Quando comincia il Risorgimento?

Quando comincia il Risorgimento? Dove troviamo le sue fondamenta? Quando sorge la coscienza politica della patria? A questi interrogativi risponde lo storico Niccolò Rodolico in Il Risorgimento vive.

***

Nel risalire, attraverso la storia d’Italia, alla ricerca delle origini del Risorgimento, si confondono – credo – quelle che sono le origini dell’Italia moderna con quelle che sono le origini dell’Italia del Risorgimento. L’Italia moderna comincia proprio in quel triste tempo in cui si arresta la rievocazione storica dei nostri patrioti. Si venivano proprio allora – in quella seconda metà del Cinquecento  – formando in quell’Italia, che doveva apparire nel Risorgimento così sterile, situazioni nuove; le quali preparavano gli elementi dell’italia moderna. Vi concorse lo stesso dominio straniero. Esso accelerò quel processo di livellamento, e di città dominanti e di città dominate, e di abitanti di città e di abitanti di campagna, e di classi privilegiate, processo che è uno dei fenomeni caratteristici dell’Età moderna, e che in Italia Signorie e Principati avevan oavviato, gettando le basi dello Stato moderno.

Purtroppo quel processo non fu interamente risolto: lo straniero tolse le così dette libertà municipali che erano privilegi di città maggiori a danno delle minori, ridusse all’impotenza politica le aristocrazie locali, ne scalzò la forza economica; ma lo straniero aveva interesse a livellare non per elevare moralmente le classi e le città, ma per abbassarle e poterle più facilmente dominare.

Ad ogni modo nella società italiana, dopo la seconda metà del Cinquecento, sia nei vecchi Stati indipendenti, sia nelle provincie dominate dallo straniero, si palesano i prim isegni di una interna trasformazione sociale.

La costruzione dello Stato moderno, caratteristica anch’essa dell’Età moderna, è già impostata negli Stati indipendenti dell’Italia dalla fine del Cinquecento. E balzano in quella storia figure di grande rilievo di costruttori di Stato come Emanuele Filiberto, Cosimo de’ Medici e Sisto V.

Dopo il Cinquecento l’italia si avvia ad una trasformazione economica. La stessa condizione infelicissima del Paese provoca una reazione, uno sforzo per una maggiore produzione. Vi è allora un primo ritorno alla terra; di cui si colgono i segni nella storia della Toscana, che esteriormente appare – e i letterati hanno gravato la mano nella condanna – nel letargo di un profondo decadimento. Nel Settecento sono ancor più manifesti i segni di questo inizio di rinnovamento in tutta la valle padana non senza effetti nella compagnie sociale per la formazione di una nuova classe di borghesia agraria. Vecchie famiglie decadono e scompaiono; altre prendono il loro posto con nuove energie.

Certamente non bisogna esagerare sulla portata di questo fattore economico delle orgini dell’italia moderna; essa restò povera e chiusa nel suo guscio per molto tempo ancora; ma quelle guerre di successione che sconquassarono per mezzo secolo l’assetto politico dell’Italia, ebbero i lor oeffetti nella vita economica. Nuove esigenze scorsero di più frequenti relazioni tra le diverse regioni dell’Italia e tra le parti stesse dei singoli Stati, ed una nuova situazione politico-economica fu determinata da quelle guerre nel Mediterraneo. I tre antagonisti del predominio in quel mare: Spagna, Venezia e Turchia, si esaurirono negli ultimi sforzi della secolare lotta; ma i mrai d’Italia, e in particolare modo il Tirreno, che unì Sicilia e Napoletano, acquistarono nuova importanza politica per la formazione del Regno di Napoli, per il protendersi del dominio sabaudo nel Tirreno, per il collegarsi più strettamente della questione italiana (questione, ben inteso, politica) a quella generale del Mediterraneo nell’Europa moderna, ed infiene pr un più largo respiro economico alla vita italiana. Si spiega così perchè fosse possibile che allora, a Napoli, Antoni oGenovesi con la enunciazione dei principi della libertà economica, auspicasse, quale condizione di sviluppo della economia nazionale, l’unificazione politica della nazione .E vi è inoltre qualcosa di più di quelle origini dell’Italia moderna che si sviluppò in quei due secoli, dal XVI al XVIII:  vi sono forze morali religiose mirabili, che salvarono l’unità religiosa del mondo latino; vi sono forze militari magnifiche di marinai di Venezia, di soldati di Carlo Emanuele I sconfitti più volte, e non mai vinti, di capitan ie di soltai dell’Italia meridionale e della Lombardia spagnola, che combatterono valorosamente nelle guerre d’Europa.

