Ferdinando il Cattolico e Napoli

Ferdinando il Cattolico, il re della conquista di Granada, il re che impose l’egemonia spagnola nel Mediterraneo, il re che aprì l’età delle spedizioni oltreoceano.
Diventa difficile travalicare i limiti di un articolo celebrativo. Questa gigantesca figura lo meriterebbe.

Fu un sovrano virtuoso, generoso, capace in politica ed in diplomazia. “Quando Ferdinando il Cattolico conquistò nel 1503 Napoli, grazie a Consalvo de Cordoba, – scrive Braudelegli si impadroniva di una grande posizione e di un Regno opulento, poiché il successo implicava il trionfo della flotta aragonese e, né più né meno, la nascita, con il Gran Capitano, del tercio spagnolo: qualcosa di simile, nella storia generale del mondo, alla nascita della falange macedone o della legione romana”. Il suo rapporto con Napoli fu quello di un re accorto e premuroso. Guardò sempre alle vicende napoletane con sollecita attenzione, anche dopo il deterioramento dei rapporti col Gran Capitano. Napoli non rappresentò per lui solo una conquista.

La sua prima visita vi si celebrò il 1 novembre del 1506, accompagnato dalla seconda moglie Germana di Foix. Salutati dall’artiglieria dei castelli della città e da quella delle navi del porto, furono ricevuti da Cansalvo di Cordova e dai feudatari del regno. Era stato costruito un pontile di legno riccamente adornato ed un arco di trionfo sulla riva. Ferdinando toccò terra attraversando il pontile e l’arco, poi giurò di conservare tutti i privilegi del regno e condonò le imposte arretrate, infine, alla testa di un lungo corteo, percorse le strade principali della città salutato dal popolo. Era vestito di color cremisi con un ricco collare ed una berretta di velluto nero, tutte le cronache del tempo si soffermano sullo sfarzo mostrato. La regina invece aveva un vestito di broccato ed un mantello di foggia francese verde. I due sovrani cavalcarono due cavalli bianchi sotto un baldacchino le cui aste erano tenute dai membri del Seggio del Popolo. I nobili reggevano invece le redini delle cavalcature regali. Di li a pochi giorni si riunì il parlamento del Regno, occasione in cui Ferdinando annunciò il suo intento riformatore. Nella sala del refertorio del Convento di San Lorenzo espresse la propria gioia per la corona di Napoli, “cosa nostra legittima e hereditaria”, e ricevette il giuramento di fedeltà ed il ligio omaggio.

Salpò per la Spagna nel giugno del 1507, affidando la luogotenenza di Napoli a Giovanna d’Aragona, sua sorella e vedova del re Ferrante d’Aragona. Sottolinea Tejada che il re raccomandò sempre ai suoi consiglieri, come anche al vicerè Giovanni d’Aragona, Conte di Ripacorsa, “di trattare con riguardo gli eletti della città, senza curarsi di dar precedenza alla nobiltà, evitando quindi di cadere negli errori commessi da Ferrante”. Questa accortezza la ebbe pure quando dovette annullare la decisione del vicerè Raimondo de Cardona di introdurre l’Inquisizione nel Regno col popolo tumultuante.

Attento in politica interna, fu pure astuto in quella estera, approfittando della debolezza di Venezia per riprendere i porti pugliesi. Così Napoli fu sottratta all’anarchia baronale, alle prepotenze veneziane, alle minacce turche ed a quelle francesi, divenne finalmente un Regno moderno.

Iacopo Corzione nel 1549 ne ricordò gli anni di governo scrivendo: “In tempo che regnava in questo regno la felice memoria del Re Cattolico, fu mantenuta per gli officiali regi iustizia egualmente a tutti e qualsivogliano uomini di qualsivoglia sorte e condizione, titolati e non titolati, nobili, ignobili, baroni e particolari, ed a qualsivoglia persona; e la iustizia era ministrata libera et expedita senza exceptione di persone, e ciascuno era inteso in sua ragione, non fando differenzia da potente et impotente”. Morto nel villaggio di Madrigalejo, presso Caceres, nel 1516, le sue spoglie furono trasferite nella Cappella Reale di Granada, dove ancora oggi riposano unite, inseparabilmente, a quelle della consorte Isabella.

 

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

 

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