L’assedio di Vercelli

Il 26 luglio del 1617, dopo aver sconfitto il duca di Savoia a Castell’Apertola, il marchese di Villafranca e governatore del Ducato di Milano, Pedro Alvarez de Toledo y Colonna, lanciò l’ultimo assalto alla piazza di Vercelli. Fu la giornata cruciale della Prima Guerra del Monferrato.

Il Toledo era nato a Napoli da Garcia Alvarez de Toledo y Osorio e Vittoria Colonna ed aveva ottenuto l’incarico proprio quell’anno, lasciando il posto di Capitan General de la Mar curiosamente ad Emanuele Filiberto, figlio del duca che con cui ora si scontrava in battaglia.

Vercelli era la fortezza più importante dei Savoia e il Toledo sapeva bene che Carlo Emanuele pur di non perderla avrebbe rischiato sforzi disperati trascurando altri campi di battaglia. Così avvenne.

Nel maggio del 1617 l’armata spagnola si portò sotto le mura di Vercelli, difesa dal marchese di Calusio. L’assediante contava dicimila fanti, quattromila cavallieri e trenta pezzi d’artiglieria. Vi erano il Tercio de Saboya sotto il comando di Juan de Laguna, il Tercio de Milan comandato da Juan de Cordoba, il Tercio de Aragon comandato da Luis de Avila e forze vallone, napoletane, lombarde, trentine e lorene.

La guarnigione piemontese respinse coraggiosamente tre assalti e costrinse il nemico, per due mesi, a fronteggiare numersi contrattacchi, fino a quando Vercelli si ritrovò senza più cibo, nè polvere da sparo.

Alla fine di maggio, una colonna di 2000 francesi dotto il comando del Duca di Nemours aveva cercato di entrare segretamente nella fortezza per dare manforte alla guarnigione ma era finita scoperta dagli spagnoli e si era vista travolta da 700 cavalieri, subendo larghe perdite; un nuovo tentativo fu provato il 19 luglio col Duca di Savoia che tentò d’entrare con 5.000 uomini, ma ancora una volta le compagnie spagnole di Sancho de Salinas, Lucas de Mora, Pedro de Mendoza e Francisco de Hoces li sbaragliarono.

Quando il governatore del Ducato di Milano seppe che l’esercito di Carlo Emanuele stava attraversando il Sesia per tentare la mossa disperata, gli andò incontro e attaccò le forze che lo scortavano nelle retrovie, perlopiù fanti francesi, facendo scoppiare il carico di sacchi da polvere da sparo che la cavalleria piemontese stava conducendo a Vercelli.

Il Toledo infine comandò un quarto assalto, il 25 luglio, ponendosi egli stesso alla testa dei tercios spagnoli. I tedeschi eran comandati dal marchese del Monferrato, il principe Vincenzo Gonzaga guidava gli italiani e Alonso Pimentel i valloni. Fatta irruzione in città e presa la Chiesa di Sant’Andrea, i difensori si affrettarono a capitolare, ottenendo di lasciare la piazza con gli onori di guerra.

Gli Annali del Muratori così ricostruiscono i fatti: “Ora il Toledo con tante forze, senza nè pure comunicar i suoi disegni al Consiglio, all’improvviso, passata la metà di Maggio, comparve sotto Vercelli; e fu sì inaspettato questo colpo, che quattro Compagnie di cavalli uscite di quella Città per ispiar gli andamenti de’ nemici, restarono tagliate fuori e disperse. Al primo avviso di questa novità fu sollecito il Duca a spedire mille e cinquecento fanti, ed alcune Compagnie di cavalli con de gl’Ingegneri, che a man salva entrarono in Vercelli. Ma essendo già formati i trinceramenti, e dato principio all’espugnazione di quella Città; volle il Duca spignere colà cinquecento cavalli ,cadauno con un sacchetto di polvere in groppa, e se n’ebbe ben a pentire. Perciocché assaliti e respinti dalle milizie spagnuole, accidentalmente si attaccò fuoco a quella polvere, e con miserabile spettacolo, a riserva di cinquanta, gli altri tutti morirono pel fuoco, o si annegarono nella vicina Sesia, e abbrustoliti rimasero prigionieri. Altri tentativi fece il Duca per introdurre soccorsi, massimamente di polve da fuoco in quella Città, e male di tutti avvenne. Una memorabil difesa intanto faceva il presidio Duchesco, e per quanti assalti dessero gli Spagnuoli, venivano sempre con gran mortalità respinti. Vi perirono fra gli altri il Signor di Quen Maestro di campo de’ Valloni, Don Alfonso Pimentello Generale di Cavalleria, Don Luigi da Leva, ottavio gonzaga, il Maestro di campo Cerbellone, il Conte di Montecastello, Don Garzia Gomez Generale dell’artiglieria, ed altri Ufiziali, ch’io tralascio. Nulla dico delle lor soldatesche, le quali tra per le ferite e per le malattie patirono un notabil deliquio. Essendo durato quell’assedio dal dì 24 di Maggio fino al dì 26 di Luglio, fatta un’onorevol capitolazione, ne uscì la guernigion Duchesca, e decedde il posto alla Spagnola. Le stanche milizie furono appresso mandate a’ quartieri”.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

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