Storia del Cristianesimo: San Domenico tra Roma e Bologna

San Domenico de Guzman, fondatore dell’Ordine dei Predicatori, si recò più volte a Roma, prima di stabilirsi definitivamente a Bologna.

Probabilmente il primo contatto di San Domenico con i catari avvenne nell’ottobre del 1203 quando il convoglio di cui faceva parte al seguito di Diego di Acebes, Vescovo di Osma, diretto in Danimarca per concordarvi il matrimonio tra il figlio di Alfonso VIII, re di Castiglia, ed una principessa danese, si fermò in un villaggio dei Pirenei sostando in una osteria. Qui Domenico iniziò a confrontarsi con quegli eretici chiamati albigesi, il primo di essi si racconta che fu il loro albergatore. Volle intrattenersi con lui in una lunga discussione che prosegui per ore, sino a notte inoltrata. Domenico notò come nell’austerità dei catari, l’albergatore vedeva lo spirito penitenziale del Vangelo, nella loro castità trovava l’incondizionata dedizione a Cristo, nella loro povertà scorgeva l’abbandono fiducioso alla Provvidenza e nel dualismo che propagandavano l’albergatore trovava pienamente il Dio del Vecchio e del Nuovo Testamento. L’indomani l’albergatore era tornato al cattolicesimo grazie a quella lunga chiacchierata e fu con quel primo approccio che San Domenico si convinse che la diffusione del catarismo era dovuta ad ignoranza e si sarebbe potuta combattere non con le armi ma col dialogo e con predicatori semplici e lontani dalle ricchezze come gli apostoli. Fu così che in quella notte del 1203 nacque l’idea dell’Ordine dei Predicatori.

In effetti i sacerdoti, per mancanza di scuole, erano spesso impreparati al loro compito e, per il ruolo che ricoprivano nel sistema feudale, si corrompevano nell’amministrazione di beni materiali perfino abbandonandosi al concubinaggio. Già vescovi zelanti avevano tentato di selezionare sacerdoti adeguati sotto la Regola di Sant’Agostino portando alla nascita dei Canonici regolari, ma, confinati ad una particolare chiesa, il loro apporto alla risoluzione del problema risultò limitato, troppe vaste erano le masse di fedeli che attendevano pastori più degni.

Nel 1204, poco più che trentaquaatrenne, Domenico giunse a Roma per la prima volta. Era in compagna del Vescovo Diego di Azevedo, di ritorno dalla Danimarca. In questa occasione i due si misero a disposizione del pontefice. Avrebbero voluto, in realtà, predicare il cristianesimo tra i popoli del Nord Est europeo ma Papa Innocenzo III indicò loro la Linguadoca, regione della Francia meridionale, per condurvi l’apostolato proprio tra gli Albigesi che, sotto la protezione del Conte Raimondo di Tolosa, stavano prosperando.

Dante Alighieri, coi versi del XII canto del Paradiso, richiama questo fatto: “Non dispensar due o tre per sei, / non la fortuna di primo vacante / non decimas quae sunt pauperem Dei / addimandò; ma contro al mondo errante / licenza di combatter per lo seme, / del qual ti fascian ventiquattro piante”. E, comandato da Innocenzo III, Domenico “con dottrina e con volere insieme, / con l’officio apostolico si mosse, / quasi torrente ch’alta vena preme; / e negli sterpi eretici percosse / l’impeto suo più vivamente quivi / dove le resistenze eran più grosse”.

Tradizione vuole che, in quei giorni, mentre stava pregando, nella Basilica di San Pietro, i due Apostoli gli apparvero consegnandogli un bastone ed un vangelo e dicendogli: “Va e predica poiché a questo sei chiamato”. Stette per quasi dieci anni in Francia, predicò, convertì, si confrontò con gli eretici e nel 1209, in occasione dei massacri compiuti dai crociati, condannò le brutalità compiute.

Undici anni dopo, Domenico ritornò a Roma. Aveva attorno a sé numerosi compagni bramosi di condividere il suo percorso di apostolato e doveva domandare al Pontefice l’approvazione per il suo nascente ordine. In questa occasione il santo incontrò Francesco d’Assisi e tra i due si strinse una profonda amicizia. Il pontefice, però, vincolato dalla proibizione di fondare nuovi ordini fatta al Concilio del Laterano, invitò Domenico ad aderire ad una delle Regole già approvate e così fu scelta la Regola di Sant’Agostino aggiungendovi più rigorose osservanze sul vitto ed i vestiti e l’obbligo di non avere proprietà affinché la predicazione non venisse frenata dal dover amministrare beni terreni. Solo con un terzo viaggio, stavolta nella Roma di Onorio III, San Domenico de Guzman ottenne l’approvazione per il suo progetto sebbene sempre con la Regola di Sant’Agostino.

Il 22 dicembre 1216 Papa Onorio III conferì l’approvazione ufficiale e definitiva all’Ordine dei Frati Predicatori fondato da Domenico. Ottenuto il riconoscimento ufficiale, l’ordine crebbe e già l’anno dopo, nel 1217, fu in condizione di inviare monaci in molte parti d’Europa, in particolare nella penisola iberica e nei principali centri universitari del tempo.

Il papa gli affidò anche la predicazione ai chierici del Palazzo apostolico, carica poi sempre assegnata ai Domenicani come Maestri del Santo Palazzo.

Da allora, all’infuori di brevi viaggi in Francia e Spagna, la sua vita si svolse stabilmente in Italia e quando, nel 1220, volle riunire la sua famiglia spirituale in un Capitolo Generale, scelse la dotta Bologna che a tutti gli effetti può dirsi la città natale dei Domenicani perché ospitò anche il secondo Capitolo, quello del 1221.

Gli Atti di Bologna inerenti il processo di canonizzazione del santo parlano degli accorgimenti adottati accanto alla Regola di Sant’Agostino. Di queste “consuetudines” non ci è rimasto nulla sebbene sia lecito pensare che proprio al primo Capitolo generale dell’Ordine esse siano state discusse e approvate.

Domenico era giunto a Bologna nel gennaio del 1218, stabilendosi insieme ai suoi compagni nel convento di una chiesa che allora era fuori mura, dedicata a Santa Maria della Purificazione, nota col nome Chiesa della Mascarella. Il santo, a soli due anni dall’approvazione del suo Ordine, aveva inviato quattro frati in città, città celebre per la sua università, per fondarvi un convento. La stessa cosa aveva fatto con Parigi dove quattro domenicani furono inviati a stabilirvisi. Probabilmente scegliendo queste due città, Domenico aveva la speranza che ambienti studenteschi come quelli potessero portare a nuove vocazioni. Certamente ebbe ragione perché il numero dei discepoli bolognesi crebbe enormemente e continuò ad aumentare imponendo l’abbandono della Chiesa della Mascarella ed il trasferimento al Convento di San Nicolò delle Vigne, la cui chiesa, nel 1240, divenne la Basilica di San Domenico.

La città emiliana conserva la salma del santo che qui morì il 6 agosto del 1221, a cinquantuno anni. I resti di Domenico de Guzman sono conservati nell’Arca di San Domenico.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

Bibliografia: F. Robotti, Italianità di S. Domenico; P. Lippini, La vita quotidiana di un convento medievale

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