Corfù e Zante veneziane: l’organizzazione amministrativa e le cernide

Tratto da “Della condizione politica delle isole Jonie sotto il Domino Veneto” di Ermanno Luni, presentiamo questo passo che illustra l’organizzazione amministrativa e la regolamentazione delle cernide a Corfù e Zante sotto il dominio di Venezia.

***

L’isola di Corfù era divisa in quattro distretti detti Balie, sottoposti quello di Agiru e di Lefchimo al bailo, quello di Mezzo al Provveditore e Capitano, e quello di Orus al Consiglio della città; ciascun distretto offeriva ad ogni biennio al proprio signore, un tributo in denaro consistente nella somma di circa cinquanta reali. Per ogni Balia vi era un deputato preso dai coadiutori del cancelliere generale, il quale formava i processi criminali del distretto a lui assegnato, che si spedivano in città; perciò nella cancelleria generale della città vi erano quattro particolari cancelli pei distretti della campagna; l’esaurimento del processo apparteneva al cancelliere generale. In ogni distretto risiedeva come abbiamo detto un protopapà sottoposto al grande protopapà della città ed isola di Corfù.

I distretti ovvero Balie si dividevano in Bandiere e queste erano otto, la prima comprendeva dodici villaggi, la seconda sette, la terza dodici, la quarta nove, la quinta tre, la sesta nove, la settima quindici, e l’ottava venti: il numero totale dei villaggi era di ottantasette. In ogni bandiera, analogamente alla popolazione vi erano uno o due funzionari, detti vecchiardi, e due contestabili, che altro in fatto non erano che agenti di polizia, in quanto che le loro attribuzioni consistevano nell’informare l’Autorità competente dei disordini che accadevano nei villaggi, ricevendo dall’Autorità stessa gli ordini che dovevano pubblicare ovvero eseguire.
In Corfù i sopraddetti funzionari dovevano essere eletti dagli abitanti dei villaggi; ogni qualvolta ciò non avveniva, ma si nominavano direttamente dalle Autorità venete, ciò proveniva da un abuso di potere, su di che nel 1622 i Corciresi mossero lagnanze per essere stati violati in simili occasioni gli antichi loro privilegi.

In Zante per un decreto del Provveditore Francesco Pisani in data 7 settembre 1559, quei funzionari venivano tratti a sorte: quanti i villaggi dell’isola tante erano le cassette custodite dal Provveditore, in ognuna delle quali si ponevano i nomi dei contadini che fossero dell’età dei 25 ai 50 anni. Ogni anno nel giorno di san Michele si traevano a sorte da ogni cassetta tre nomi, e gl’ indicati da essi nomi erano rivestiti della carica. I contadini formavano una forza armata, le così dette cernide, divise in compagnie comandate da uffiziali del luogo. Secondo la relazione del 1584 di Antonio Venier, furono dall’isola del Zante, adoperate ottocento di quelle genti nelle guerre di Candia, e non ripatriarono che solo ottanta; per la qual cosa impauriti gli altri, avvenne che allorchè il Provveditor generale Soranzo, fatta fare una mostra di esse cernide, volle levarne una parte per servirsene nelle galere, tutti si ammutinarono e fuggirono alle montagne. Il Provveditor Piero Bondumier dice di essersi valuto di quelle milizie a presidio del castello, quando trovandosi a Messina un grosso numero di galere ponentine, egli era venuto in qualche timore; aggiunse di essersi pur giovato di esse quando l’armata turchesca trovavasi in quelle acque. Il Provveditore Foscarini nella sua relazione del 1588, parlando delle cernide di Corfù « sono formate egli dice, di bellissima gente, la quale si vede che assai bene è per riuscire, e che in ogni occasione così da terra come da mare, questo Serenissimo Dominio se ne potrà valere di essa in quelle parti, molto meglio che di quella di terra ferma ».

Nè male si apponeva il Foscarini, il che venne dimostrato dal valore col quale i Greci si segnalarono nella famosa battaglia di Lepanto. « Il successo di quella battaglia, dice il Grossi, fu dovuto al coraggio ed all’arte delle manovre dei Greci; ciò non ostante vari confederati e sopra tutto Don Juan ne ritrassero la gloria ed il profitto, senza ch’ essi avessero fatto molte prove, perchè quando essi s’avvicinarono per prender parte al combattimento, di già i Greci ed i Veneziani avevano fatto prodigi di valore . . . Il sangue dei Greci si confuse all’arrembaggio con quello dei Turchi, e già aperta era la via, quando i confederati animati ed incoraggiati da quei successi, e mercè dell’aiuto degli altri Greci che servivano e dirigevano le loro navi, si decisero di combattere, però lasciando i Greci ed i Veneziani nella prima linea ed a tiro dei cannoni e della moschetteria ».
Ogni anno si faceva in cadaun’isola una rassegna delle genti del contado ascritte alle cernide, le quali ve stite in abiti di festa, colle bandiere di san Marco spiegate e marciando al suono di tamburini e d’oboè, convenivano insieme, e si mettevano in ordinanza.
Questa forza armata serviva a perseguitare i ladri ed i banditi ed a guardare le spiagge di ciascun’isola. Dalle cernide si formavano altresì gli equipaggi delle galere armate dalla Comunità, e ad un bisogno, una leva pel servizio dell’armata veneta, dal quale arruolamento non erano esentati se non tutti quelli che avevano più dei sessanta e meno dei vent’anni. Dicemmo di sopra di quale utilità alla Repubblica fosse stata all’uopo l’opera militare e marinaresca di questa gente.

Le città erano divise in contrade, delle quali aveva ciascuna il suo capitano. Per un decreto del Consiglio di Corfù in data del 16 gennaio 1787, approvato dal Provveditore straordinario Nicolò Erizzo, venne statuito che in cadauna contrada fossero destinati tre capi o governatori, tolti l’uno dalle famiglie nobili, l’altro dalle civili, ed il terzo dai meccanici, le cui incombenze erano le seguenti.
« Avranno la pia inspezione di raccogliere specialmente nella settimana santa dalla loro contrada, facendosi anche assistere volendo dai reverendi Parrochi, l’ elemosine per distribuirle ai poveri della contrada medesima, cosicchè i sindaci resteranno sollevati da un’ incombenza incompatibile coi loro doveri.
Veglieranno con attenzione e con zelo sul contetegno specialmente della volgar gioventù della contrada, onde possibilmente non manchi d’una qualche educazione, e si inizi ed occupi in mestieri, e per chi volesse vivere nell’inerzia ostinata e nella sfrenatezza, umilieranno i benemeriti loro ricorsi alla pubblica Autorità per i più convenienti salutari compensi.
Avvertiranno i Provveditori alle strade d’ogni occorrenza per i restauri di qualche contrada e per mantenerle decenti, presentandosi a formare gli occorrenti fabbisogni ed a riscuotere dai vicini ogni somma che dovessero contribuire per l’opera, e far eseguire col denaro raccolto l’opera stessa, sotto la tutela dei Provveditori alle strade ».

 

 

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *