Lance Spezzate e Cavalleggeri del Papa

La Guardia Nobile del Corpo fu creata da Pio VII l’11 maggio 1801 facendovi affluire la Guardia dei Cavalleggieri e le Lance Spezzate soppresse 16 febbraio del 1798 in ragione dell’occupazione francese di Roma. Queste due unità dunque furono le più antiche dello Stato Pontificio col compito di scorta personale per il pontefice.

La Guardia dei Cavalleggeri fu istituita da papa Innocenzo VIII nel 1485 ed era composta dai cadetti delle famiglie nobili, soldati scelti per origini, presenza, costumi e fama. Pure Andrea Doria, in giovane età, ve ne fece parte.

I cavalieri membri erano armati alla leggera, con spada e lancia sormontata da una piccola bandiera dei colori della Chiesa. Il loro compito era quello di mantenere in pianta stabile, nell’anticamera del papa, un manipolo di dieci uomini affinché il pontefice fosse sempre protetto. Dovevano poi accompagnare il papa nelle uscite per la città, nelle cerimonie solenni e nei viaggi. Quando Leone X, nel 1513, s’insediò al Laterano, infatti, furono loro ad aprire il corteo con duecento uomini a cavallo armati di lance, “equites levis armaturae”. C’erano però anche nel 1571 all’ingresso di Marcantonio Colonna di ritorno da Lepanto, seguendo il condottiero.

In Relazione della corte di Roma, di Lunadoro, si apprende che nel 1646 c’erano due compagnie di cavalleggeri, composte ciascuna da cinquanta individui. I due capitani e gli alfieri erano nominati dal pontefice con un breve apostolico e tutti erano pagati con emolumenti e mance. Si apprende pure che tali cavalieri, in numero di dodici, erano continuamente di guardia al Palazzo Apostolico.

Ebbero sede in un palazzo che diede il nome a Porta Cavalleggeri e scuderie al Vaticano ed al Quirinale. Nei giorni del Sacco di Roma, posto papa Clemente VII al sicuro a Castel Sant’Angelo, furono tutti trucidati dai saccheggiatori.

Non dissimile fu il compito delle Lance Spezzate, denominazione attribuita comunemente ai Cavalieri della Guardia di Nostro Signore nel XVI secolo. Parliamo di un corpo militare istituito, sotto Paolo IV, nel 1555, dal Senato romano, che volle assegnare cento nobili alla difesa del papa. Questi cavalieri servivano di guardia immediata al pontefice scortandolo nel Palazzo Apostolico e nelle Cappelle. Qui essi chiudevano l’avanzata del Santo Padre, mentre nelle cavalcate lo circondavano in groppa ai loro destrieri. Tutti i giorni, poi, rimanevano di guardia nell’anticamera durante le udienze.

Alcuni studiosi credettero che il loro nome derivasse dalle lance da loro spezzate ai nemici sui campi di battaglia, ma la realtà è che “lancia spezzata” si riferisce all’esito positivo e ambito di un tipico esercizio al bersaglio: la quintana. In questo gioco le lance si spezzano come effetto dei colpi andati a segno contro un fantoccio. Si trattava dunque di lancieri scelti mediante la prova del bersaglio con la quintana, del resto Tommaso Grossi, in Marco Visconti, parla così del torneo: “Nel vasto campo che rimaneva aperto in mezzo allo steccato, stava impostata su di una colonna una mezza figura di un guerriero armato, con lo scudo sul braccio sinistro e una grossa e salda lancia dritta, e contro quella figura andava a percuotere chiunque, avendo un cavallo ai suoi comandi, aveva vaghezza di far prova di sè, il che si chiamava correre la quintana, ed anche correre il saracino, dacchè il fantoccio si cominciò a formare e a vestire a foggia di mori. Era a quei tempi e fu ancora per vari secoli una festa popolare e una scuola d’armi insieme, nella quale s’avvezzavano i giovani a ferire fra le quattro membra, come si diceva, vale a dire nel petto e nella testa dell’avversario, che erano i soli colpi tenuti buoni e leali. Le lance per chi voleva provarsi, venivano somministrate dai giudici della quintana, ed eran tutte della stessa lunghezza e grossezza; e chi ne rompeva un maggior numero, e chi faceva miglior colpo veniva gridato vincitore. Ma il bello era quanto il fantoccio non si colpiva giusto; che scattava una molla, e per via di certi ingegni e contrappesi nascosti, si volgeva violentemente s’un perno, menando legnate da orbi, all’inesperto feritore”.

I Cavalieri della Guardia di Nostro Signore vestivano d’abito nero, avevano spada ed un bastone d’ebano, lungo quattro palmi e sormontato da un pomo d’avorio.

Decaddero sotto Clemente VIII, quando se ne contavano appena due, ma verso la metà del Seicento tornarono a rappresentare una onorificenza ambita tra i nobili romani. Furono allora riformate nel numero di dodici e poste alle dipendenze del maggiordomo e del maestro di camera. Ormai le loro funzioni erano profondamente mutate, di fatti, il 18 novembre 1758, in occasione della cavalcata cittadina di insediamento di Clemente XIII, erano ben lontani dal pontefice e seguivano i cavalleggeri “vestiti con armatura di acciaro assai vaga, due de quali sempre invigilavano per la buona ordinanza di essa cavalcata…” (Diario di Roma, 1758). Erano considerati Camerieri Segreti di Spada e Cappa, cioè nobili laici con funzione di camerieri incaricati dell’anticamera d’onore, che conduceva alla sala del trono, ove il papa riceveva in udienza pubblica.

L’ultima nomina fu quella di Girolamo Colonna, creato lancia spezzata da Clemente XIV nel 1796, poi furono soppresse, come i Cavalleggieri, il 16 febbraio del 1798.

 

 

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra

Bibliografia: V. Canale, La Guardia Nobile del Corpo di Sua Santità nel primo secolo di vita; F. Frezza, Dei camerieri segreti e d’onore del Sommo Pontefice; G. Moroni, Dizionario Di Erudizione Storico-Ecclesiastica

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