L’indulto di Ferdinando IV

Dopo le esecuzioni capitali del 1799, Ferdinando IV concesse un indulto generale dal quale tuttavia escluse numerosi rei di “delitti politici”. Ne riportiamo il testo con i lunghi elenchi di “eccettuati” tra i quali ci fu pure Luisa Sanfelice giustiziata l’11 settembre di quell’anno.

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Indulto del 23 aprile 1800.
FERDINANDO IV. Ec.

Dopo aver scacciato, coll’aiuto di Dio, dal nostro regno di Napoli i nemici chc l’avevano invaso, e dopo aver represso i ribelli della nostra rcal corona, abbiamo dovuto con sensibilissimo dolore dell’ animo nostro abbandonare al rigore delle leggi, non senza per altro temperarlo in alcuni casi, coloro ebe dimentichi de’ loro doveri verso Dio e verso di noi, hanno agito da felloni c da nemici del trono, chiamando nel seno de’ nostri fedeli sudditi i nemici dello Stato, e cooperando con essi per distruggere la legittima autorità che tenevamo da Dio. 11 nostro paterno cuore ci moveva ad accordare a tutti un generale perdono per le offese che ci avevano fatte; ma la sicurezza dello Stato e quella de’ nostri fedeli sudditi, che con tanto ardore hanno scosso il giogo de’ ribelli, ci han dovuto far differire di mettere in esecuzione quel desiderio che avevamo di perdonare a tutti e di sottrarli colla nostra suprema autorità al rigore delle leggi, insino a che le leggi stesse avessero «silurato lo stato e i nostri fedeli popoli da’ principali e più notori ribelli, per così poi devenir noi, senza pregiudizio della pubblica sicurezza, a perdonare tutti gli altri che si fossero resi rei, nella speranza che memori essi di tanta nostra indulgenza vengano in avvenire a comportarsi da buoni e fedeli vassalli ed a non costringerci a spiegare contro di essi tutta la forza delle veglianti leggi, come a prendere quelle misure che la salvezza dello Stato imperiosamente richiederebbe.
Siamo pertanto devenuti per l’indicate ragioni ad accordare, siccome accordiamo, colle infrascritte eccezioni, un generale perdono a tutti coloro i quali avessero commesso, prima o dopo l’entrata delle truppe francesi nel nostro* regno di Napoli, delitto di fellonia, ed avessero delinquito in materia di Stato, tanto come principali che come cooperatori e complici o pigliando le armi, o scrivendo, o parlando, od in ogni altro modo. Vogliamo e comandiamo che siano cancellate ed abolite le inquisizioni introdotte, e che quelli che non hanno ancora inquisizioni aperte contro di loro pei delitti sopraccennati, non possano venire accusati nè denunciali da chicchesia, nè dai nostri avvocali fiscali, cancellando ed abolendo noi, colla pienezza della nostra potestà, e per grazia particolare che noi loro compartiamo, i delitti che abbuino essi potuto coinnictterc nelle passate emergenze, « comandando che niuno nell’ avvenire osi rimproverare tai trascorsi ad alcuno de’ nostri sudditi, e rinfacciarglieli in vcrun modo, uè a bocca nè in scritto, dovendosi tutti considerare come fratelli; ed avendoci la Giunta di Stato e di Governo fatto una nota de’ rei più gravi che si trovano arrestati, ne eccettuiamo i seguenti individui, contro i quali vogliamo che si continui a procedere secondo le leggi, ma prima di eseguirsi la condanna si faccia a noi relazione.

Individui eccettuati che dipendono dalla giudicatura della Giunta di Stalo

Andrea di Dino, Eugenio Michitelli, principe di Montemiletto, arcivescovo di Taranto, conte di Policastro, Giuseppe Rinaldi, marchese Gagliati, Girolamo Catalano, Salvatore Prisco, Michele Marciano, Pasquale Braca, Pietro del Grosso, Carlo Cancelliere, Raffaele Sarraccno, Vincenzo Mcrizio, Domenico Rebona, Michele Battilotti, Vincenzo Broschi, Luigi Pannaino, Angelo Caiani, Giovanni Merli, Pietro Astorito, Giosuè Fortunato, Francesco Fumarola, Francesco Lorenzi, Raffaele Giordano, Nicolo Casavola, Lorenzo Gallo, Guseppk Rossi, Domenico del Tufo, Enrico-Michele Aurora, Marco Malvezzi, Antonio Pitarù, Francesco Picone, Vincenzo Porto, vescovo di Mellì, vescovo di Montepeloso, Sergio Fagnaro, Ignazio Dominelli, Concordi de Majo, Luigi Polliero, Ignazio Cajona, Gennaro Garzia, Giuseppe Cervelli, Luigi Salerno, Luigi Gibelli, Costantino Lejiaitre, Policarpio Ponticelli, Pietro Perusicr, Gaetano Ciancianelli, e tutti coloro che potranno liquidarsi rei o complici nel delitto di esso Ciandanelli. E per l’arcivescovo di Chieti ci riserbiamo di dichiarare se debba o no comprendersi nel presente indulto, ricevute che avremo le ulteriori dilucidazioni già ordinate sulla di costui inquisizione.

Individui che dipendono dalla Giunta de’ Generali.

Saverio Dupuy, Antonio Venosta, Giovanni Offman, Niccolò Mazzei, Gaetano Tesoriere, Gregorio Esposito, Onofrio Intini, Angelo de Petris, Luigi Pironti, Ignazio Accinni, Raffaele Scudieri, Niccolò Alcozier, Carlo Emanuele, Pietro Giannone, Domenico Marotta, Ignazio Crocillo, Francesco Carlucci, Michele Porcellini, Errico Rotteoguttcr, Giuseppe de Petris, Vincenzo Cascante, Luigi Cascante, Pasquale Cosa, Giuseppe Cosa, Giuseppe Correale, Giuseppe Montemayor, Giovanni Caracciolo, Cesare Ruberti, Filippo Mascia, Giuseppe Onofrio, Niccolò Giannuzzi, Gaetano Tata, Luigi Ammendola, Raffaele Alfieri, Francesco Avalos, Niccolò Sassi.

