La guerra dei mondi

La sera del 30 Ottobre 1938 le radio americane trasmisero una sinistra cronaca. L’invasione degli alieni era in atto, già si segnalavano le prime distruzioni nelle città. L’umanità era in pericolo. Forse. Vediamo cosa accadde.

 

Orson Welles e la Guerra dei Mondi

 

Herbert George Wells pubblicò il suo romanzo nel 1897 sui numeri da aprile a dicembre delle riviste Pearson’s Magazine e Cosmopolitan. Si tratta di un romanzo famosissimo, uno dei primi del genere fantascientifico, da cui sono stati tratti almeno quattro film, una miniserie televisiva, videogiochi, parodie, storie a fumetti e quant’altro.

La trama è talmente nota che è superfluo raccontarla, piuttosto invitiamo chi non la conosce a leggersi il libro, ma, dato che ci serve, la riassumiamo in poche parole: la terra viene invasa da marziani per mezzo di macchine gigantesche (i tripodi).

Alla fine degli anni ’30 del Novecento, l’emittente radiofonica americana CBS (Columbia Broadcasting System), mandava in onda una trasmissione settimanale chiamata Mercury Theatre on the Air, in cui venivano proposti riadattamenti di romanzi celebri, che venivano letti agli ascoltatori con enfasi e trasporto. L’ideatore, regista e produttore, oltre che conduttore, era un ventitreenne di grandi ambizioni che diverrà un famoso attore di Hollywood: Orson Welles.

La sera del 30 ottobre 1938 andava in onda appunto lo sceneggiato radiofonico su La Guerra dei Mondi, scritto da Howard Koch e narrato dallo stesso Welles.

Quella fu una trasmissione memorabile, a dir poco.

 

Il fatidico 30 ottobre 1938

 

Quel 30 ottobre 1938, alle 20 in punto, il breve annuncio che anticipava il prossimo programma interruppe il brano musicale che la CBS stava trasmettendo.

Subito dopo, un annuncio con tono grave irruppe:

“Signore e signori, vogliate scusarci per l’interruzione del nostro programma di musica da ballo, ma ci è appena pervenuto uno speciale bollettino della Intercontinental Radio News.”

 “Alle 7:40, ora centrale, – proseguiva la voce – il professor Farrell dell’Osservatorio di Mount Jennings, Chicago, Illinois, ha rilevato diverse esplosioni di gas incandescente che si sono succedute ad intervalli regolari sul pianeta Marte. Le indagini spettroscopiche hanno stabilito che il gas in questione è idrogeno e si sta muovendo verso la Terra ad enorme velocità.”

Dopo questo annuncio la musica riprese per essere presto interrotta, come sarebbe successo più volte durante la serata, da altri comunicati sempre più drammatici ed inquietanti.

Il primo intermezzo ospitò l’intervista ad un astronomo che testimoniava l’avvistamento di un bagliore in direzione del pianeta Marte.

Poi, alle 20:50 fu annunciato:

“Abbiamo subito inviato una speciale unità mobile e il nostro cronista, Carl Phillips, appena giunto sul posto, vi darà una completa descrizione del meteorite di Grovers Mill”

 E a quel punto si udì la balbettante cronaca Carl Phillipps, corrispondente da New York, che parlava dalla fattoria di Grovers Mill, in New Jersey.

“Il terreno è coperto di frammenti di un albero che l’oggetto ha investito toccando terra. Ciò che posso vedere dell’oggetto è che non assomiglia molto a un meteorite, o almeno ai meteoriti che ho visto prima d’ora. Sembra piuttosto un grosso cilindro…”

A quel punto il tono del giornalista si fece concitato: “Un momento! Sta accadendo qualcosa! Signori e signore, è terrificante! L’estremità dell’oggetto comincia a muoversi! La sommità ha cominciato a ruotare come se fosse avvitata! La cosa deve essere vuota all’interno!”.

