Le origini della legione romana

La grandezza di Roma è legata, senza dubbio, al suo potere militare ed è la legione il centro di questo successo. Essa passò dall’essere una forza di cittadini-soldati ad un esercito permanente finanziato dallo Stato…

La storia militare dell’antica Roma è una continua e lenta alternanza di vittorie e sconfitte che portarono l’esercito a perfezionarsi a poco a poco, prendendo a prestito caratteristiche degli eserciti nemici ed adattandosi sempre alle nuove sfide.

Dai galli i romani presero lo scudo, dagli iberici il gladio, dai greci e dai cartaginesi la cavalleria e le macchine d’assedio. In ogni battaglia si affrontavano necessità diverse per fronteggiare le quali si presero decisioni innovative.

In origine l’esercito era costituito dalle forze private delle gentes, le grandi famiglie, guidate dai pater familias: patrizi come Appio Claudio potevano mobilitare nel 504 a.C. fino a cinquemila uomini. Solo dopo aver vinto gli Etruschi con la presa di Veio del 396 a.C. si pensò ad un esercito da mobilitare tutto l’anno tenendo gli uomini lontani da case e campi.

Erano mobilitati maschi dai diciassette ai quarantasei anni, fino a sessanta per la guardia delle città. Andavano a comporre quattro legioni, dai quattromiladuecento sino ai cinquemila soldati, e, siccome il numero dei mobilitati era superiore al bisogno, veniva tirata a sorte una tribù (la parola legione deriva da legere = raccogliere). Gli uomini della tribù designata venivano ripartiti, quattro a quattro, in gruppi in ognuna delle legioni, poi  si tirava a sore una seconda tribù e così via fino al completamento degli effettivi. Si svolgeva poi la cerimonia del giuramento prestato dai tribuni al console e poi dai soldati ai tribuni.

L’organizzazione interna dell’esercito romano descritta da Polibio nel suo VI libro delle Storie, da datarsi al principio della seconda guerra punica, suddivideva i fanti in quattro categorie secondo la loro classe censuaria ed il loro armamento. Il primo grado della legione era costituito dagli uomini più giovani, i vilites, appena addestrati, armati di lance e spade, che in numero non superavano i milleduecento per legione. La seconda categoria era occupata da truppe più forti, gli hastati, la terza era formata dai principes, la quarta era composta da più veterani, i triarii, armati di giavellotti. Questa organizzazione risparmiava le classi più anziane in cui erano più numerosi i padri di famiglia.

L’equipaggiamento pesante prevedeva corazze di strisce di cuoio rinforzato da metallo, elmo con penna, scudo guarnito dall’umbo, un ferro sprogente posto a protezione dei colpi di pietra, di lancia e di tutti gli oggetti capaci di colpire il legionario. Hastati e principes avevano oltre il gladio anche due giavellotti di legno e ferro, il pilum: uno grosso, con forma rotonda o quadrata del diametro anche di un palmo, ed uno sottile, simile ad una lancia da caccia di media lunghezza, la cui asta di legno in quest’ultimo caso è lunga tre cubiti mentre la parte in ferro (munita di uncini) era della stessa lunghezza dell’asta di legno.

Queste prime legioni erano composte da quaranta unità di combattimento, con il supporto della cavalleria leggera. La cavalleria si sviluppò solo nell’età delle guerre sannitiche ma sarà facilmente superata da Annibale: ogni legione romana non contava che trecento cavalieri divisi in due suqadroni, le turmae, spesso costituivano riserve per la ricognizione o si destinavano all’inseguimento del nemico vinto.

Ogni console, assistito da sei tribuni e sei centurioni, comandava in origine due legioni e, se le quattro combattevano insieme, si alternavano al comando ogni giorno. Questo sistema pesò notevolmente nella battaglia di Canne. Solo più tardi ci si orientò al comando unico assicurando continuità ed omogeneità alle operazioni, ma in ogni modo i capi cambiavano ogni anno perchè, superata l’età monarchica, la conservazione di un eccellente uomo di guerra al comando poteva rappresentare una minaccia per le istituzioni come Silla o Cesare.

Un generale comandava le legioni per mezzo di ufficiali superiori, i tribuni ed i legati militari, sempre scelti o eletti tra i giovani di buona famiglia. I centurioni, ufficiali subalterni, erano i veri quadri dell’esercito.

Col suo pesante carico, la legione non percorre più di venticinque chilometri al giorno. Ogni sera la legione si chiude nel suo campo. Tutti alloggiano in tende di cuoio, in doppia fila, che formano vie secondarie attorno alla via principalis dove ci sono gli ufficiali. Gli alleati venivano collocati presso i trinceramenti, i veliti incaricati della sorveglianza, si accampavano fuori, in prossimità delle porte.

Il sistema della legione fu rafforzato sotto Gaio Mario, console per sette volte, qualcosa di mai visto e senza precedenti. Gaio Mario istituì diversi cambiamenti significativi nelle legioni: soprattutto assunse uomini senza terra con la promessa di un futuro compenso di terreni e proprietà e migliorò l’uso della lancia, così come alcune tattiche delle legioni in battaglia.

Altre modifiche subbentrano dopo Canne: alla spada si sostituisce il gladio; le truppe di fanteria vengono meglio istruite ed equipaggiate; gli alleati avranno più peso nella composizione dell’esercito; verranno arruolati mercenari; compariranno arcieri cretesi, frombolieri balearici, cavalieri iberici e soprattutto cavalleria numidica, l’alto comando è affidato ad un unico capo, Publio Cornelio Scipione. Cambia poi anche la tattica: le linee di combattimento sono raggruppate in dieci manipoli separati da un intervallo di cento metri. Ogni manipoli comprende due centurie, unità di combattimento comandata dal centurio prior. I manipoli, disposti su sei righe e venti file, sono indipendenti gli uni dagli altri.

Toccò a Mario continuare il programma di riforme dell’esercito romano.

 

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

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