Velia

Velia, posta sul litorale che si estende tra Paestum e Palinuro, si erge a misconosciuto simbolo di quel connubio sempre vincente tra “vacanza culturale” e “vacanza di mare” che affascina i turisti. Strabone, nella sua Geografia, attribuì la fondazione di questa antica acropoli ad una colonia di profughi greci che vi sarebbe approdata intorno al 540 in fuga da Focea, nell’Asia minore, a seguito dell’avanzata dei Persiani.

L’incontro tra i greci e la terra cilentana suggellò un rapido sviluppo urbano, opulenza e fama. La città è oggi compresa nel perimetro di Ascea, in provincia di Salerno, ed è parte del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.

Velia, nota ai greci come Hyele, diede i natali alla scuola filosofica eleatica, fu lo scrigno delle meditazioni di Parmenide e Zenone sull’immensa realtà della natura, il cuore dei loro precetti.

Percorriamo l’acropoli e scorgiamo nel silenzio un pozzo sacro, i resti del portico nell’agorà ed una palestra, teatro dei rinvenimenti delle preziose sculture del saggio Parmenide e del dio Esculapio. E’ questo l’ameno scenario che di frequente ospita le riproposizioni teatrali patrocinate da Comune e Sopraintendenza per i Beni Archeologici. Più in alto, salendo lungo la collinetta, una grande strada collega Porta Marina Sud attraverso Porta Rosa, struttura risalente al 350 a.C. che custodisce l’unico arco greco di età classica pervenutoci in perfetto stato di conservazione. Al quartiere settentrionale si attraversa Porta Marina Nord, si passeggia sino all’antica rada posta alla foce dell’Alento per poi rituffarsi nel mare cristallino di Agropoli, Acciaroli, Palinuro e Marina di Camerota: uno spettacolo seducente.

Dominata dalla Torre medioevale dei Sanseverino e da quanto rimane dell’antico Castelluccio, Velia conserva ancora il teatro, il tempio di Athena ed una cinta muraria di circa 9 km, scarne vestigia di quella città che concorreva per splendore e floridezza dei commerci con Poseidonia, l’attuale Paestum, e con Rhegion, oggi nota come Reggio Calabria.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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