La Rosa Bianca

La Rosa Bianca irruppe nella tarda primavera del 1942 e poi a metà gennaio 1943, a Monaco di Baviera. Sfidò i silenzi e la connivenza della massa, con sei volantini contro Hitler, spediti per posta, infilati nelle cassette delle lettere e lasciati nelle cabine telefoniche…

Gli studenti Hans School sua sorella Sophie, Alexander Schmorell, Willi Graf, Christoph Probst erano i principali animatori del gruppo. L’ultimo volantino, ciclostilato il 16 febbraio del ’43, recava scritto: “Studentesse! Studenti! Il popolo tedesco guarda a noi! Da noi attende, come già nel 1813, la distruzione del terrore napoleonico, così ancora oggi nel 1943 la distruzione del terrore nazionalsocialista con la potenza dello spirito. Si levano da oriente le fiamme della Beresina e di Stalingrado, i morti di Stalingrado ci scongiurano: Levati, mio popolo, i segnali di fuoco fumano!. Il nostro popolo si leva contro l’asservimento dell’Europa da parte del nazionalsocialismo, in un nuovo impeto di fede nella libertà e nell’onore”. Restava la paura forte di essere scoperti da parte della Gestapo, di essere denunciati da qualcuno, da amici, da conoscenti. La diffusione fu affrontata con le divise di reduci dall’inferno russo, ma diverse cose andarono storte…

Il 13 gennaio 1943, alla commemorazione del 470° anniversario della fondazione dell’università, c’era stata la contestazione pubblica del Gauleiter Paul Giesler, massima autorità nazionalsocialista bavarese, da parte degli studenti, tra cui molti soldati feriti nella guerra; c’erano stati arresti, manifestazioni partecipate e a Monaco erano comparse scritte a caratteri cubitali sui muri di Ludwig Strasse: “Hitler assassino di massa”. Sotto l’impatto di questi eventi e col sentore della catastrofe russa imminente il gruppo credette nell’opportunità e nella necessità di fare un passo in avanti. La Rosa Bianca progettò quindi di diffondere i volantini proprio dentro l’università, nell’atrio degli scaloni, nei corridoi, e tutto questo alcuni minuti prima della fine delle lezioni. Sapevano di rischiare la vita, ma andarono avanti lo stesso.

Sophie Scholl, ventunenne, studente di filosofia e biologia, prese la coraggiosa decisione di salire in cima alle scale dell’atrio e lanciare da lì gli ultimi volantini sugli studenti sottostanti. Venne individuata dal bidello Jakob Schmid che la bloccò e la consegnò assieme al fratello alla polizia di regime. Con loro anche gli altri membri vennero subito fermati e sottoposti ad interrogatori. Scattarono le perquisizioni, si rinvennero i volantini e messaggi, vernice, pennelli. Un pacco di volantini era inavvertitamente rimasto a Franz Jospeh Strasse numero 13, nell’appartamento di Hans Gli Scholl si assunsero immediatamente la piena responsabilità degli scritti sperando, invano, di proteggere i rimanenti membri del circolo. La Gestapo torturò Sophie per quattro giorni, dal 18 al 21 febbraio 1943.

Alexander Schmorell e Hans Scholl, già critici verso il regime, restarono profondamente turbati dai resconti delle violenze contro ebrei e polacchi, così decisero di passare all’azione. I primi quattro volantini furono scritti da fine giugno a metà luglio 1942 e spediti anonimamente agli intellettuali nell’area di Monaco. Nell’inverno dello stesso anno, il gruppo crebbe con l’adesione di Sophie Scholl e Willi Graf. Dal 23 luglio al 30 ottobre 1942, Graf, Hans Scholl e Schmorell dovettero andare sul fronte orientale come medici. L’attività della Rosa Bianca riprese al loro ritorno e il gruppo continuò a crescere.