E ci riserbiamo di determinare se debbano, o no, esser compresi in questo stesso indulto, visto l’esito delle dilucidazioni che si sono già disposte, li 134 detenuti militari che pervennero ultimamente dalle isole, gli altri che si è avoto cognizione che sono rimasti nelle isole medesime, ed i seguenti altri detenuti: Pasquale Apicella, Gaetano Attanasio, Giuseppe Brancati, Giùseppe Balsamo, Alfonso Crivelli, Giuseppe Cannavese, Filippo Cassini, Leonardo Covelli, Michelangelo Campese, Giuseppe Chiarizia, Angelo Castellani, Pasquale de Franchi, Raimondo de Santis, Domenico Fusco, Lorenzo Faso, Vincenzo Battipaglia, Giuseppe Giuliano, Francesco Guariglia, Antonio Garofalo, Giuseppe Mahones, Filippo Monaco, Michelangelo Morelli, Giuseppe Mascia, Marco Malvin Malvezzi, Vincenzo Monteroli, Giulio Masciarelli, Gioacchino Nimi, Michele Niglio, Francesco Pisacane, Giovanni Pepe, Pietro Ruggi, Marciano Rinaldi, Giovanni Sangerardi, Domenico Mendozza, Gaetano Tesoriere, Gioacchino Trojo, Pasquale Torrente, Domenico Vinaio, Giuseppe Gironda, Dario Guerra, Silvestro Gradinetti, Uberto Huwal, Giuseppe la Pegna, Raffaele Lantini, Gennaro Lignito, Giovanni Masucci, Raffaele Masi, Pasquale de Majo, Matteo del Giudice, Giacomo Folzatti, Carlo Folster, Matteo Guerra, Carlo Wolster, Luigi Zingarelli, Gaetano Olandese, Giovanni de Falco, Pictrantonio de Feo, Andrea del Giudice, Antonio de Majo, Niccolò Corbion, Gaspare de Luca, Giuseppe Giannotto, Francesco Saint-Clair, Carmine Santacroce, Luigi Tomaselli, Domenico Tomaselli, Giuseppe Antonio Wonster, Antonio Villa, Rocco Giuseppe Armilo, Giuseppe Antonetti, Domenico Aldanese, Vincenzo Amato, Pasquale Bonelli, Giulio Baratucci, Michele Bassi, Giuseppe Brocchetti, Giuseppe Cimino, Michele Colonnella, Giuseppe Cassetti, Giuseppe Carnavet, Felice del Giudice, Michele Montella, Giacomo Slaclean, Giovanni Offman, Carlo Perrctta, Natale Politi di Sergio, Antonio Pinto, Domenico Perrotta, Raffaele Palma, Niccolò Pctroni, Domenico Romano, Vincenzo Siniscalchi, Romualdo Spadea, Lorenzo Tarolaro, Rocco Vaglio, Giuseppe Maria Veniti, Vincenzo Antonio Venosta, Filippo Zurlo, Eugenio Carusi, Giacinto de Laurenti, Michele Correa, Ferdinando Guerra, Nicolò Longo, Giovanni Maria Daniele, Gio. Battista Francia, Alessandro Fusco, Felice Pirozzi, Vito Princigallo, Giuseppe Russo, Raimondo Rasquinet, Vincenzo Ferro, e Francesco d Avalos.

Inoltre eccettuiamo 530 individui delle diverse provincie del regno; e risolveremo se dovranno essere compresi in quest’ indulto, o no, altri 268 individui, più gli altri ch’ esistono alla Favignana. Per la Provincia di Lecce poi, e per quella di Cosenza, per le quali non sono ancora arrivate le note de’ rei gravi e principali, che abbiamo ordinate, e dove vogliamo che debba aver luogo il presente indulto, eccettuiamo per ora, e sino alle sovrane nostre dichiarazioni, tult’ i carcerati di pertinenza delli due visitatori marchese della Schiava e tenente colonnello Wede. Eccettuiamo benanche da questo nostro indulto tutti coloro i quali sieno stati già giudicati e condannati con sentenza, o pure concordati, o esiliati de mandato, o con ordine nostro, pe’ quali il bene e la sicurezza dello Stato richiede che si esegua lo stabilito, e tale è la nostra deliberata volontà.

Per coloro poi che per alta economia, stante la notorietà dei delitti, si trovino allontanati da’ nostri reali domini, ci riserbiamo, stabilita che sarà 1′ universale quiete, ed in vista di notizia sicura della loro resipiscenza, di fare ad essi sperimentare gli effetti della nostra sovrana clemenza.
Escludiamo parimenti dal presente indulto quelli di detti rei i quali si trovano profughi o assenti da’ nostri reali domini, e vogliamo che contro essi si proceda col rigore delle leggi.
Dichiariamo inoltre, che niuno de’rei die hanno ricevuto l’abolizione de’ loro delitti con questo nostro generale indulto, possa acquistar dritto di esser rimesso nelP esercizio delle cariche ed uffici, «iano politici siano militari, o ecclesiastici, ch’ essi aveano prima del tempo della loro ribellione.

Vogliamo finalmente che il presente indulto debba avere il suo effetto dal giorno della sua pubblicazione. Palermo, 23 aprile 1800.

FERDINANDO

 

 

 

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