La Fanteria di Linea dell’Esercito delle Due Sicilie, organizzazione e soldo

Il decreto 2068 del 19 marzo 1834 stabiliva che il reclutamento del Real Esercito Delle due Sicilie avveniva tramite arruolamento volontario, prolungamento del servizio e leva. Relativamente a quest’ultima sappiamo che erano reclutabili tutti gli uomini di età compresa tra i 18 ed i 25 anni ed alti, scalzi, almeno cinque piedi (1,624 metri ). Tra le altre cause di esclusione dalla leva, oltre ad imperfezioni fisiche o malattie, v’era l’essere figlio unico, aver intrapreso studi universitari o scelto di diventare sacerdote. Il reclutamento avveniva su base comunale, per sorteggio tra gli iscritti ad una specifica classe, nel 1858 ogni classe doveva fornire un contingente di 12000 uomini. La durata del servizio era fissata per la Fanteria di Linea in dieci anni, di cui cinque in servizio attivo ed altri cinque in congedo illimitato, in cui andavano a costituire la Riserva, ed in 8 anni, tutti di servizio attivo, terminati i quali il coscritto non passava nella Riserva, per gli altri corpi. Il passaggio dal “Piede di Pace” a quello “di Guerra” avveniva tramite il richiamo della Riserva.

La Sicilia era esclusa dalla leva obbligatoria, nonostante vi fossero nell’esercito molti siciliani arruolatisi come volontari.

Una caratteristica bizzarra dell’Esercito Napoletano, e forse ingiusta, era la possibilità per il coscritto giudicato abile di farsi sostituire, “surrogare”, da una terza persona. Questo avveniva pagando al governo la somma di 240 ducati, cifra importante se consideriamo che un soldato semplice percepiva annualmente lordi 36,5 ducati, mentre il surrogante doveva essere un militare che avesse già servito per quattro anni nella Fanteria di Linea, per sette anni negli altri corpi, e disponibile ad una ferma di otto anni consecutivi.

Di quei 240 ducati, 200 venivano iscritti sul Gran Libro del Debito Pubblico al 5%, la rendita che ne risultava era a beneficio del surrogante, mentre I restanti 40 venivano pagati brevimano ed in contanti al surrogante nel momento in cui iniziava il servizio al posto del surrogato.

Una volta arruolato il coscritto riceveva il corredo che, secondo l’Ordinanza della Amministrazione Militare del Regno delle due Sicilie datata 29 giugno 1824, per un soldato della Fanteria di Linea Napoletana era costituito da cappotto di panno, casco, giamberga (giacca lunga al ginocchio), incerata per casco, giubba di panno bianco, pantaloni di panno, berretto di panno, sacco a pane, stivaletti di panno, pantaloni di cotone bianco, stivaletti di cotone bianco, sotto calzoni di tela, scarpe, suole per scarpe, camicia  e tiranti per calzoni.

Il vestiario era prodotto da fornitori esterni su appalto governativo ed i reparti avevano la facoltà di rifiutare le forniture qualora queste non fossero conformi ai campioni di riferimento. Nell’Ordinanza era anche stabilito il termine oltre il quale andava effettuata la sostituzione del capo.

Per la Fanteria di Linea cappotto, casco e giamberga avevano una durata di 48 mesi, incerata, giubba, pantaloni e berretto di panno 24 mesi, 20 mesi il sacco a pane, 12 mesi gli stivaletti di panno, 8 mesi i pantaloni e gli stivaletti di cotone e 6 mesi tutto il resto.

La paga dei militari napoletani, truppa e non, si chiamava “Prest” ed era calcolata su base giornaliera e, per la truppa, saldata anticipatamente ogni 5 giorni. Per un soldato semplice della Fanteria di Linea corrispondeva ad un soldo giornaliero di 10 grana (1 Ducato = 100 Grana). Da questo andavano scalate le spese per il vitto, per un importo di 6 grana giornalieri nei giorni di giovedì e domenica e di 5 in tutti gli altri, la rimanenza era definita “Denaro di saccoccia”.

Il soldato aveva diritto a degli aumenti salariali in funzione degli anni di servizio, nel dettaglio:

  • 10 anni di servizio “irriprovevole” – distintivo da portarsi sul braccio sinistro ed aumento di un Grano del Prest
  • 15 anni di servizio – secondo distintivo ed aumento di 1,5 Grani del Prest
  • 20 anni di servizio – terzo distintivo ed aumento di 2 Grani sul Prest
  • 25 anni di servizio ” irriprovevole ” – medaglia di ” veteranza ” ed aumento di 3 Grana sul Prest

Se il reparto doveva spostarsi, il soldato avrebbe ricevuto un extra di 3 Grana giornalieri, “Diaria di Colonna Mobile”, importo che era raddoppiato in caso di attività di repressione del brigantaggio.Sì, esisteva anche prima del 1860…

Dopo 12 anni di servizio “irriprovevole”, il soldato aveva il diritto al passaggio nei Veterani, condizione che gli dava diritto, oltre agli aumenti salariali per anzianità di cui sopra, una volta compiuti i 40 anni di servizio, alla pensione. L’importo di questa era pari ad un Carlino al giorno, (1 Carlino = 10 Grana), che poteva godere qualunque fosse il domicilio che scegliesse.

Il “Prest” del soldato semplice era piuttosto basso se confrontato con il salario giornaliero di un bracciante, tra i 15 ed i 20 Grana, o di un operaio, tra 20 e 40 Grana, però mentre questi, oltre ad essere privi di pensione, erano pagati solo per le giornate effettive di lavoro, il soldato riceveva la paga ogni giorno.

La razione giornaliera dei soldati napoletani era composta da 870 grammi di pane e pasta e da 148 grammi di carne. Di quei 870 grammi circa 630 erano somministrati come pane bruno, definito di buona qualità ma migliorabile, soprattutto in ragione della spesa fatta per esso.

I soldati ricevevano il rancio una volta sola al giorno, alle 9.30 del mattino nei mesi da settembre a maggio ed alle 10 negli altri mentre dovevano provvedere autonomamente a proprie spese per quello pomeridiano. Come scritto, erano sottoposti ad una ritenuta giornaliera sulla loro paga, destinata a coprire le spese per la confezione del rancio. Tutto sommato il governo borbonico al riguardo si dimostrava abbastanza generoso, infatti, il privato cittadino che avesse voluto acquistare a sue spese un quantitativo uguale di alimenti avrebbe dovuto preventivare una spesa di almeno 9 Grana, a cui andava aggiunta, e non sono stato in grado di quantificarla, la spesa per la legna necessaria alla cottura.

Particolare stranissimo, l’esercito napoletano non produceva “in economia” il pane necessario ai soldati ma lo acquistava da fornitori esterni che lo confezionavano in appalto per conto del governo.

Gli Ufficiali godevano di un trattamento economico decisamente migliore rispetto a quello della truppa e dei sottufficiali. La loro paga era composta da 4 componenti: soldo, soprassoldo, alloggio e mobilio e foraggio. Ne godevano interamente, però, solo gli Ufficiali in Servizio Attivo, quelli destinati a Servizio Sedentario ricevevano solo Soldo e Alloggio e mobilio. La paga era saldata mensilmente e gli importi, espressi in Ducati da 100 Grana, per un colonnello della Fanteria di Linea erano: Soldo – 95,  Soprassoldo – 10, Alloggio e mobilio – 12, Foraggio – 15.

Gli importi erano soggetti a 2 ritenute, del 2,5% a favore del Monte delle Vedove, calcolata sul soldo semplice, e del 10% calcolata sull’importo totale, concretamente il totale consegnato sarebbe stato, scorporando il foraggio in quanto materiale di consumo, pari a 101 Ducati e 42 Grana e Mezzo.

Come per la truppa anche gli Ufficiali avevano diritto alla pensione una volta raggiunti i 40 anni di servizio e superati i 60 anni di età, l’importo veniva pagato anticipatamente, in 6 rate annuali ed era pari al “Soldo” semplice. Però, a differenza della truppa, potevano chiedere per motivi di salute il pensionamento dopo un minimo di 20 anni di servizio. In quel caso acquistavano il diritto a pensione di importo pari ad 1/3 del “Soldo semplice”, dopo 25 ad 1/2 dell’ultimo stipendio, dopo 30 anni ai 2/3 e dopo 35 anni i 5/6. La pensione veniva pagata anticipatamente, in 6 rate annuali.

