La triste storia della Contessa di Challant

Una gran dama, una storia fosca del 1526, ripresa da Matteo Bandello nelle sue novelle: è la storia della breve vita di Bianca Maria Scapardone, contessa di Challant. Ma partiamo dalla fine, come descritta da un autore ottocentesco, Vittore Ottolini.

“Il 20 ottobre del 1526 la piazza del castello era ingombrata di spettatori. Anche in cima ai due torrioni e alla torretta, dove sventola la bandiera spagnuola, scorgonsi teste di curiosi. Un grande panno nero è disteso sul rivellino, ed è là che gli occhi di tutti del continuo si fissano. … Alcuni alabardieri stanno a guardia intorno al panno nero: ma ecco, si volgono e guardano in fondo alla rampa per cui si sale al rivellino. Il ponte è calato. Un movimento straordinario agita a un tratto la impaziente moltitudine. E subito dopo un grido quasi generale odesi sonare intorno…Eccola!…eccola!…il quale dà poi luogo ad altre voci più basse e varie, secondo il contrario umore degli spettatori. – Povera meschina! – Che cosa fa la vendetta! – La compatisco! – Che tempi! – Non c’è timor di Dio! – Se la merita! – Bella e crudele, non è la sola! –

Alcuni alabardieri intanto salgono sul rivellino, e in mezzo ad essi viene una donna sorretta da un’ancella e accompagnata da un monaco. Vedetela: al lento ascendere degli ultimi scalini della rampa, la sua figura sembra quasi sorgere dal panno nero. Il suo volto leggiadro ha già il pallor della morte; gli occhi suoi atterriti non hanno più lagrime. Eccola sul rivellino con tutta la persona. Infelice! Abbandonata al carnefice dall’ancella e dal monaco, dopo l’ultimo bacio, dopo l’estremo conforto, inginocchiasi. Pochi momenti passano di tremendo silenzio – e la sua testa è spiccata dal busto. Gli spettatori, che tanto curiosamente sonosi colà portati, volgono altrove lo sguardo. Quella testa viene loro mostrata; è quella Bianca Maria Scapardona Visconti Celan, rea convinta e confessa di omicidio” (Ottolini, Il castello di Milano, cit.).

Il castello era quello sforzesco di Milano, e il rivellino oggi non esiste più, demolito dai francesi per far posto all’odierno Foro Buonaparte. I tempi erano quelli delle guerre d’Italia e il Conestabile di Borbone, al servizio dell’imperatore Carlo V, aveva appena conquistato Milano, ottenendo la resa di Francesco II Sforza. Ma in quei giorni era la cronaca giudiziaria, e non quella politica, ad attrarre l’interesse della popolazione milanese.

Bianca Maria Scapardone era nata tra il 1499 e il 1501 a Casale Monferrato, figlia di Giacomo Scapardone, un facoltoso mercante e uomo d’affari, tesoriere del marchesato, la cui famiglia era stata nobilitata dal marchese Guglielmo VIII. La madre era Margherita degli Inviziati, di nobile e prestigiosa famiglia alessandrina anche se non mancarono illazioni che fecero Bianca Maria figlia di una giovane greca, dama di compagnia della marchesa Maria Brankovic. La giovane era nota per la sua bellezza ed era ambita pure per la sua fortuna, essendo unica erede del padre. La impalmò nel  1513 un nobile milanese di vent’anni più anziano, Ermes Visconti, co-signore di Somma Lombardo. La coppia visse a Milano ove Bianca Maria si impose in breve in società grazie alla propria bellezza e alla propria vivacità, provocando la gelosia del marito. L’unione tra i due tuttavia non entrò in crisi ma terminò prematuramente poiché Ermes, implicato in una congiura contro il governo francese, finì giustiziato per tradimento il 22 ottobre 1519.