E poi urla in sottofondo, intervallate da sinistri scricchiolii e tonfi di grossi oggetti metallici che si muovevano o cadevano. Fra i gemiti e i lamenti si potevano distinguere parole come: “Si muove! Guardate, si svita, si svita, dannazione! State indietro, là! State indietro! Lo ripeto! Può darsi che ci siano degli uomini che vogliono scendere! È rovente, sarebbero ridotti in cenere! State indietro, laggiù! Tenete indietro quegli idioti!”

Dopo un ulteriore botto metallico, Carl Phillips riprese a parlare terrorizzato:

“Signore e signori, è la cosa più terribile alla quale abbia mai assistito… Aspettate un momento! Qualcuno sta cercando di affacciarsi alla sommità… Qualcuno… o qualcosa. Nell’oscurità vedo scintillare due dischi luminosi… sono occhi? Potrebbe essere un volto. Potrebbe essere…”

Un urlo di terrore di una folla di persone interruppe definitivamente il collegamento.

Dopo un breve momento di musica, lo speaker radiofonico dichiarò in modo tutt’altro che rassicurante.

“Signore e signori, devo riferirvi qualcosa di molto grave. Sembra incredibile, ma le osservazioni scientifiche e l’evidenza stessa dei fatti inducono a credere che gli strani esseri atterrati stanotte nella fattoria del New Jersey non siano che l’avanguardia di un’armata di invasione proveniente da Marte. La battaglia che ha avuto luogo stanotte a Grovers Mill si è conclusa con una delle più strabilianti disfatte subite da un esercito nei tempi moderni”

E, subito dopo, il caos.

 

Il caos

 

La trasmissione radiofonica proseguì, narrando, fedele al racconto originale, di come, dopo la distruzione di varie città americane, i Marziani vennero sorprendentemente e in modo del tutto inaspettato sconfitti, salvando il nostro pianeta.

Ma, stando alle cronache, gli americani non terminarono mai l’ascolto.

Lo stesso Orson Welles, anni dopo, avrebbe raccontato al giornalista Peter Bogdanovich in un libro-intervista:

“Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; da Nashville a Minneapolis la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada.”

 La gente, colta dal panico, invase le strade per fuggire a gambe levate nei luoghi isolati, abbandonando quasi del tutto i suoi averi. Panico, preghiere collettive, ondate di vandalismo e saccheggi non si contarono. Si parlò anche di casi di suicidio e qualche omicidio. Milioni di persone nel delirio più completo.

Il caos più totale, insomma.

Per dare l’idea del terrore che regnava in larghe fette di americani, si narra di un signore che telefonò al centralino del New York Times chiedendo: “A che ora è la fine del mondo?” (Frase che anni dopo i R.E.M. utilizzarono queste parole in una famosa canzone, poi coverizzata dal nostro Ligabue).

E non fu il solo: le linee telefoniche di giornali, polizia e pompieri furono subissate di telefonate andando rapidamente in tilt.

Nei giorni successivi, i giornali si sbizzarrirono in cronache sempre più dettagliate della situazione estremamente ingarbugliata in cui erano piombati gli Stati Uniti quella sera di fine ottobre.

Ovviamente non c’era stata nessuna invasione aliena, nessuna distruzione, ma bastò una narrazione ad effetto per scatenare l’isteria collettiva.

Nella stessa intervista menzionata prima, Orson Welles disse “Cominciammo a renderci conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottovalutato l’estensione della vena di follia della nostra America”. In realtà nessuno stava distruggendo il New Jersey, lo stavano solo raccontando via radio!

Le persone non tornarono nelle proprie case quella notte, e, al mattino seguente, non andarono a lavoro. Ci volle un bel po’ per ripristinare la normalità.

 

E’ tutta una bufala?

 

Anni dopo il dibattito su quanto sia vero del caos scatenato dalla trasmissione radiofonica è acceso. In realtà molti pensano che sia stata un’esagerazione della stampa. Oltretutto la data, si fa notare, è vicina alla notte di Halloween, in cui tradizionalmente gli scherzi macabri la fanno da padroni. Il sospetto che molti avvenimenti furono totalmente inventati o ingranditi dalla stampa e anche dall’emittente, per ovvi fini pubblicitari, è forte.

