Andrea Provana di Leynì

Andrea Provana di Leynì è una figura centrale della storia del Ducato di Savoia nel Cinquecento. Apparteneva ad una nobile famiglia piemontese, suo padre Giacomo era maggiordomo di Emanuele Filiberto ed aveva combattuto in Germania ed in Fiandra, distinguendosi pure nell’assedio che i francesi posero a Lanzo, nel 1551.

Seguendo le orme paterne Andrea era stato al fianco di Emanuele Filiberto al seguito di Carlo V, come suo scudiero. Era stato con lui sotto Terouanne, nel 1553, quando l’Imperatore, morto il generale Adriano di Croy, conte di Roeulx, gli affidò il comando dell’esercito; era con lui all’assedio di Hesdin, anche quando gli giunse la notizia della morte di suo padre, il duca Carlo III; fu con lui anche nel soccorso a Bapaume, anzi, ne fu protagonista: Leynì, travestito da cavaliere francese, attraversò le file dei nemici che assediavano la città e vi entrò consegnando alle autorità le direttive di Emanuele Filiberto.

Fu messo al comando del castello di Nizza, poi a quello di Villafranca dove dettò lavori d’ampliamento e fortificazione e s’impegnò nella costruzione di una darsena e d’un porto mostrandosi ottimo ingegnere. Quando l’armata turca giunse nelle acque di Villafranca s’accorsero degli imponenti lavori di fortificazione della città nonché dell’accrescimento del suo presidio ordinario. La flotta francese, a Tolone, comandata da Francesco di Lorena, gran priore dell’Ordine di Malta, era impaziente di unirsi ai turchi e partì alla volta di Aiaccio ma qui seppe che Pialì Pascià, con le sue 110 galere, non era affatto sicuro dell’impresa. In effetti i turchi, prima tentarono una manovra diversiva, poi s’abbandonarono al saccheggio di Minorca, ma ogni loro ricognizione su Villafranca li convincicela a desistere. Per tre volte ancora il pascià ed i francesi del barone de la Garde mandarono delle galeotte in ricognizione, ma furono sempre respinti: i soldati, alla vista del nemico, entravano in mare con l’acqua sino al collo per tirare archibugiate. Il de la Garde tentò di indurre Pialì Pascià ad attaccare, ma il sultano l’aveva inviato per aiutarli in azioni in cui la vittoria era sicura e non per rischiare smacchi: il 25 luglio l’armata turca abbandonò le acque, Villafranca era salva grazie ai lavori del Leynì.

Fatta esperienza in mare con Andrea Doria negli scontri con i francesi, fu lui a porre le basi per la nascita della marina miliare sabauda e ne condusse, in prima persona, quale capitano generale delle galee, le navi a Malta, nel 1565, e a Lepanto, nel 1571.

Fedele ad Emanuele Filiberto, di cui divenne primo ministro, s’occupò pure di domare la rivolta dei conti d’Ascros nel 1567 e di soffocare la congiura di Nizza del 1570, intervenne nelle trattative con la Francia per la restituzione di Pinerolo, Savigliano, Asti e Santhià, l’acquisto di Oneglia de Maro e di Prelà.

Morto Emanuele Filiberto, affiancò al governo suo figlio Carlo Emanuele I, ma non senza qualche contrasto. Così, alla fine del 1581, si oppose alla repressione di alcuni feudi del Monferrato che ricusavano il pagamento dei tributi e, l’anno seguente, si pronunciò contrario ad una guerra contro Ginevra. Fu lui a spingere il duca a sposare Caterina d’Asburgo, figlia di Filippo II, e ad orientare decisamente la politica del ducato a favore della Spagna; fu lui che, approfittando della rivolta esplosa in Francia contro Enrico III, fece invadere il marchesato di Saluzzo; fu lui a guidare, per i primi anni, le operazioni di quella guerra di Provenza che si risolse in un disastro e che segnò anche il suo tramonto.

Morì a Nizza, il 2 maggio 1592.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: A. Segre, L’opera politico-militare di Andrea Provana di Leynì nello Stato sabaudo dal 1553 al 1559

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