Guglielmo Braccio di Ferro all’origine dell’epopea normanna nel sud Italia

Quando Guglielmo e Drogone, figli di Tancredi, signore di Hauteville e di Moriella, scesero nel sud Italia, intorno al 1035, per guadagnarsi una paga, come mercenari al servizio di qualche principe locale, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che in breve tempo avrebbero acquisito una fama imperitura.

Una serie di circostanze fortuite, agevolate anche dal loro valore militare, condusse i due giovani a realizzare delle imprese straordinarie, che diedero un impulso fondamentale all’inarrestabile espansione militare dei guerrieri normanni nel sud Italia. Guglielmo, che, grazie alle sue imprese in Sicilia, aveva acquisito il soprannome di Braccio di Ferro, fu il principale artefice di tali imprese, grazie alle sue capacità di comando e alla sua abilità nel prendere sempre la scelta migliore, anche nelle circostanze più complicate.

I dodici “conti”, che al comando di circa trecento guerrieri normanni, giunsero a Melfi nel marzo del 1041, furono posti da Rainulfo Drengot, conte di Aversa, su un piano di assoluta parità. Col tempo, però, emersero le qualità superiori di Guglielmo, sul piano militare, e soprattutto della capacità di orientare le scelte di tutti gli altri, per cui quando tra la fine del 1042 e gli inizi del 1043 i guerrieri normanni di Melfi furono costretti a scegliere finalmente un capo, tra le loro stesse fila, la scelta cadde unanime su Guglielmo Braccio di Ferro, che divenne così il primo conto della nascente contea di Puglia.

Contestualmente Guglielmo sposò Guida, figlia di Guido, conte di Conza e duca di Sorrento, e fratello del potente principe salernitano Guaimario IV: era la prima volta che un guerriero normanno nel sud Italia sposava una donna di alto rango, che faceva parte dell’aristocrazia indigena. Guida era strettamente imparentata con la corte più potente e prestigiosa dell’Italia meridionale, circostanza che proiettò ancor più Guglielmo ai vertici della politica del potere politico e militare di quei tempi.

I guerrieri, che si misero maggiormente in luce nelle prime fasi della presenza normanna nel sud Italia, furono diversi, ma non esiste alcun dubbio che Guglielmo Braccio di Ferro fu il primo che diede una svolta radicale alla progressiva affermazione normanna in tale territorio. Questo primato fu chiaramente riconosciuto dai contemporanei. In particolare Roberto il Guiscardo, fratellastro di Guglielmo, che sarebbe stato il secondo personaggio a dare impulso decisivo alla conquista normanna, nutrì sempre un sentimento di profonda riconoscenza verso il fratellastro maggiore, morto già prima del suo arrivo nel sud Italia. Nelle sue donazioni a chiese e monasteri impose sempre la condizione di pregare per il suo illustre parente, sepolto nell’abbazia della Santissima Trinità di Venosa. Fu Roberto stesso a concepire e a promuovere la costruzione di una nuova chiesa per tale abbazia, che, nella grandiosità dell’impianto, potesse custodire ancora più degnamente le spoglie di Guglielmo, ma anche di altri componenti della sua famiglia, che avevano avuto un ruolo importante nell’edificazione del potere normanno. Fin dagli inizi Venosa aveva svolto il ruolo di Sancta Sanctorum dei guerrieri normanni della contea, poi ducato di Puglia. Le circostanze storiche successive, però, avrebbero trasferito a Palermo il cuore del potere politico e religioso dei normanni. Questa fu la vera ragione del fatto che la nuova basilica, concepita da Roberto, rimase per sempre incompiuta. I discendenti della grande famiglia degli Altavilla, divenuti sovrani di un grande regno, sarebbero stati sepolti nella cattedrale di Palermo, che soppiantò così il ruolo svolto in precedenza dall’abbazia di Venosa.

 

 

Autore articolo: Edoardo Spagnuolo

Bibliografia: Il presente testo è stato pubblicato in “Lo scudo e la spada. Quaderni di divulgazione storica”, n. 6 – ottobre 2021, col medesimo titolo. Spagnuolo è anche autore del libro “Guglielmo Braccio di Ferro primo conte di Puglia e signore di Ascoli Satriano”

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