Novità editoriali: L’opposizione politica a Napoli e Avellino all’unità

E’ opinione diffusa che nel 1860 e negli anni successivi l’opposizione al nuovo stato, il Regno d’Italia, fu confinata esclusivamente nei centri rurali, dove per alcuni anni fu attiva una feroce guerriglia antigovernativa, passata alla storia con il nome di brigantaggio. Sicuramente nei centri urbani era più difficile organizzare la guerriglia, in quanto molto meglio presidiati dalle forze dell’ordine. Inoltre nel caso di Napoli, la popolosissima capitale delvecchio regno, fu lo stesso re Francesco a fare in modo che il trapasso tra “il vecchio e il nuovo mondo” avenisse senza spargimenti di sangue.Probabilmente il giovane sovrano voleva evitare altre sanguinosissime giornate come quelle del 1799 , quando i lazzari difesero Napoli dall’esercito francese.
Tuttavia basterebbe sfogliare alcuni libri come il Comandini (L’Italia nei cento anni) per capire che ci furono non poche difficoltà per il governo sabaudo una volta insiedatosi a Napoli. In questa monumentale opera vengono citati tutti i fogli “reazionari” chiusi dalla polizia o dalla camorra a Napoli in quegli anni. Decine di giornali che testimoniano come anche nella stessa Napoli l’unificazione non fu affatto indolore. Ma sono particolarmente importanti soprattutto gli studi di Capecelatro Gaudioso e Silvio Vitale su alcuni processi politici svoltisi a Napoli ai danni di congiurati borbonici dopo l’ingresso di Garibaldi a Napoli.

Seguendo questa scia, l’infaticabile Edoardo Spagnuolo ha compiuto un certosino lavoro d’archivio, riportando i nomi e i capi d’imputazione di oltre mille persone inquisite a Napoli dall’8 settembre 1860 al maggio del 1862 per motivi politici. Un elenco che riporta in vita storie ormai del tutto dimenticate. Vi consiglio la lettura di questo libro anche per ritracciare il proprio cognome, chissà magari anche un nostro avo ha avuto problemi con la legge della nuova Italia. Iannaccone, Avitabile, D’Amico, D’Ambra, Monaco, De Falco, Masullo, Pirozzi, Di Biase, De Luca, De Angelis, Spagnuolo, Orefice, Leone, D’Argenio sono alcuni dei cognomi presenti nel doppio elenco di incriminati a Napoli e Avellino.

Dopo aver studiato le carte di Napoli, una ricerca sicuramente non esaustiva, ma unica, Spagnuolo è passato a consultare l’Archivio di Avellino. Nel capoluogo del Principato Ultra il professore ha rintracciato i nominativi di circa duecentocinquanta arrestati per causa politica. Da segnalare che nella città irpina le congiure politiche furono tentante fino al 1866. Si veniva incriminati per “aver sparso voci tendenti a screditare il governo” oppure per avere inneggiato a Francesco II. Questo era evidentemente il concetto di libertà di pensiero che avevano i liberali.

Completa l’opera la lettera che il vescovo di Avellino, Mons. Gallo, scrisse ai suoi fedeli dal suo domicilio coatto in Piemonte. Edoardo Spagnuolo l’ha ritrovato in un fondo dedicato al “brigantaggio”, quindi persino un vescovo era da considerarsi “brigante” per le autorità dell’epoca. Nella sua accorata lettera, che fu intercettata dalla polizia e quindi è un inedito assoluto, il monsignore invita i fedeli a restare saldi intorno alla Chiesa perseguitata. Quindi Edoardo Spagnuolo propone agli studiosi un lavoro d’archivio che fa luce sull’opposizione politica negli anni immeditamente successivi all’unificazione a Napoli e ad Avellino. Un saggio fondamentale per capire la nostra storia in un periodo cruciale.

 

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Autore: Sebastiano Avitabile

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