Tutto questo, ed altro, può dirsi sulle origini dell’Italia moderna; ma tutto questo non costituisce il vero punto di partenza dell’Italia del Risorgimento.

L’Italia del Risorgimento non ha inizio, se non quando, su quel terreno, ben assodato, dell’Italia moderna, si affermarono una cosciena ed una volontà di sentirsi spiritualmente una Nazione e di volere essere politicamente una Nazione. Senza questi fattori, coscienza e volontà, non vi è Risorgimento. Per questo appunto i nostri primi artefici di esso si riconobbero nell’Alfieri, e lo salutarono padre della nuova Italia: dal Santarosa al Mazzini. Precede un riconoscimento del proprio stato d’inferiorità rispetto agl istranieri, vero atto di fede e di speranza… ome si vede, a parte la distinzione tra Italia moderna e Italia del Risorgimento, che credo si debba bene fissare, io ritorno a vecchie date nel segnare gli inizi del Risogimento e cioè a qual momento storico, in cui si afferma con l’Alfieri la coscienza politica e la volontà eroci di essere Italiani, ed in cui si passa dal pensiero all’azione con i martiri della Partenopea.

Momento d’inizi di un periodo storico è veramente questo, poichè problemi, che a mano a mano i lRisorgimento era chiamato a risolvere, furono i nquegli anni impostati e affrontati; e di alcuni fu intravista e avviata la soluzione.

Solo allora l’idea, enunciata dal Vico, di una personalità propria del pensiero italiano nella cultura europea, e ripresa dal Cuoco, è fatta conoscere, e sarà sempre più sviluppata nel Risorgimento. Solo allora, la questione italiana fu considerata un problema italian oe internazionale. “L’equilibrio tanto vantato di Europa, ammoniva allora il Cuoco, non può essere affidato se non all’indipendenza italiana, a quella indipendenza che tutte le Potenze, quando seguissero più il loro vero interesse che l lor ocapriccio, dovrebbero tutte procurare”. Il Cuoco era con il Foscolo allora uno dei collaboratori del “Giornale italiano”: significativo titolo, programma di per sé dell’idea unitaria.

In quel fermento di idee di patriotti italiani che fu la Milano della Cisalpina s’incontrarono e contrastarono – e la soluzione era per allora lontana – l’idea unitaria statale con il vigoroso individualismo, particolarista e regionalista lombardo. E con le idee programmi si delineano e partiti si oppongono: Unitarie e Federalisti, liberali moderati e democratici. I partiti politici del Risorgimento attraversano già in quegli anni le prime prove e le prime crisi. Tra queste è la angosciata delusione dei patriotti nelle speranze della Francia liberatrice del 1797-1799, che si ripeterà nel 1831, e che proromperà nel grido lanciato nel ’48: “L’Italia farà da sé”.

E vi è i nquel momento d’inizi del Risorgimento u naltro dei problemi centrali, che fu intravisto allora, ma che né allora, né poi, durante gli anni del Risorgimento, fu risolto: la massa di popolo e l’Italia. Quella massa che si faceva ammazzare, lottando contro lo straniero, che essa esecrava e come eretico e come usurpatore e rapinatore, era una forza che i patriotti del Risorgimento non seppero comprendere, valutare e adoperare. Eppure solo mercé quella forza –  il problema consisteva in questo – è stato successivamente possibile avviare verso l’unità morale il popolo italiano, dare cioè il vero coronamento al nostro Risorgimento.

 

 

 

 

historiaregni

Historia Regni è un portale telematico dedicato alla storia, anzitutto quella italiana. Nasce su iniziativa di Angelo D’Ambra, è senza scopo di lucro e si avvale di collaborazioni gratuite. Le foto presenti sono state, in parte, prese da internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo al nostro indirizzo email info@historiaregni.it e si provvederà alla rimozione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *