Garibaldi in Uruguay

L’articolo che segue è tratto da “Letture di famiglia” del 5 ottobre 1846 ed è intitolato “Il colonnello Garibaldi di Genova”. Descrive la Battaglia di Sant’Antonio e le onoreficenze che il Governo dell’Uruguay tributò alla Legione Italiana, alla sua bandiera ed al suo generale, Giuseppe Garibaldi.

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Lontano da noi, abbiasi un segno dell’ammirazione ed affetto nostro il colonnello Garibaldi di Genova, degno figlio di quella terra che ora ripara con una generosa dimostrazione di onoranza le grandi ingiustizie che abbeverarono lo grande animo del suo Colombo, e che accoglie ospitalmente nelle gloriose sue mura i depositari della sapienza italiana.

Un nostro confratello, animato da spiriti veramente italiani, convinto che lo scopo del giornalismo è principalmente quello di raccogliere quei fatti luminosi, che onorando i loro autori giovano cotanto a rilevare il coraggio degli abbattuti, a confondere i derisori, a confermare i forti e ad eccitare un sentimento di dignità e di possanza nel seno di tutta una nazione, si recò a debito di registrare nelle sue colonne un fatto di questo illustre Italiano, che rinnovando gli esempi dell’antico eroismo, mantiene ed accresce, in contrade straniere, l’onore della sua patria, l’Italia. Noi, facendo eco alla sua generosa intenzione, e desiderando che l’atto magnanimo abbia tutta la pubblicità possibile, riproduciamo nel nostro giornale il racconto tale quale lo troviamo nel Felsineo (1), sicuri di fare cosa grata ai nostri lettori, e di soddisfare ad un tempo ad un preciso debito nostro.

 

«Era l’8 febbraio 1846, ed il colonnello Garibaldi da Genova trovavasi nelle vicinanze di Satto con quattro compagnie della legione italiana; una ventina di cavalieri Montevideani eransi ad essi riuniti perchè già posti in fuga dalla cavalleria di Buenos-Ayres. Ad un tratto presso la sponda dell’Uruguay Garibaldi vedesi venire incontro e prendersi in mezzo dal corpo comandato dal generale nemico Servando Gomez con 1200 uomini, cioè 900 cavalli e 500 fanti. Ordina allora un movimento retrogrado, e si arresta, e mettesi in ordinanza presso una casipola mezzo in rovina, denominata Tapera di don Venanzio: posizione che non offriva molti vantaggi, ma in quel frangente reputata la migliore. Il generale nemico comandò a suoi 500 fanti di attaccare a passo di carica le quattro compagnie italiane, mentre i 900 cavalieri, divisi in due ali, a destra e sinistra, le serravano. Questo attacco durò dal mezzogiorno fino verso le 12 della notte; fu continuo, violento e feroce; glorioso pei legionari italiani, ignominioso ed esiziale pei nemici, superiori sei volte di numero. Essi furono respinti, sbaragliati, dispersi; ed il valoroso Garibaldi potè co’ suoi feriti portarsi in Satto, dove i legionari furono festeggiati, e le donne gareggiarono pietosamente nel prestarsi alla cura dei feriti ed in aiuto de vincenti estenuati dalla fatica della giornata e dalla fame. Furono di essi 50 i morti e 55 i feriti; gli ufficiali tutti, eccetto Garibaldi, Scarone, Saccanello e Traversi, restarono feriti, senza pericolo. Ciò avveniva al campo di Sant’Antonio, una lega e mezza distante dalla città, Satto; la quale si teneva dal capitano italiano Anzani con pochi soldati legionari. Durante la mischia testè riferita, il colonnello Baez ed altri ufficiali montevideani, perduta la loro gente, abbandonavano Garibaldi e la sua legione; e seguiti da pochi Italiani di un distaccamento che non prese parte nell’azione stessa, si posero in salvo dentro le mura di quella città, portandovi, in quel momento di tumulto e di terrore, lo scoraggiamento e la desolazione, tanto più che il fuggente capitano Galego asseverava essere la legione italiana assolutamente perduta. Poco di poi una colonna nemica sopragiunta circondò Satto e ne intimò la resa. Gli abitanti avviliti, e conscii che Rosas, il presidente del Governo di Buenos-Ayres, è un Nerone con tutti e più ancora coi Montevideani, proponevano d’imbarcarsi e di cedere la piazza; ma il capitano Anzani, raccolti i pochi soldati del presidio, li arringò in queste parole: – Se i nostri compagni sono tutti morti come si dice (cosa che io non credo) noi dobbiamo batterci sino all’ultimo. Se abbiamo la fortuna di respingere il nemico, avremo vendicato i nostri camerata: in caso diverso faremo volare la batteria e andremo ad unirci con loro all’altro mondo. –

Il presidio così animato difese la piazza eroicamente, fino a che nel domani vi giunse il vincitore Garibaldi. E il Governo di Montevideo, riconoscente a tante illustri prodezze italiane, decretava quanto segue (2):

Desiderando il Governo di mostrare la gratitudine della patria ai prodi che combatterono con tanto eroismo nei campi di S. Antonio il giorno 8 del corrente, consultato il Consiglio di Stato, decreta:

1° Il generale Garibaldi (a tal grado era già stato promosso) e tutti coloro che l’accompagnarono in quella gloriosa giornata sono benemeriti della Repubblica.

2° Nella bandiera della legione italiana saranno iscritte a lettere d’oro sulla parte superiore queste parole: – Gesta dell’8 febbraio 1816 operate dalla legione italiana agli ordini di Garibaldi. –

3° I nomi di quelli che combatterono in quel giorno, dopo la separazione della cavalleria (la ritirata anzidetta del colonnello Baez), saranno iscritti in un quadro, il quale si collocherà nella sala del Governo rimpetto allo stemma nazionale, incominciando la lista coi nomi di quelli che morirono.

4° Le famiglie di questi che abbiano in seguito diritto ad una pensione, la godranno doppia.

5° Si decreta a coloro che si trovarono in quel fatto, dopo essere stata separata la cavalleria, uno scudo che porteranno nel braccio sinistro con questa iscrizione circondata d’alloro : – invincibili combatterono l’8 febbraio del 1846. –

6° Fino a tanto che un altro corpo dell’esercito non s’illustri con un fatto d’arme simile a questo, la legione italiana avrà in ogni parata la dritta della nostra infanteria.

7° Questo decreto si consegnerà in copia autentica alla legione italiana, e si ripeterà nell’ordine generale tutti gli anniversarii di questo combattimento.

8° Il ministro della guerra resta incaricato dell’esecuzione e della parte regolamentare di questo decreto, che sarà presentato all’assemblea dei notabili, e si pubblicherà nella nostra Gazzetta.

Firmato: José de Bejer – Santiago- Vasquez – Francisco S. Mundz. – Montevideo ecc.

 

 

1 – Giornale settimanale che si stampa in Bologna, diretto con molto amore e con molto senno dall’egregio Augusto Aglebert

2 – La relazione che qui pubblichiamo è tratta dal rapporto ufficiale del colonnello Bernardo Beaz, quindi non ammette dubbio nè di parzialità, nè di prevenzione. Questo articolo si trovava già in corso di stampa, quando leggemmo nel no 8 del Diario dell’ottavo Congresso scientifico italiano (22 settembre, sezione di medicina) le parole che qui trascriviamo con soddisfazione perchè additano a due generosi desiderii – l’uno, di rendere con noi un giusto tributo di encomio al valoroso ligure, or Generale della Legione italiana in Montevideo, l’altro di eccitare la pubblica carità onde sovvenire ai gravi danni di cui fu testè colpita una parte della Toscana per le funeste scosse di terremoto – « Una lettera del Comitato di beneficenza di Livorno invita i Congregati a muoversi a pietà dei danneggiati dal terremoto del 14 settembre. Dopo questa lettera, il segretario dottore Turchetti legge le seguenti parole: – Signori, io vengo dai luoghi percossi dal terremoto. A una sciagura che non ha confine come porne riparo? Vi annunzio una grata novella: un libro che racconta le militari gesta che a Montevideo hanno testè illustrata e resa immortale la Legione italiana capitanata dal prode genovese Garibaldi; quella Legione che, onde venga salutata valente la nostra Italia in ogni genere di grandezza quando essa giace in tranquilla vita, coglie altrove le militari corone. ll libro che ci onora è in vendita: il profitto è pei miseri. – Su via, chi potrà rifiutarsi quando parla l’onore, la patria, la carità? – All’opera pietosa, a cui ogni buon Italiano inchina, è mossa spontaneamente la sezione, e la Presidenza apre in sul momento il registro delle sottoscrizioni

 

 

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