Corrado del Monferrato, il mancato re di Gerusalemme

Corrado del Monferrato, secondogenito del marchese Guglielmo V, della famiglia Aleramici, che governò il Monferrato dalla sua fondazione nel 950, era cugino di primo grado dell’imperatore Federico Barbarossa, del re Luigi VII di Francia e del duca Leopoldo V d’Austria. L’anno della sua nascita non è noto, ma il primo documento che ne fa menzione risale al 1160, quando era un paggio alla corte dello zio materno, il vescovo Conrado de Passau. Ormai ventenne, aveva maturato un importante curriculum come diplomatico e capo militare per la Lega Lombarda.

I cronisti della corte bizantina ce lo presentano come ragazzo d’incantevole bellezza e straordinaria forza fisica ed eccezionale intelligenza. Per questo l’imperatore Isacco II Angelo gli concesse in moglie sua sorella Teodora. Il matrimonio portò Corrado a impugnare le armi per difendere il cognato da una congiura dei suoi generali, poi, forse ritenendosi insoddisfatto per le ricompense ricevute, preferì lasciare Costantinopoli e partire per Gerusalemme. Sbarcò a San Giovanni d’Acri, trovandola però nelle mani di Saladino. Fu grande la sua sorpresa, non sapeva nulla della perdita del regno, virò di bordo e fece rotta per Tiro, unendosi ai crociati, sconfitti ad Hattin e ansiosi di tornare nei loro feudi. Rinaldo di Sidone stava già trattando la resa coi musulmani, ma Corrado prese in pugno la situazione e si affrettò ad organizzare le difese emarginando i disfattisti e mettendo a tacere i confusi.

Nel primo tentativo di assedio, Saladino fu respinto. Con sgomento, Corrado seppe che il condottiero musulmano ad Hattin aveva catturato suo padre, ma rifiutò di cedere la città in cambio della sua libertà. Saladino, scosso da quell’atteggiamento, liberò Guglielmo spontaneamente. Nel frattempo, Corrado respingeva assalti, faceva prigionieri, ordiva sortite e attacchi alla marina nemica. Saladino rimandò l’assedio e Tiro ne approfittò migliorando le sue difese, approfondendo i suoi fossati. I musulmani si spostarono a sud, conquistando Cesarea, Arsuf e Jaffa e quando tornò a Tiro trovò una difesa ancora più feroce, poiché la città aveva accolto tutti i profughi cristiani. Saladino provò a conquistarla con l’appoggio di una squadra navale, ma Corrado riuscì ad affondare le sue galee e a respingere gli attacchi via terra. Il sultano dovette ancora una volta abbandonare Tiro. Provò a prendere Tripoli, ma sull’esempio di Corrado, il conte Raimondo, prima di morire, l’aveva ben guarnita di difese. Saladino allora si rassegnò ad assediare le fortezze secondarie, poi pensò di giocare d’astuzia perché ormai la notizia della caduta di Gerusalemme aveva scosso l’Europa e nuovi e freschi eserciti crociati stavano giungendo, oltre alle già avvistate navi di Guglielmo II di Sicilia. Probabilmente, quando liberò Guido di Lusignano, pensò di seminare discordia e gelosie tra i cristiani e ci riuscì bene. Corrado, infatti, rifiutò all’ex re di Gerusalemme – e poi a suo fratello Goffredo – di entrare a Tiro, evocando i termini di successione al trono di Baldovino IV, violati dal Lusignano.

Corrado teneva Tiro per diritto di conquista e se ne era dichiarato signore. Non esisteva più un regno di Gerusalemme ed attendeva che la presa di possesso della città fosse ratificata dai re di Francia e Inghilterra. I Lusignano ripararono a Tripoli e si ripresentarono tempo dopo a Tiro, ma ancora Corrado di Monferrato rifiutò il loro ingresso in città, sostenendo che riconosceva come sovrani solo “i re d’oltremare” che avrebbero deciso dunque anche della sorte di Tiro.

Guido dichiarò allora di voler prendere Acri e allora Corrado non potette che cedergli cavalieri e navi per non essere criticato dai suoi. S’apprestò così di lì a poco l’assedio che dava inizio alla Terza Crociata e più tardi vi prese parte lo stesso Corrado, pur tenendo sempre aperto lo scontro coi Lusignano al punto che, quando, nell’ottobre del 1190, la morte di Sibilla, moglie di Guido, rese ancora più debole la legittimazione di quest’ultimo alla corona di Gerusalemme, volle approfittarne concertando coi baroni dei regni crociati, coi pisani e i contingenti tedeschi e francesi, la sua ascesa al trono. Secondo la consuetudine, il Lusignano non poteva mantenere il titolo di re perché era stato semplicemente associato al trono per volontà della moglie e senza il consenso dei baroni, così la successione spettava di diritto alla sorellastra di Sibilla, ovvero Isabella, la vedova di re Amalrico. Corrado s’affrettò a prenderla in moglie. Ottenne l’annullamento del primo matrimonio della donna, quello con Umfredo IV di Toron, (per difetto di consenso, data la giovane età della sposa al momento dell’accordo) e il 24 novembre del 1190 la sposò. Guido di Lusignano non rinunciò ai suoi diritti al regno, ma Corrado ora si proclamava apertamente re.

