Montepulciano, quattro passi nella storia

Su una delle alture che dividono la Val di Chiana dalla Valle dell’Orcia, tra il torrente Tresa e il Salarco ed il Salcheto, sorge Montepulciano, patria del poeta Agnolo Ambrogini, detto Poliziano.

Del passato etrusco di questo centro si conservano tegole, kantharos, terrecotte, pesi da telaio, dolia. Questo primitivo insediamento fu teatro, nel 225 a.C., d’uno scontro che fece da preludio alla battaglia di Talamone, tra le legioni di Caio Attilio Regolo e i galli. Costoro, saccheggiata la Tirrenia e disfatto un distaccamento nemico proprio sulle colline dell’Orcia, puntarono spediti su Orbetello al fine di evitare i romani guidati da Lucio Emilio Papo. Marciarono sino a capo Talamone e qui, pur uccidendo Attilio Regolo, furono sopraffatti dai romani. Di quest’età sono affiorate tombe e statue. E’ probabile che in questa fase alcuni insediamenti, come quello di Acquaviva, siano assurti ad avamposti poliziani lungo le vie di comunicazione e di commercio. Il castrum a salvaguardia dei possessi fiscali e delle strade della Val di Chiana, passò poi ai bizantini e quindi ai longobardi che fecero di Montepulciano una centena, avente funzione giudiziaria ed amministrativa.

Forse corrispondente all’antica Politorium, forse acquisisce il suo toponimo dal gentilizio Pulzna, forse le sue origini stanno nel titolo etrusco di Purz (comandante), da cui scaturiva il nome di Porsenna che i poliziani riconoscono come fondatore della città, Montepulciano è circondata da tre cinte di mura che gli girano tutto intorno. Di fatti la città dispone di un’efficiente difesa naturale e per questo fu scelta dagli etruschi. La prima cinta muraria comprendeva già tutto il “Sasso”, ovvero la cima del colle. Essa risale al X secolo ed era funzionale a proteggere il castello e le contrade di San Donato e Tolosa. La seconda fu fatta edificare nel 1157 da Papa Adriano IV e si estendeva alle contrade di Collazzi, Poggiolo e Voltaia. La terza risale alla fine del XIII secolo e comprende le contrade di Gracciano, Cagnano e le Coste. Del Cinquecento sono le opere di rafforzamento delle difese cittadine realizzate da Antonio da Sangallo il Vecchio ed una nuova fortezza, eretta su quella del 1261, progettata da Giovanni Battista Bellucci di San Marino per volontà del granduca Cosimo I de’ Medici.

I documenti segnalano l’esistenza sul territorio sin dall’Alto Medioevo della Pieve di Santa Maria Assunta – che avrebbe lasciato il posto all’odierna cattedrale sul finire del XVI secolo -, di ricche vigne, di orefici e medici. Il territorio acquitrinoso ed umido costringeva l’uomo a combattere con le febbri malariche, ma ciò non impedì il fiorire di ricche società di mercanti fiorentini, senesi e poliziani votate al commercio del vino. L’economia del territorio, inoltre, non trascurava l’allevamento, la pastorizia, la produzione di creali, l’artigianato e la tessitura. Entrò così nelle mire della Repubblica di Siena.

Momentanee alleanze tra senesi ed aretini, tra senesi e lucchesi e tra senesi e orvietani la costrinsero ad armarsi lungo tutto il millecento. I poliziani giurarono fedeltà a Firenze perché fossero da essa difesi, con la promessa di non imporre gabelle alle merci fiorentine e di offrire ogni anno un tributo, ma ciò armò ancora Siena che riteneva Montepulciano parte del suo territorio. Nel 1207 i fiorentini penetrarono con un loro esercito sino a Rapolano, costringendo i senesi a rinunciare ad occupare Montepulciano, ma la pace arrivò solo tre anni dopo, oltretutto eran sorte in città le fazioni guelfe e ghibelline, filo-fiorentine e filo-senesi. I fuoriusciti ghibellini di Montepulciano presero la città tra la fine del 1232 e l’inizio del 1233, demolendone la rocca, le mura ed il cassero. Due anni dopo i fiorentini si vendicarono saccheggiando Asciano e Orgiale, così i senesi, vedendosi esposti a incursioni continue, abbandonarono Montepulciano, affidandola però ai fuoriusciti. Fu papa Gregorio IX, a dichiarare la città libera dalla signori di Siena ed a condannare i senesi a liberare i prigionieri ed a pagare i danni delle loro distruzioni. Nel 1243 Federico II accolse i poliziani sotto la sua protezione, confermando loro privilegi ed esenzioni, ma gli asti civili riesplosero e alla battaglia di Montaperti i guelfi, allora predominanti in Toscana, restarono sconfitti. Montepulciano fu sottomessa ai ghibellini che vi edificarono una fortezza il cui presidio fu, però, cacciato appena si seppe della morte di Manfredi, per poi darsi a Carlo d’Angiò. Neppure il re di Napoli poté ripristinare certi equilibri, perché gli appetiti di Firenze e Siena si riaccesero con l’affermarsi a Montepulciano della famiglia dei Del Pecora, divisi per ambizione e partito, da un lato c’era Iacopo Del Pecora, dall’altro suo fratello Niccolò. Nel corso del 1388 i poliziani si ribellarono e cacciarono il partito filo-senese, accogliendo trenta lance fiorentine entro le loro mura. Siena allora si diede a Giovan Galeazzo Visconti, signore di Milano, e presero Lucignano, ma, nella pace con Venezia il Visconti convenne che tutto dovesse restare com’era per dieci anni ed alla scadenza Siena e Firenze sigillarono la pace: Lucignano restò ai primi, Montepulciano ai secondi. Nel 1495, alcune nobili famiglie poliziane complottarono per togliere la città al dominio fiorentino ed allearsi con Siena. Li muoveva lo scontento per i soprusi e le tasse subite da Firenze. L’armata fiorentina s’inoltrò nella Val di Chiana, mentre senesi e poliziani l’attendevano al ponte di Valiano, guidati dal generale Giovanni Savello. A sorpresa, però, i fiorentini abbandonarono nottetempo il loro accampamento e provarono a prendere la città. Furono scacciati. L’anno dopo, Piero de’ Medici, a capo delle armate senesi, liberò la valle dagli uomini di Ranuccio da Marciano. Venne concordata una tregua e fu quella l’ultima volta che Montepulciano fu senese, poi, nel 1511, sull’architrave dell’aula del Pubblico Consiglio fu incisa la frase “Recuperatio Libertatis A. D. 1511”.

Finalmente conclusi tanti secoli di guerre, la città conobbe un portentoso sviluppo artistico ben testimoniato dagli interni del duomo, della Chiesa di San Biagio, del Convento di San Francesco e di Palazzo Contucci.

 

 

 

 

Autore articolo e foto: Angelo D’Ambra

Bibliografia: M. Morganti, Storia di Montepulciano

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