Il quinto volantino “Aufruf an alle Deutsche!” fu distribuito tra il 27 e il 29 gennaio 1943 per via postale nella Germania meridionale ed anche in alcune città austriache, con una diffusione stimata tra le 6000 e le 9000 copie. Dopo la loro esperienza al fronte in Oriente, gli studenti erano convinti che la guerra non potesse più essere vinta, erano ancor più consapevoli dell’orrore nazionalsocialista e sapevano che la fine di Hitler era vicina. La sconfitta disastrosa di Stalingrado spinse i ragazzi ad osare di più. L’inziativa all’università di Monaco costò però loro la vita.

I fratelli Scholl e Probst furono i primi ad affrontare il processo, il 22 febbraio 1943, furono reputati colpevoli e ghigliottinati il giorno stesso. Gli altri membri chiave del gruppo, processati il 19 aprile 1943, furono anch’essi trovati colpevoli e decapitati nei mesi successivi. Toccò pure al professore Kurt Huber, docente di filosofia, collaboratore della Rosa Bianca, autore di bozze e volantini ed ispiratore dei giovani Hans Scholl e Alexander Schmorell. Huber ammise le sue convinzioni politiche, si assunse le sue responsabilità e fu decapitato con Schmorell nella prigione di Monaco-Stadelheim il 13 luglio 1943.

Si è molto discusso sull’influenza della formazione cristiana sui ragazzi della Rosa Bianca. Molti erano cattolici. Franz J. Müller, Heinrich Guter, Heinz Brenner e Walter Hetzel lo erano e Christoph Probst fu battezzato cattolico solo poco prima della sua esecuzione. Alexander Schmorell apparteneva alla Chiesa ortodossa russa, gli altri appartenevano a chiese protestanti. Nei loro diari e lettere agli amici i fratelli Scholl, luterani, riferivano dei loro studi su Sant’Agostino, apprezzavano i sermoni di John Henry Newman. Sophie diffuse pure all’università un sermone del vescovo cattolico August von Galen contrario alle politiche di eutanasia del regime. E’ probabile che l’educazione cristiana fornì una coscienza critica capace di non essere soggiogata dalla propaganda nazista, ma il gruppo non ebbe una connotazione religiosa ed accolse pure membri come Traute Lafrenz ed Eugen Grimminger vicini al buddismo.

Dopo la morte dei ragazzi, una copia del sesto volantino fu usata dalle forze alleate che, a metà 1943, lasciarono cadere sulla Germania milioni di copie di quel testo. Intanto l’azione della Gestapo non si fermava, c’erano altri gruppi, più piccoli, ma sparsi in altre zone del paese ed a Monaco, che presto tornò a veder scorrere altro sangue.

Hans Leipelt, membro del ramo amburghese della Rosa Bianca, ed ex carrista della Wehrmacht, decorato con la croce di ferro di seconda classe e poi congedado perchè figlio di madre ebrea, si era trasferito all’università di Monaco nel semestre invernale del 1941/42. Dopo l’esecuzione dei fratelli Scholl, coi quali era entrato in contatto, assunse vivaci iniziative contro i nazisti. Portò ad Amburgo l’ultimo volantino della Rosa Bianca, lo diffuse nella sua famiglia e tra i suoi amici. Insieme ad essi lo riprodusse e lo mise in circolazione nella città, poi, con l’amica Marie-Luise Jahn, raccolse soldi per Clara, la vedova del professore Huber, e così si ritrovò al centro di nuove indagini. Fu arrestato nel tardo autunno del 1943, con altri ventotto attivisti antinazisti. Fu condannato a morte il 13 ottobre 1944 a Donauwörth, come traditore e giustiziato il 29 gennaio 1945 a Monaco-Stadelheim, anche lui con la ghigliottina. Marie-Luise Jahn fu condannata a dodici anni di prigione, gli altri attivisti morirono durante la detenzione o nei campi di concentramento.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

Bibliografia: P. Ghezzi, La Rosa Bianca

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