La Battaglia di Varsavia

Il 10 agosto 1920, le unità cosacche sotto il comando di Hayk Bzhishkyan attraversarono la Vistola col proposito di entrare a Varsavia da ovest mentre l’attacco principale sarebbe venuto da est. Non potevano immaginare che l’esercito polacco avrebbe respinto l’offensiva nemica. L’ultima fase della guerra russo-polacca si giocò qui, a Varsavia.

Pilsudski aveva tentato di recuperare i vecchi territori della Polonia approfittando del caos che dominava la politica interna nella Russia sconvolta dalla rivoluzione, mobilitando un esercito di 540.000 uomini. Era una forza dai numeri impressionanti, ma carente di armi ed attrezzature. Nel 1919 era riuscita a recuperare la Lituania e parte dell’Ucraina fino a conquistare Kiev nella primavera del 1920. Tuttavia quando l’Armata Rossa si liberò dei controrivoluzionari bianchi 800.000 russi marciarono sino al confine con la Polonia ai comandi del generale Mikhail Toukhatchevski, un ex ufficiale dello zar che si unì a Lenin e Trotsky. L’Armata Rossa era divisa in tre eserciti il 3° di Lazarevitch, il 4° di Chouvaiev, il 15° di Kork ed il 16° di Sollogaub cui si sommavano il 1° corpo di cavalleria di Semien Boudienyi ed il 3° corpo di cavalleria di Hayk Bjikian.

L’idea di far convergere queste forze su Varsavia naufragò in poche mosse. Nel breve arco di quattro giorni i progetti sovietici fallirono e i polacchi riuscirono prima a contenere la loro offensiva poi portarono un vigoroso contrattacco.

Mikhail Toukhatchevsky, comandante in capo degli eserciti sovietici, era sicuro che tutto sarebbe andato secondo i piani. Tuttavia, l’intelligence militare polacca riuscì a decifrare i messaggi radio dell’Armata Rossa e Pilsudski, capo di governo, e Tadeusz Rozwadowski, capo di stato maggiore, conobebro tutte le mosse dei nemici.

Il 4 luglio 1920, Tukhachevsky lanciò i suoi uomini lungo la linea Smolensk – Brest-Litovsk, con 722 cannoni e più di 2.900 mitragliatrici, mentre Iegorov attaccò in direzione di Lwow ed una terza forza, il gruppo Mazyr, fu incaricata di tenere comunicazioni. I sovietici avanzarono senza grandi ostacoli, non trovare nessuno davanti a loro, ma la cavalleria di Boudienyi, che aveva con successo aperto la guerra all’inizio di giugno, fu bloccata a Lwow, non eseguì il comando di dirigersi su Varsavia e Lublino.

Da parte sua, Jozef Pilsudski, consapevole del rischio che correva la neonata Polonia, ottenne truppe dalla Francia, soprattutto armi, munizioni e persino un contingente di carri armati Renault FT-17. Varsavia fu difesa dalla 1° armata di Latinik sostenuta alla sua destra dalla 2° armata e alla sua sinistra dalla 4° armata di Wldyslaw Sikorski, infine, Rydz-Smigly era posizionato alla confluenza della Vistola e del Wieprz.

Il 13 agosto fu respinto un iniziale attacco sovietico. La prima armata polacca resistette a un assalto diretto a Varsavia e fermò l’assalto a Radzymin. Il 14 agosto, l’esercito polacco del generale Sikorski contrattaccò, attraversò il fiume Wkra e, a Modlin, sbaragliò le forze combinate della 3° e 15° armata sovietica, numericamente e materialmente superiori. Le forze polacche allontanarono i russi da Varsavia ed il giorno dopo avanzarono di oltre 30 chilometri. Il 16 agosto, alla controffensiva polacca si unì l’esercito di riserva di Pilsudski e l’intera armata di Polonia si portò alle spalle dell’esercito di Tukhachevsky, che finì circondato il 18 agosto.

Il quartier generale russo, di stanza a Minsk, a 480 chilometri ad est di Varsavia, fu scioccato dalla notizia ed ordinò la ritirata sino al fiume Bug, nella speranza di correggere la sua linea del fronte e riprendere l’iniziativa. Tuttavia, le comunicazioni con i vari reparti erano ormai perse. Ogni piano non poteva più essere realizzato.

Quando il 22 agosto i polacchi liberarono Lomza e Bialystok, giugnendo così alla frontiera lettone, le truppe russe furono costrette a varcare la frontiera prussiana per mettersi in salvo attraversando il territorio lituano. Si svolse tutto nel più grande disordine. Intere divisioni si disintegrarono vinte dal panico e ne rientrarono in Russia solo dodici delle ventidue inviate. La sconfitta dell’Armata Rossa era inaspettata per gli stessi polacchi che la definirono “Miracolo della Vistola”.

Lord D’Abernoon, capo della missione interalleata inviato a Varsavia con lo scopo di portare consiglio e sostegno alla Polonia, dichiarò quell’episodio la “18° battaglia della storia”, essa aveva significato la salvezza dell’Europa dalle mire espansionistiche del bolscevismo.

La Battaglia di Varsavia costò ai polacchi oltre 4.500 morti, ed ai russi 15.000. Dopo la guerra, fu concluso un armistizio con Mosca in base al quale la Polonia ottenne Lwow, ma l’Europa non capì che ciò che più contava era l’aver tenuto i russi lontani da Berlino, bloccando il bolscevismo ad est.

 

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: V. Perna, Storia della Polonia tra le due guerre

 

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