Non mancarono polemiche e scontri, anche perché Riccardo I d’Inghilterra, dopo aver preso Cipro, mise piede in Terra Santa con Filippo II di Francia ad affrontare l’esercito ayyubide, ma sostenne Guido. Con tante lotte intestine, il nemico ne approfittò: l’assedio di Acri venne spezzato da una flotta egiziana che riuscì a far sbarcare nuove truppe e rifornimenti, il 13 febbraio del 1191. Respinti ai primi di luglio, accettarono la resa con la mediazione di Corrado.

Secondo gli accordi, agli egiziani fu lasciata la vita ed il permesso di partire senza armi, in cambio di un tributo di 200.000 pezzi d’oro e la restituzione dei prigionieri di Hattin e dei frammenti della Vera Croce. Saladino però non rispetto i termini della resa ed allora Riccardo Cuor di Leone fece uccidere tutti gli ostaggi catturati dal suo esercito. Era il 19 agosto 1191, i crociati erano usciti da San Giovanni d’Acri in pompa magna per ricevere la Vera Croce e accogliere i padri, i fratelli, le mogli e le figlie dalla prigionia. La loro incredibile delusione si trasformò in una sanguinosa vendetta: Riccardo Cuor di Leone diede l’ordine di ammazzare i 2.700 prigionieri musulmani di San Giovanni d’Acri.

Risorse allora la questione del trono di Gerusalemme e solo un pressante e problematico lavoro di conciliazione tra le parti permise di arrivare ad una soluzione. Alla fine a Guido fu riconosciuto il trono, ma in cambio fece Corrado suo erede, mantenendo per ora la signoria di Tiro. Filippo II tornò in Francia, Cuor di Leone mantenne il comando dell’esercito crociato e si mise in marcia verso sud, puntando a ricostruire Giaffa per utilizzarla come base delle sue operazioni. Nel frattempo Saladino fortificava Gerusalemme condannando Riccardo a manovre inconcludenti e all’abbandono dei suoi, mentre Corrado del Monferrato, spalleggiato dai genovesi, tentò invano di impadronirsi di Acri. Ad aprile del 1192, Cuor di Leone riunì un’assemblea ad Ascalona per chiudere la questione della legittimazione e, con sorpresa, all’unanimità gli venne chiesto dai baroni di lasciare il regno a Corrado.

Si consumò allora un inaspettato colpo di scena. Mentre si stavano allestendo i preparativi per l’incoronazione, dopo il tramonto del 28 aprile 1192, Corrado fu ucciso da due sicari. Uno di loro fu catturato, l’altro fu ucciso, ma non si riuscì mai a scoprire chi li avesse ingaggiati. Alcune fonti riferiscono che il sicario catturato era un musulmano della corrente dei nazariti, noti anche come Hashshashin, ma, sotto tortura, affermò di non essere stato armato da uno dei suoi signori, rivelò invece che aveva agito per conto di Riccardo e una delle accuse che condussero al suo arresto da parte degli Asburgo fu proprio l’omicidio di Corrado, tuttavia una lettera dell’Hashshashin lo scagionò da certe incriminazioni. Oggi si sa che quella lettera era un falso, ma ciò non rende Cuor di Leone per forza di cose un assassino. Sappiamo che pochi giorni prima della sua morte, Corrado aveva catturato una nave mercantile degli Hashshashin e si era rifiutato di restituire il bottino. Fu allora una vendetta? Sospetti possono cadere anche su Guido da Lusignano, su Umfredo IV di Toron, ex marito di Isabella, nonché su Enrico di Champagne, nipote di Riccardo e Filippo II, che subito fu acclamato re dai crociati. Prese in sposa Isabella, incinta di un figlio di Corrado, e divenne così il “signore del regno di Gerusalemme”, il 5 maggio 1192. Corrado del Monferrato che tanto aveva desiderato e lottato per la corona di Gerusalemme, finì nell’oblio, ucciso per volontà non si sa di chi, ad un passo dalla meta.

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: G. Bordonove, Le crociate e il regno di Gerusalemme; J. Richard, La grande storia delle Crociate

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