Lo stesso Orson Welles, visto il grande successo che ebbe la sua narrazione, riuscì a ottenere contratti per dirigere la regia di ben 3 film.

La prima pellicola che girò, in cui rivestì anche il ruolo di attore protagonista, fu “Quarto potere” (“Citizen Kane”, 1941) che, non casualmente, narrava del potere dell’informazione usata per manipolare le masse.

Qualcuno avanza anche qualche cifra: soltanto il 2% degli ascoltatori sarebbe rimasto impressionato dalla trasmissione. Come possiamo ascoltare dalla registrazione, la trasmissione era stata peraltro annunciata da uno speaker che disse espressamente “Seguirà un adattamento della Guerra dei Mondi di Orson Welles…”, si capiva benissimo che era uno scherzo.

Su questo, chi scrive non è del tutto d’accordo. Coloro che pensano che il caos sia stata soltanto un’invenzione giornalistica, o per scherzo o per vendere copie di quotidiani e farsi pubblicità, parlano col senno di poi.

Può darsi che la stampa abbia gonfiato i dati dei disordini, anzi è molto probabile; tuttavia, a suffragare la teoria secondo cui effettivamente ci furono scene di panico e disordini, ci sono due elementi fondamentali.

Il primo è che Orson Welles era terribilmente bravo nel suo lavoro, come dimostra la sua carriera precedente e successiva. Era, per chi non lo sapesse, una specie di mostro sacro del cinema di quegli anni, fu attore teatrale e cinematografico oltre che doppiatore, e aveva quindi la capacità di far sembrare straordinariamente vero qualunque cosa raccontasse o recitasse.

In secondo luogo, non bisogna mai sottovalutare la creduloneria delle persone, in un’epoca, peraltro, in cui i mass media non avevano raggiunto lo sviluppo odierno. Anche oggi, infatti, assistiamo alla diffusione delle più svariate bufale (il terrapiattismo, per dirne una) a cui molte persone credono fermamente. E’ dunque possibile che, di fronte a un riadattamento particolarmente accurato (per esempio notiamo che il romanzo originale era ambientato in Inghilterra, mentre il racconto della CBS nomina solo località degli Stati Uniti) e anche ricco di pathos, le persone si siano davvero convinte che tutto quello che sentivano via etere fosse reale. Oltretutto noi abbiamo la TV ed internet che ci danno informazioni in tempo reale, quindi possiamo smascherare (ed è capitato svariate volte) notizie false in pochi attimi; gli americani del ’38 non avevano niente di tutto questo, si badi bene.

L’evento rimase talmente impresso nella memoria collettiva che, come riferisce il famoso critico cinematografico francese André Bazin, quando il 7 dicembre 1941 la radio americana diffuse la notizia dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, molti statunitensi pensarono alla ripetizione dello scherzo di cattivo gusto del 1938. Qualcosa di vero nella narrazione dell’isteria collettiva c’è, quindi.

A ricordo dell’evento dell’atterraggio, a Grover’s Mill, New Jersey fu eretto il 30 ottobre 1998 un monumento commemorativo, testimonianza che il ricordo di questo evento avvenuto, o meglio non avvenuto, esattamente cinquant’anni prima, è ancora vivo nella memoria degli appassionati.

Forse non sapremo mai la verità su cosa avvenne realmente quella sera di ormai 85 anni fa, ma la narrazione della Guerra dei Mondi da parte di Orson Welles resta pur sempre uno dei sceneggiati radiofonici più belli della storia, pur a distanza di tanti anni.

Vale la pena di ascoltarlo (il link della registrazione è nelle fonti).

 

 

Autore: Leonardo Conti, senese, tecnico informatico, coltiva passioni molteplici e variegate. Fin dall’infanzia è un appassionato lettore e scrittore di racconti, poesie e articoli e colleziona penne stilografiche e giraffe.

Fonti: La guerra dei mondi, traduzione di Simonetta Palazzi, La Scala d’oro, U.T.E.T., 1958; La registrazione della trasmissione del 30 ottobre 1938: https://www.youtube.com/watch?v=YTvU9j3og5k

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