Non sono note le ragioni per cui Bianca Maria rientrò allora a Casale, ove vedova giovane, bellissima e ricchissima, divenne subito corteggiata da moltissimi pretendenti. La spuntò il ventenne Renato, Conte di Challant, Valangin e Aarberg, maggiore esponente della più nobile delle famiglie valdostane e probabilmente il primo feudatario del duca Carlo III di Savoia. I due si sposarono nell’estate 1522 e si trasferirono a vivere nei castelli valdostani, primo tra tutti quello di Issogne. Ma presto tra marito e moglie iniziarono a manifestarsi i primi dissapori, possibilmente imputabili alla insofferenza di Bianca Maria per la noiosa vita da castellana rispetto alla vivace vita milanese. Alla fine, quando Renato lasciò la valle per combattere con il re di Francia, Bianca Maria scelse di fuggire, abbandonando la valle per Pavia, ospite presso alcuni parenti. Il matrimonio era finito di fatto, e Renato non pare essersi troppo dannato per il fatto. Bianca Maria, con il titolo di contessa di Challant, si diede ad una vita gaia, spensierata e dissoluta, favorita dalla sua naturale bellezza e dalle sue ricchezze. Fu a Pavia che iniziò la relazione, dimostratasi alla fine fatale per entrambi gli amanti, con un grande nobile piemontese, Ardizzino Valperga, conte di Masino. Venne il 1525, anno fatale nella storia d’Italia, e gli avvenimenti precipitarono. Gli imperiali avevano vinto la grande battaglia di Pavia nel febbraio e Bianca Maria si legò a un capitano imperiale, Roberto Sanseverino, conte di Caiazzo, lasciando il Valperga. Con lui abbandonò Pavia per Casale e quindi per Milano. Il Valperga tuttavia iniziò a infangarne pubblicamente il nome nella società milanese generando in breve in Bianca Maria un violento sentimento di vendetta. Gli avvenimenti precipitarono. Bianca Maria, ora tornata al ruolo di reginetta della buona società milanese, cercò di convincere il Sanseverino ad uccidere il Valperga, ma questi rifiutò di aiutarla. Bianca Maria, accecata dal desiderio di vendetta, sedusse allora un giovane capitano spagnolo, Pedro de Cardona, iniziando con lui una nuova relazione e inducendolo a compiere il desiderato misfatto. Il giovane, infatuato della Scapardone, non si tirò indietro e in un giorno imprecisato del settembre 1526 in Milano tese un mortale agguato al Valperga, che cadde ucciso assieme al fratello Carlo. Lo scandalo fu enorme ma la giustizia criminale fu rapidissima.

Apparentemente il Sanseverino rivelò i propri sospetti al governatore spagnolo, il celebre Conestabile di Borbone, e in breve il Cardona fu arrestato insieme a due ancelle della Scapardone. La tortura fece il resto e il quadro criminale divenne in breve chiaro. Ma alla fine fu la stessa Bianca Maria a sigillare il proprio destino, confessando per iscritto al Borbone di essere la mandante del delitto; pare la contessa abbia offerto un’enorme somma di denaro per ottenere l’immunità ma senza successo. E si arrivò così alla tragica esecuzione del 20 ottobre 1526.

Renato di Challant non sembra abbia pianto la moglie, anche se poi si impadronì di gran parte della sua eredità; si risposò tre volte ma non ebbe figli maschi e quando morì nel 1565 i beni degli Challant finirono ai Madruzzo.

La storia di Bianca Maria è stata resa famosa da Matteo Bandello, che la conobbe personalmente, e che ne fece la protagonista di una sua novella. Svariate opere letterarie, nei secoli successivi, trattarono della diabolica contessa. Sempre Matteo Bandello, in modo esplicito, nella sua novella, scrisse: “E chi bramasse di veder il volto suo ritratto dal vivo, vada nella chiesa del Monistero Maggiore, e là dentro la vedrà dipinta”. Secondo la tradizione i tratti di Bianca Maria Scapardone sono ripresi appunto nell’affresco di Bernardino Luini “Il sacrificio di Santa Caterina d’Alessandria” nella Cappella Besozzi della chiesa di San Maurizio a Milano; secondo altri lo stesso Luini diede i tratti di Bianca Maria a Santa Lucia, nella stessa chiesa.

In Valle d’Aosta, Bianca Maria Scapardone è la protagonista dei presunti fenomeni paranormali che avrebbero coinvolto il castello di Issogne, circondati da particolari estremamente piccanti e riconducibili alla vita dissoluta della castellana

 

 

 

 

Autore articolo: Valerio Lucchinetti, laureato in Discipline Economiche e Sociali all’Università Bocconi di Milano con tesi di storia economica sui mercati granari in Lombardia nel XVIII secolo. Attivo professionalmente nel settore della gestione di portafogli azionari è appassionato di storia, con preferenza per il Medio Evo e l’età moderna sino alla Rivoluzione Francese.

Bibliografia: Ottolini, Vittore Il castello di Milano e le sue vittime, Milano, 1863; Rosselli, Donatella GASPARDONE, Bianca Maria, contessa di Challant, in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol.52, 1999

 

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