Memorie della Grande Guerra: Toscanini sul Monte Santo
Il maestro Arturo Toscanini fu protagonista di un singolare concerto durante la Grande Guerra.
Il mattino del 12 maggio del 1917, 2300 cannoni e 1000 bombarde aprirono il fuoco contro le linee austriache da Tolmino al mare. Si apriva così la Decima Battaglia dell’Isonzo. In più punti la linea austriaca fu costretta ad arretrare di qualche chilometro ma le perdite italiane furono pesantissime: 36.000 morti 96.000 feriti e 25.000 prigionieri.
Cadorna cercava di spiegare l’insuccesso addossandosene la responsabilità al disfattismo ed ai timori dei suoi uomini, così pensò di risollevare il morale delle truppe e con un’immediata nuova offensiva in diversa direzione: l’Ortigara, una montagna tra Asiago e la Valsugana che gli austriaci avevano conquistato durante la Strafexpedition dell’anno precedente. L’azione iniziò quattro giorni dopo la fine della Decima Battaglia dell’Isonzo: il 10 giugno 1917. Gli Alpini con gravissime perdite conquistarono il Passo dell’Agnella e quota 2101 ma la controffensiva austriaca fu micidiale. La montagna verrà chiamata la “Tomba degli Alpini”: la 52a divisione Alpini, su 15.000 soldati, contò 12.633 caduti. Le vittime italiane totali furono 2865 uccise in azione o morte per ferite, 16734 feriti gravemente, 2600 catturati e 3000 dispersi in azione – per un totale di 25199 uomini. Gli austriaci contarono 992 caduti, 6321 feriti e 1515 dispersi e prigionieri. Ciò che fu più grave è che, quando il 29 giugno la battaglia risultò terminata, i due schieramenti si ritrovano nelle posizioni di prima.
Cadorna non s’arrese preparò l’Undicesima Battaglia dell’Isonzo con uno schieramento di forze mai visto prima: in un arco di 80 chilometri, fra Tolmino e il mare, 51 divisioni italiane fronteggiarono 19 austriache. Il 18 agosto 1917 cinquemila bocche da fuoco cominciarono a sparare; decine di aeroplani lanciarono il loro carico di bombe; nella notte del 19 agosto furono gettati i ponti sull’Isonzo: dei 14 previsti però soltanto 6 andarono in funzione. Il 21 agosto fu conquistato il Kuk, il 22 il Veliki, il 23 il Kobilek.
Nella medesima giornata la Brigata “Forlì” pianta il tricolore sul Monte Santo. Tra i tanti che diedero la loro vita per conquistarlo vi è Nino Oxilia l’autore di “Addio Giovinezza”. Qualche giorno dopo una banda musicale giunse sul cocuzzolo dell’altura e, rivolta al nemico, suonò la “Marcia Reale” e “Fratelli d’Italia”. A dirigerla c’era Arturo Toscanini.
Il grande maestro d’orchestra fu un ardente interventista e, benché non più di età arruolabile, visitò il fronte più volte e la sera del 26 agosto del 1917, grazie all’interessamento dei generali Cascino e Gonzaga, tenne il suo concerto.
Toscanini era arrivato il 24 agosto nelle retrovie del Collio, passando da Vipulzano a Quisca. Era poi stato accompagnato, attraversando l’Isonzo a Plava, fino a Dolga Niva, lungo la rotabile dell’Isonzo in direzione Salcano ed il giorno dopo era giunto al Vodice. Lungo la strada aveva incontrato la banda divisionale al comando del capo musica, maresciallo Tricomi, e riuscì a farla muovere, con i combattimenti in corso, fin sotto il Monte Santo dove poi tenne il suo concerto per quasi un’ora.
Il maestro rimase in zona per altri quattro giorni, presumibilmente nell’accampamento dei comandi divisionali e poi fece ritorno a Quisca accompagnato anche dalla banda divisionale che venne messa a riposo. Lì giunto venne convocato dal generale Cappello per essere decorato con la medaglia d’argento al valor militare per quanto aveva fatto sul Monte Santo.
Egli stesso racconta la vicenda in una lettera alla moglie Carla, datata 1 settembre 1917: “Carissima Carla, hai ricevuto la breve nota che ti ho scritto dal Monte Santo? Fui lassù quattro giorni e quattro notti. Vidi alcune cose straordinarie, tanto che il mio cuore batte con violenza al solo ricordarle… La sera stessa che discesi dal Monte Santo, ricevetti una chiamata da sua Eccellenza il generale Capello, invitandomi ad essere in un certo posto – ora non posso dirti dove – il giorno seguente alle 10. Pensavo che volesse parlarmi dell’orchestra che voleva mettere insieme nella sua Armata. Ci arrivai tardi, perché gli autisti non conoscevano bene il posto; il generale mi aveva atteso per una mezz’ora. Mi condusse ad un enorme spiazzo, dove una magnifica brigata di Bersaglieri (…) aveva appena finito una manovra in sua presenza, e proprio là, con i bersaglieri che presentavano le armi, appuntò una medaglia d’argento al valore sul mio petto e mi baciò su entrambe le guance. Puoi immaginare la mia sorpresa e la violenta emozione che ne seguì. Piansi come un bambino, e davanti al generale mi mostrai stupido come un’oca. E mi sentii confuso da questo alto simbolo di onore che non credo di meritare. Che cosa vi era di più umile e semplice che portare alcuni strumentisti ed un po’ di musica sul Monte Santo in mezzo a quei cari soldati…?”
Autore articolo: Angelo D’Ambra