Ricordi di Piero de’ Medici sulla morte di Cosimo il Vecchio

 Lo studio di una filza conservata, all’interno del fondo Mediceo Avanti il Principato, presso l’Archivio di Stato di Firenze (AsFi, Mediceo Avanti il Principato, filza 163) ci mette faccia a faccia con una sorta di diario di Piero de’ Medici detto il gottoso che descrive uno dei periodi più difficili e dolorosi per casa Medici. I fatti narrano della morte del grande Cosimo de’ Medici avvenuta l’1 agosto 1464.

La grandezza di tale personaggio sarà coronata, nel giorno seguente alla sua morte, con l’appellativo di pater patriae che i fiorentini gli vollero concedere. Cosimo, superando in tutto il padre Giovanni, aveva avuto la capacità di trasformare il banco mediceo nella banca più ricca del mondo. È noto, oggi come allora, che il denaro è lo strumento fondamentale per il potere. L’altra grande conquista e intuizione di Cosimo fu di riuscire a governare Firenze senza formalmente sovvertire le istituzioni repubblicane. La magnificenza di tale personaggio traspare in modo limpido all’interno delle molteplici lettere di condoglianze che Piero ha ricevuto per la morte del padre. Per nostra fortuna moltissime di queste sono state trascritte interamente nelle pagine della filza in esame.

Dallo studio di questi documenti apprendiamo, inoltre, interessanti aspetti in uso dalle genti di quel tempo in occasione dei funerali. Il registro comincia con l’invocazione di Dio e della Madonna, dei santi Cosimo, Lorenzo, Giuliano e di molti altri nonché dell’intera corte celeste. Piero ci tiene a far sapere che “questo libro e di Piero di Cosimo di Giovanni de Medici chiamasi el libro paonazzo segnato. A insulquale scrivendo si fara mentione di piu cose apartenenti alla proprieta del sopradetto Piero”. Annota pure i giorni di nascita e di morte di uomini illustri di casa Medici.

Fatte queste premesse comincia così: “ricordo che adi primo dagosto 1464 ahore XXI ½ Cosimo di Giovanni daverardo deMedici passo di questa presente vita” (Ivi, c. 2r), probabilmente a causa della gotta poiché, stando a quanto scrive Piero, era “vexato di dolore di giunture benche dognialtro male fusse sano salvo che in questultimo fine della vita sua per spatio dun mese fusse opressato per difecto dorina con alquanta febbre”. Morì all’età di 77 anni e Piero lo descrive come un uomo grande e bello, di molta prudenza e bontà, amato come mai nessuno dal popolo, insomma il cittadino più illustre di Firenze. Era solito fare moltissima elemosina. Uomo stimato da tutti i signori d’Italia e non.

Cosimo ebbe due figli da Contessina de’ Bardi, Giovanni e Piero, mentre Carlo fu il frutto di una relazione extraconiugale con una schiava. Giovanni morì l’anno prima del padre e tale avvenimento fu per Cosimo un colpo durissimo, poiché egli adorava quel suo ragazzo, nonostante la vita di eccessi che questi conduceva. Il pater patriae riponeva in suo figlio Giovanni tutte le ambizioni e il destino del banco nonché dell’intera casa Medici. Piero probabilmente era consapevole di non essere il prediletto, ma il fato decise di affidare a lui, essendo rimasto l’unico figlio legittimo, la guida del casato e della banca più ricca del mondo. Di Cosimo, infatti, non si ha alcun testamento e Piero ci dice che venne seppellito il giorno seguente alla sua morte nella Basilica di San Lorenzo, nella sepoltura davanti da lui voluta “senzalcuna honoranza oponpa funebre”. Con le sue ultime parole richiese la presenza, durante le esequie, dei preti e dei canonici di san Lorenzo, dei frati di san Marco e di quelli della Badia di Fiesole; dispose, infine, le elemosine che dovevano farsi.

Piero da figlio devoto eseguì quanto richiesto dal padre, come si evince dalle seguenti parole: “volendo io satisfare al debito filiale verso la pieta paterna fece fare quanto si richiedeva et era conveniente achi restava et ordinai le elemosine et ufficij che nel presente libro seguiranno”.

Per i funerali, secondo l’usanza, si è procurato di vestire tutta la famiglia compresa la servitù. Piero appunta la spesa effettuata per gli abiti, indicando nome e costo. Da segnalare sono: Piero stesso, Pierfrancesco di Lorenzo, Lorenzo e Giuliano di Piero, Carlo di Cosimo, Nicodemo segretario, mastro Mariotto di Niccolò medico di casa, Francesco di Giovanni Fracassini fattore di Cafaggiolo. Anche le donne furono vestite per l’occasione e tra queste: madonna Contessina (la vedova) che, oltre al panno per le vesti, ebbe otto veli e due sciugatoi, Lucrezia Tornabuoni moglie di Piero, Bianca e Nannina figlie di Piero, Ginevra degli Alessandri moglie del defunto Giovanni (fratello di Piero), e moltissime altre donne sia cameriere sia schiave per una spesa complessiva di centinaia di fiorini.

Il 2 agosto si celebrarono le esequie presso la Basilica di San Lorenzo così come in molti altri luoghi, il tutto a suffragio dell’anima di Cosimo. Piero, con dovizia di particolari, appunta il costo di ogni servizio. Oltre al servizio del 2 agosto presso san Lorenzo, il Capitolo, dal 3 agosto, fece otto giorni continui di commiato con trenta messe al giorno, che per otto giorni sono un totale di 240 messe. Dall’11 agosto fino all’11 settembre si celebrò una messa al giorno per un totale di trenta servizi. Nello stesso periodo i frati della Basilica di San Marco, quelli della Badia di Fiesole e quelli dell’Osservanza di San Francesco nel bosco del Mugello fecero lo stesso.

Piero infine, ovviamente dietro compenso, pregò dieci luoghi sacri affinché tenessero conto di officiare una messa al mese, per un anno, in suffragio dell’anima paterna. A San Lorenzo però, nella chiesa di famiglia, si celebrò, per un anno, messa tutti i mercoledì (giorno in cui Cosimo morì) e ogni primo venerdì del mese. In tutti gli altri luoghi si celebrava solamente il mercoledì di ogni mese.

Anche le compagnie dei Medici sparse per l’Europa (Roma, Venezia, Milano, Bruges, Ginevra, Londra, Avignone) fecero celebrare delle messe a suffragio dell’anima di Cosimo nel giorno di mercoledì.

Moltissime elemosine furono elargite, si ricordano tredici istituti religiosi femminili, i frati di Santo Spirito, Santa Croce, Santa Maria Novella, Santa Maria del Fiore, san Barnaba, san Pietro del Morrone, san Francesco a San Miniato al Monte, san Domenico da Fiesole e moltissimi altri che ebbero pietanze e denaro. Piero ha provveduto anche a costituire doti per permettere a delle povere fanciulle di sposarsi; pagò debiti a molti uomini liberandoli così dalla detenzione. Si potrebbe dunque affermare che, per alcuni, la morte di Cosimo fu quasi una manna dal cielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Autore articolo: Davide Alessandra, laureato in giurisprudenza e studente di archivistica, paleografia e diplomatica presso la scuola dell’Archivio di Stato di Palermo, è autore de “L’eredità di Giovan Luca Barberi (1523-1579)” in Archivio Storico per la Sicilia Orientale, edito da FrancoAngeli.

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