La flotta granducale verso l’Unità

A partire dalla fine del Seicento, la flotta granducale va in contro ad un progressivo ridimensionamento.

Il Granducato di Toscana, dopo la Battaglia di Lepanto, poteva contare su 12 galere sottili, 2 galeazze, 2 galeoni d’alto bordo, 6 piccole fregate, 2 brigantini e diverse navi da trasporto, con 200 pezzi d’artiglieria, 900 marinai, 100 cavalieri di Santo Stefano e 2.500 rematori. Sul finire del secolo tale flotta era ridotta a 6 galere e 2 galeazze. Il problema era dovuto ai costi davvero troppo elevati per lo stato mediceo. Per finanziare e amministrare la flotta, Cosimo I de’ Medici aveva creato un ordine religioso-militare, l’Ordine di Santo Stefano, e la marina toscana si identificava quindi con quella dell’Ordine, ma i problemi economici restarono. Così il tentativo avviato da Ferdinando I di proiettare il Granducato oltreoceano, s’appassì alla morte del granduca finché, nel 1647, tre delle sei galere in possesso furono vendute alla Francia e quelle in servizio furono ridotte a due, sempre per diminuire le spese di manutenzione. Quando nel 1737 gli Asburgo-Lorena acquisirono il trono toscano, le vecchie galere medicee furono distrutte perché ormai logore. Egual cosa si dica per la marina commerciale che, nel corso del Seicento, disparve mentre i traffici vennero affidati prevalentemente a navi mercantili inglesi.

Fu il primo sovrano lorense, Francesco III, a rilanciare la flotta commerciale, tanto che nel 1762 si contavano 155 navi battenti bandiera toscana per un totale di 17.432 tonnellate, tuttavia i problemi finanziari si ripresentarono e nel 1787 le navi erano scese a 18 per 2.916 tonnellate. A quella data dunque la flotta mercantile del Granducato rappresentava ormai meno dell’1% del tonnellaggio complessivo delle marine degli stati italiani. Proprio Francesco III aveva tentato di avviare regolari rapporti commerciali tra Livorno e l’Oriente, promuovendo nel 1749 la Compagnia Orientale di Livorno, ma tutto si risolse in un nulla di fatto. Continuava ad essere più vantaggioso servirsi per la pesca come per il commercio, di navi mercantili straniere, soprattutto inglesi ma anche olandesi e francesi. In queste condizioni uno sviluppo della marina toscana aveva ben poche possibilità di realizzarsi. Così anche nel corso dell’Ottocento, acquisiti l’Elba e lo Stato dei Presidi, e più tardi pure Viareggio, la marina del Granducato di Toscana restò aggrappata a scarni numeri.

Per combattere i barbareschi, Ferdinando III comprò una galeotta ed un felucone cui successivamente si aggiunsero una decina di piccole imbarcazioni da guerra, ma appena stipulati accordi con le reggenze nordafricane, anche questo debole nucleo viene demolito. Verso il 1840 la flotta militare era composta solo da tre spronare, da 13,5 tonnellate con 8 remi e 10 marinai d’equipaggio, scarse di artiglieria, e da una goletta da 74 tonnellate destinata a funzioni di guardaporto a Livorno. Leggermente diverso erano le condizioni della flotta mercantile: nel 1835 erano apparsi i piroscafi Leopoldo II e Maria Antonietta, da 120 cavalli, affiancati poi dai più piccoli Romolo e Etrusco, da 60 cavalli, impiegati sulle rotte fra Livorno, Genova, Napoli e Marsiglia. Nel 1846 poi a Livorno si varò anche un battello a vapore per il cabotaggio interno, il Giglio, di 250 tonnellate. L’imbarcazione fu il fiore all’occhiello della piccola marina toscana ma fu adibito essenzialmente al servizio postale, passeggeri e merci fra Livorno, le isole dell’arcipelago toscano e l’Argentario.

Al 1850 si contavano oltre settecento piccole navi mercantili, scarsamente armate e impiegate nel commercio interno, per un totale di 31.349,39 tonnellate, in uno stato che continuava a disporre di un solo porto marittimo, con una perdita annua di tredici bastimenti, per vendita, ed oltre dieci per naufragio.

La Marina del Regno d’Italia nacque ufficialmente il 17 novembre del 1860 con Regio Decreto n. 4419 e la sua flotta era costituita da 106 imbarcazioni di cui 54 sarde, 46 napoletane, 3 toscane e 3 pontificie. Tra esse c’era pure il Giglio, classificato “rimorchiatore a ruote”.

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: F. Mineccia, Per una storia della marina granducale toscana in età moderna (secoli XVI-XVIII); S. Romiti, Le marine militari italiane nel Risorgimento (1748-1861); Attilio Zuccagni-Orlandini, Ricerche Statistiche sul Granducato di Toscana; A. Battaglia, Il Risorgimento sul mare: la campagna navale del 1860-1861

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