Baliano di Ibelin e la caduta di Gerusalemme

Il 2 ottobre 1187, Gerusalemme si consegnava a Saladino ed al suo esercito. La Città Santa cadeva ai suoi piedi, conquistata dai musulmani dopo ottantotto anni di dominio cristiano. Fu l’inevitabile conseguenza della sconfitta di Hattin, tre mesi prima, quando fu catturato anche re Guido di Lusignano. Quella battaglia aveva lasciato Gerusalemme indifesa, tutti i cavalieri, compresi i Templari e gli Ospedalieri, erano stati chiamati alla battaglia, lasciando donne, bambini, vecchi e infermi a Gerusalemme. E tuttavia Gerusalemme non si arrese senza combattere fino alla fine.

In cambio della resa immediata, Saladino propose ai civili di dar loro salve la vita, la pace, le proprietà, ma questi anonimi cristiani di Gerusalemme, pur senza la protezione degli esperti uomini d’armi, non accettarono alcuna capitolazione. Saladino allora concesse loro sei mesi di tempo per abbandonare a lui Gerusalemme, ma ancora essi rifiutarono. Preferirono il martirio alla sottomissione ai musulmani.

Gerusalemme resistette per otto giorni, sprovvista di cavalieri, armi e munizioni.

Importante fu il supporti del barone Baliano di Ibelin, eroe di Montgisard con Baldovino IV, uno dei pochi che erano riusciti a fuggire da Hattin. Avrebbe dovuto in realtà occuparsi solo di gestire un sicuro salvacondotto per i civili di Gerusalemme, come pattuito con Saladino, ma arrivato in città la popolazione lo supplicò d’assumere il comando delle difese. Così fece, consapevole così di condannare a morte sua moglie ed i suoi figli, lasciati a Tiro per volere di Saladino.

Baliano di Ibelin era il solo cavaliere in tutta Gerusalemme. Individuò ottanta giovani e con loro, senza cibo, senza acqua né munizioni, improvvisò quella eroica difesa.

Dopo cinque giorni di assalti, Saladino non aveva ottenuto che morti. Tutti i suoi sforzi sembravano futili. Schierò allora le truppe all’angolo nord-est della città e affidò lavori di scavo ai suoi zappatori. Costoro, nel giro di tre giorni, riuscirono a sterrare una galleria sotto le mura di Gerusalemme ed il 29 settembre una parte di esse crollò. I cristiani, immolandosi, riuscirono a respingere gli assalti tentati attraverso quella breccia, ma a sera, fu a tutti chiaro che la città non era più difendibile.

All’alba del 30 settembre, i rimanenti abitanti di Gerusalemme s’affidarono ancora a Baliano di Ibelin per parlamentare. Saladino però respinse ogni trattativa. La città era già in suo possesso e quella gente aveva disdegnato ogni sua generosa proposta di resa. Baliano di Ibelin replicò che allora i cristiani avrebbero continuato la resistenza per portare più nemici possibili con sé alla morte. Saladino allora acconsentì di risparmiare la vita ai civili, esigendo però denaro per ognuno di loro. Dopo molte contrattazioni, fu deciso che ogni uomo avrebbe dovuto pagare 10 denari, ogni donna 5 e ogni bambino 2. Quelli che non avrebbero potuto pagare sarebbero diventati schiavi. Dopo un estenuante negoziazione, il Sultano accettò un pagamento forfettario di 30.000 denari per tutti i cristiani che non avevano possibilità di riscatto. La cifra fu pagata dai cavalieri dell’Ordine Ospedaliero e tuttavia Saladino non mantenne la promessa perché, dopo i 40 giorni concessi, tornò ad esigere più soldi, così circa 15.000 cristiani furono condannati alla schiavitù. Baliano di Ibelin si offrì al loro posto, ma Saladino rifiutò, accettando solo di liberare 2000 cristiani più del previsto.

Il 18 novembre 1187, quaranta giorni dopo la resa, i cristiani lasciarono Gerusalemme nelle mani dei musulmani. A Baliano fu infine concesso di ricongiungersi con la sua famiglia a Tripoli.

 

Autore articolo: Angelo D’Ambra
Bibliografia: S. Runciman, Storia delle Crociate

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