Nell’esercito napoletano servivano anche numerosi stranieri, principalmente svizzeri.

Nel 1858 contribuivano complessivamente in tempo di pace con 8036 uomini su 98369. Il reclutamento avveniva in Svizzera, prima del 1849 tramite capitolazioni coi Governi Cantonali, in seguito con degli accordi con privati cittadini che fungevano da reclutatori. Potevano essere arruolati tutti i maschi di età compresa tra 18 e 40 anni, il viaggio avveniva via terra fino a Livorno e poi per nave fino a Napoli. A Livorno i volontari erano visitati da un Medico Militare Napoletano, in presenza del Console, e se giudicati abili definitivamente ammessi.

I soldati svizzeri portavano una divisa identica a quella dei loro colleghi napoletani, ma a differenza di questi le sostituzioni avvenivano con frequenza doppia e non erano tenuti a restituire i capi usati, inoltre dormivano su materassi e non su pagliericci.

Il “Prest”, per la truppa era maggiore del 50% rispetto a quello dei napoletani ed esattamente come questi gli svizzeri erano sottoposti ad una ritenuta giornaliera per le spese del rancio, ma a differenza dei napoletani ricevevano pane bianco invece che bruno ed avevano diritto a 2 pasti caldi al giorno invece di uno. La ritenuta per il rancio era di 7 Grana al giorno contro i 6 dei napoletani ma ricordando che le paghe erano maggiorate del 50% un soldato semplice della Fanteria di Linea Svizzera neoarruolato poteva contare su 8 Grana al giorno come “Denaro di saccoccia” contro i 4 del suo omologo napoletano. La ferma era di 4 o 6 anni, con facoltà di prolungarla di altro 2 o 4, e dopo 12 anni di servizio lo svizzero poteva scegliere tra il passaggio di diritto nei Veterani, cosa che però comportava la perdita dei privilegi relativi a paga e vitto, o il congedo definitivo con un anno di paga come buonuscita.

Migliore era anche il trattamento economico degli Ufficiali svizzeri.

Le paghe non solo erano migliori di quelle dei loro colleghi napoletani, un colonnello della Fanteria di Linea Svizzera percepiva mensilmente 211 Ducati contro i 101,42 del suo collega napoletano ma anche, e questo mi sembra particolarmente ingiusto, non erano divise in “parti” ma erano costituite solo dal “Soldo” semplice. Questo costituiva un enorme vantaggio dal punto di vista pensionistico, soprattutto se si considera che l’Ufficiale svizzero, esattamente come il napoletano, dopo 20 anni di servizio poteva chiedere il pensionamento anticipato ma, a differenza del collega partenopeo, senza la necessità di addurre motivi di salute, avendo tra l’altro diritto alla metà del Soldo, quindi 105 Ducati contro 31,67.

Dopo 25 anni poteva chiedere il congedo con pensione pari a 2/3 del Soldo e dopo 30 ai 3/4. Con 35 anni maturava il diritto al ritiro con soldo intero. Il colonnello svizzero poteva, teoricamente, essere promosso a Generale ma concretamente questo non avveniva mai per l’opposizione dei transalpini. Proprio come per la Truppa Svizzera nel caso di passaggio ai Veterani, il colonnello svizzero in caso di promozione a Generale perdeva i privilegi derivanti dalle Capitolazioni. Il motivo è evidente, un generale napoletano, dopo 40 anni di servizio, poteva contare su una pensione mensile di 200 Ducati, invece un colonnello svizzero, dopo 35 anni, su 211.

 

 

 

Autore articolo: Enrico Pizzo, classe ’74, residente sui Colli Euganei. Appassionato di storia veneta e storia dei sistemi monetari preunitari.

Bibliografia: C. Mezzacapo, “Stato Militare dell’Italia – Napoli”, in “Rivista Militare, Anno III – Volume I, 1858”; F. Del Giudice, “Gli oggetti a buon mercato”, 1858; Ministero della Guerra e Marina, “Ordinanza della Amministrazione Militare del Regno delle due Sicilie”, 1824.

Enrico Pizzo

Enrico Pizzo, classe ’74, residente sui Colli Euganei. Appassionato di storia veneta e storia dei sistemi monetari preunitari.

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