perché io sono sempre stato cristiano. Semmai la vera domanda è: quando ho scoperto di essere cristiano?”
“Va bene Santità: quando ha scoperto di essere cristiano?”
“Subito dopo la mia vittoria su Massenzio, nel 312, un anno prima di emanare l’editto di tolleranza con Licinio.”
“Posso farle presente che la monetazione presenta simboli pagani ancora fino al 325? E come fino al 318 la divinità più presente sulle monete sia il Sole, cosa che rende poco plausibile una piena conversione prima di quell’anno? E come l’editto di tolleranza verso i cristiani sia stato emanato da Galerio nel 311, e non da lei e Licinio? O anche questi Santità sono argomenti proibiti?”
“Sì, sono argomenti proibiti. Comunque lei è una persona prevenuta nei miei confronti. La Tetrarchia ha fallito, se ne faccia una ragione, e adesso al governo a sistemare i disastri di Diocleziano ci siamo io e i miei figli, quindi ci lasci lavorare e non stia sempre a gufare tutte le nostre azioni.”
“Allora posso chiederle della guerra con Licinio e del perché violò la pace con lui?”
“No, perché anche su questo avrà da ridire.”
“Santità, la morte di suo figlio Crispo e di sua moglie Fausta? È vero che li ha fatti uccidere perché avevano una relazione?”
“Non ricordo, andiamo avanti.”
“Santità, in che rapporti era con Eusebio di Nicomedia, noto sostenitore dell’eresia ariana che l’ha battezzata in punto di morte? Cosa risponde alle accuse di San Girolamo, che nel suo Chronicon sostiene che lei stesso fosse un eretico ariano, e che negli ultimi anni del suo regno avrebbe iniziato a perseguitare il cristianesimo niceno, politica quest’ultima portata avanti dai suoi figli, Costanzo II in particolare? Ed è un caso che l’autore che parla della sua vita in modo più trionfalistico sia Eusebio di Cesarea, ossia un intellettuale di simpatie ariane?”
“Eusebio era un uomo d’onore, e non sono disposto ad ascoltarla mentre lei, una persona prevenuta nei miei confronti e verso la mia politica, lo infanga in questo modo. Perciò, su questo argomento non sono disposto a rispondere a nessuna delle sue domande.”
“Santità, il massacro dei suoi fratelli e nipoti seguito alla sua morte fu davvero ordinato dai suoi figli? È un caso, Santità, che suo nipote Giuliano la odia?”
“I miei ragazzi… sono così fiero di loro. Comunque anche su questo argomento non ricordo.”
“Santità, cosa risponde a chi l’accusa di aver sperperato denaro pubblico in tangenti e donativi per costruire una base di consenso clientelare?”
“Che non sono stato il primo e nemmeno l’ultimo. E poi erano soldi miei, a loro cosa importa!?”
“No Santità, erano soldi dello Stato.”
“Quello che è dello Stato è mio, perché lo Stato sono Io!”
“Santità la ringrazio, l’intervista è finita. Può andare… [sottovoce] che gran figlio di una mignotta!”

 

 

 

 

Autore: Dario Carcano, laureato in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, è appassionato di storia e ucronie

 

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